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Febbraio 2020


04 dic

Teatro dei luoghi >Festival internazionale

Il paesaggio cambiato: dalla ferita alla rinascita

La Puglia tra memoria e futuro: la bellezza che resiste> teatro dei luoghi festival internazionale

L’olio nuovo della rinascita

Teatro Koreja in collaborazione con Potenziali Evocati Multimediali

X di Xylella , Bibbia e Alberi Sacri


06 dic


