Calendario

August 2021

Non sono previsti spettacoli per il mese selezionato.

immagine di copertina In cenere i luoghi dei poeti

In cenere i luoghi dei poeti

Visioni
di Gigi Mangia

Finisce in cenere il paesaggio del mediterraneo e finiscono in cenere i luoghi dei poeti. A Pescara il fuoco divora la pineta di Gabriele D’Annunzio, nel Salento gli ulivi del poeta Girolamo Comi. La violenza del fuoco distrugge il paesaggio di Vincenzo Ciardo e la campagna diventa un teatro di fantasmi, di tronchi carbone. Va in fiamme “Zante” la famosa Zacinto del poeta Ugo Foscolo e le fiamme distruggono Olimpia, la città degli dèi e la città dei filosofi Atene.

Quasi tutti gli incendi hanno dietro il vento del dolo. A causa della mancata prevenzione e del non sufficiente impegno della politica, agiscono indisturbati i criminali e la mafia. Prevalgono gli interessi della speculazione, a cui si aggiunge il cambiamento climatico; le alte temperature ne certificano la gravità e, quindi, la necessità di un cambiamento radicale dl comportamento dell’uomo. Brucia il Mediterraneo, avanza la desertificazione della terra.

L’aumento della temperatura porterà a vivere condizioni di vita tropicali nelle città benedette dal Mar Mediterraneo. Non è solo un cambiamento del paesaggio urbano e umano, ma è più ancora una perdita dei valori culturali e sociali, in particolare per il teatro dei luoghi in cui la cultura del vivere fuori è fatta per sentire il piacere della natura.

Non servono più le lacrime, ora è il tempo di cambiare e siamo in ritardo. Dovevamo fermarci prima e non lo abbiamo fatto.

prossimi Appuntamenti

16 ott

Index/Gloria Dorliguzzo With Butchers

Butchers

17 ott

Compagnia Xe

Figura Figura

18 ott

Annamaria De Filippi Compagnia Elektra

Trans

immagine di copertina Diventa odio l’amore, quando a nutrirlo è il suo peccato.

Diventa odio l’amore, quando a nutrirlo è il suo peccato.

Critica
di Annarita Risola

In questa calda sera d’estate del 9 Luglio 2021, l’ortale del Teatro Koreja, ospita “Casalabate1492”. In scena Carlo Durante e Fernando Blasi, noto ai più come Nandu Popu, il cantante dei Sud Sound System; la regia è di Salvatore Tramacere. Gli attori camminano lentamente sul proscenio, l’uno alla destra, l’altro alla sinistra, accompagnati dal canto liturgico dell’Ave Maria e dal suono di un organo, fino a giungere alla ribalta.  E mentre le preghiere in latino fanno da bordone, iniziano i loro racconti di bambini. Quello seduto sul cavalluccio rosso legge storie tratte da “La crociata dei bambini” di Marcel Schwob, parla di “fanciulli selvatici e ignoranti”, mentre l’altro ha in mano una canna da pesca e i fanciulli di cui parla, sono figli di un abate e una badessa. La loro era una storia d’amore è come tante altre, ma a differenza delle altre, è proibita. La casa dell’abate, Casalabate appunto, è il luogo dei loro incontri segreti, ma anche di paludi e di malaria.

Negli anni’70 si bonificò la zona, dando il via a quello scriteriato e spasmodico abusivismo edilizio che avrebbe invaso la costa. Popu indossa gli occhiali da bravo narratore e di tanto in tanto col dito segue le parole, come se la chironomia potesse sottolinearle. “Nutrito dai pensieri…” In quel viaggio a ritroso nel tempo, riaffiorano i ricordi e rivede quei quattro “menati” del paese, quelle persone scartate, emarginate dalla società, che improvvisamente diventano a tutti gli effetti malavitosi, “malandrini”. Ed ecco ritornare in quei luoghi, in quel bar dove la bella del paese, detta Naomi Campbell, era sempre scortata dai suoi body guard, alla rotonda vicino il mare, dove suonavano la canzone di Fred Bongusto. Bella Casalabate, bella quasi come Venezia, pensava Nandu, bella anche quando ci si riuniva per preparare le conserve di salsa, perché era un modo per stare insieme e fare festa. Le case erano così vicine al mare che diventavano verdi per l’umidità tanto che alla fine, molti villeggianti, decidevano di tinteggiarle dello stesso colore verde, per risparmiare un pò di pittura e di fatica, come il suo amico Angelo detto il “Bue”, che ogni anno incontrava puntualmente, con secchio e pennello. “Ma noi eravamo fortunati”, dice Nandu, “perché potevamo giocare, loro no, dovevano lavorare e ci invidiavano”. Intanto il nodo della corda che tiene stretta la plastica al centro del proscenio, viene piano piano sciolto, rivelando un grosso ippopotamo azzurro (notevole il lavoro eseguito in cartapesta dal maestro Deni Bianco). Ecco… da qui il soprannome di Nandu…Popu, ippopotamo, appunto. Continuano le letture che esaltano la purezza dei bambini. Ma di quella bellezza la badessa e l’abate ne sfruttavano ogni risorsa. Quei figli, nati nel peccato, dovevano pur mangiare. Per farlo dovevano lavorare e come tradizione biblica vuole, coltivavano la vigna e ne vendevano i suoi frutti, in cambio di olio, agli abitanti della non troppo distante Otranto. Nessuno credeva che quelle 18 creature, si dice tutti maschi, fossero i loro figli. Preferivano pensarli figli delle streghe, le cosiddette “striare”. Ma un giorno scapparono e andarono nella vicina Trepuzzi, accolti dai pastori e non fecero mai più ritorno, perché l’odio si nutre del peccato. Gira la giostra e Patty Pravo canta “ragazzo triste”. Sognano ancora i bambini di diventare grandi, Popu avrebbe voluto fare il ciclista-pescatore e osservare il mondo da quello scoglio, ma in compagnia, perché non bisognerebbe mai stare da soli. Poi la giostra si ferma, “stanno arrivando i contrabbandieri” e inizia a raccogliere la lenza. Ecco giunto uno Yacht, pieno di stecche di Philiph Morris, si attende la notte per scaricarle e tutti aiutano a farlo, soprattutto i bambini che con le loro manine riescono ad infilarle dappertutto nella macchina. In cambio, anche loro riceveranno qualche stecca, da regalare agli adulti come un trofeo. Una stecca anche a Sartana, il cantante che Popu da bambino guardava con ammirazione mentre cantava “Marina”. Dormiva in macchina, quella notte, era ubriaco, la moglie lo aveva lasciato. Morì bruciato in quella macchina, divenuta ormai la sua casa. Con questo triste ricordo, si chiude lo spettacolo, una testimonianza di un’epoca non troppo lontana, di una mentalità del sopruso non ancora del tutto sradicata. Un bene continuare a parlarne, far emergere il brutto e trasformarlo in bello e, molto semplicemente, aiutare le nuove generazioni a non commettere gli stessi errori. Popu utilizza la favola e un linguaggio semplice e chiaro, ben consapevole che le parole, anche se non recitate come un attore consumato, riescono a fare breccia, si sedimentano e, seppur lentamente, trasformano le menti. Anche questo è il nobile scopo del teatro, educare attraverso il racconto.

prossimi Appuntamenti

16 ott

Index/Gloria Dorliguzzo With Butchers

Butchers

17 ott

Compagnia Xe

Figura Figura

18 ott

Annamaria De Filippi Compagnia Elektra

Trans

immagine di copertina Giù la mascher(in)a!

Giù la mascher(in)a!

Visioni
di Gigi Mangia

Per il teatro sta finendo il tempo di comunicare i sentimenti con gli occhi.

Potremo ricominciare a dirci ciao sorridendo.

È il tempo di costruire a piene mani il sociale con la cultura, attraverso la promozione e la partecipazione.

prossimi Appuntamenti

16 ott

Index/Gloria Dorliguzzo With Butchers

Butchers

17 ott

Compagnia Xe

Figura Figura

18 ott

Annamaria De Filippi Compagnia Elektra

Trans

immagine di copertina Corpi vuoti

Corpi vuoti

Visioni
di Gigi Mangia

Il 19 giugno è stata la giornata nazionale del rifugiato. Sono 82.500.000 di persone i corpi vuoti senza diritti. Persone in marcia che lottano per avere pane, per avere una casa, per avere lavoro, per avere istruzione. Sono persone nella storia, che non hanno attenzione, ma la storia non può dimenticare e per il teatro sono sempre una storia da raccontare.

prossimi Appuntamenti

16 ott

Index/Gloria Dorliguzzo With Butchers

Butchers

17 ott

Compagnia Xe

Figura Figura

18 ott

Annamaria De Filippi Compagnia Elektra

Trans

immagine di copertina C’è un giardino chiaro

C’è un giardino chiaro

Visioni
di Gigi Mangia

Per vincere la pandemia, il Teatro Koreja ha avuto coraggio e non è stato facile. Ci sono stati mesi di lavoro invisibili.  Senza il pubblico il teatro è vuoto, la creatività è congelata, le parole sono assenti e lo sguardo è sospeso. Un solo pensiero ha armato la fiducia di Koreja, quello di resistere e avere coraggio. Il coraggio, infatti, ha cambiato il teatro. L’ortale con i suoi alberi di limone, è uno spazio nuovo per fare teatro all’aperto, sotto il cielo a fasce blu, quando la luna è lontana, assente, nelle notti d’estate. Il teatro fuori è quello dell’aria, dei profumi e dei sapori. È il teatro in cui partecipano le ombre e le orecchie o il naso, fanno più degli occhi. Sentire ed ascoltare è bello, perché vuol dire partecipare, essere coinvolti dal teatro.

Il teatro dei luoghi non è quello degli stucchi e dei velluti rossi, è il teatro che vive della forza profonda del “genio” del paesaggio della terra.

“C’è un giardino chiaro, fra mura basse,

di erba secca e di luce, che cuoce adagio

la sua terra.È una luce che sa di mare.

Tu respiri quell’erba”.

Da Estate di Cesare Pavese

prossimi Appuntamenti

16 ott

Index/Gloria Dorliguzzo With Butchers

Butchers

17 ott

Compagnia Xe

Figura Figura

18 ott

Annamaria De Filippi Compagnia Elektra

Trans

immagine di copertina Vivere fuori

Vivere fuori

Visioni
di Gigi Mangia

Il Teatro dei Luoghi è il Teatro del vivere fuori, dell’incontro e del ritorno del tempo nella memoria dei luoghi e dei volti, conosciuti e non dimenticati. È il teatro dei borghi, dei cortili e delle piazze, dove l’arte rinnova la terra e risveglia la partecipazione sociale. Il teatro riempie il tempo, la musica, la poesia, lo spettacolo, cancellano il buio profondo, a volte profondo come un oceano.

Il teatro dei luoghi affascina i corpi, quando mette la storia nel piatto e i profumi dei vini nel palato. Il teatro dei luoghi, nel Salento, si vive di notte ma comincia al “mattino”:

La finestra socchiusa contiene un volto
sopra il campo del mare. I capelli vaghi
accompagnano il tenero ritmo del mare.

Non ci sono ricordi su questo viso.
Solo un’ombra fuggevole, come di nube.
L’ombra è umida e dolce come la sabbia
di una cavità intatta, sotto il crepuscolo.
Non ci sono ricordi. Solo un sussurro
che è la voce del mare fatta ricordo.

Nel crepuscolo l’acqua molle dell’alba
che s’imbeve di luce, rischiara il viso.
Ogni giorno è un miracolo senza tempo,
sotto il sole: una luce salsa l’impregna
e un sapore di frutto marino vivo.

Non esiste ricordo su questo viso.
Non esiste parola che lo contenga
o accomuni alle cose passate. Ieri,
dalla breve finestra è svanito come
svanirà tra un istante, senza tristezza
né parole umane, sul campo del mare.

( Poesia di Cesare Pavese)

Il teatro dei luoghi è il riscatto della nostra terra, disprezzata in passato, giudicata provincia, definita “affica” in segno di disprezzo dalla cultura degli intellettuali del nord.

Noi, invece, abbiamo creduto nella nostra terra e abbiamo difeso il paesaggio, così abbiamo vinto. Il teatro dei luoghi è oggi forza trainante di un turismo fatto di cultura, tradizione e innovazione, legato ad una terra generosa.

prossimi Appuntamenti

16 ott

Index/Gloria Dorliguzzo With Butchers

Butchers

17 ott

Compagnia Xe

Figura Figura

18 ott

Annamaria De Filippi Compagnia Elektra

Trans

immagine di copertina Il Teatro ricorda Carla Fracci

Il Teatro ricorda Carla Fracci

Visioni
di Gigi Mangia

La storia artistica della danzatrice Carla Fracci, è la storia del teatro italiano nel Mondo.

La vita di Carla Fracci è cominciata in teatro, dove ha danzato da quando era ragazzina; il suo addio al teatro avverrà nel Foyer della scala, mentre i funerali si svolgeranno nella Chiesa di San Marco a Milano.

Ricorderemo la figura di Carla Fracci, il suo corpo elegantissimo, sempre vestita di bianco, la sua eleganza anche quando camminava nelle strade. Carla Fracci è stata il poeta di Euclide, perché la sua arte ha saputo disegnare lo spazio e, soprattutto, ha saputo mettere insieme la musica e la danza, il vedere e il sentire e, soprattutto, ha saputo entusiasmare la felicità della mente.

Carla Fracci rimarrà nella storia del teatro. La morte è fatta del vuoto che causa dolore, porta ad una parola, l’addio, la distanza dal corpo che, però, rimane nella memoria. Il teatro non dimentica, ma ricorda e quindi l’arte non si perde. Carla Fracci rimane nel teatro, ci insegnerà ancora a danzare e, soprattutto, ci insegnerà ad avere entusiasmo per la danza, un disegno ideale dello spazio dove la fantasia volteggia e non si ferma mai.

Foto Archivio Koreja

prossimi Appuntamenti

16 ott

Index/Gloria Dorliguzzo With Butchers

Butchers

17 ott

Compagnia Xe

Figura Figura

18 ott

Annamaria De Filippi Compagnia Elektra

Trans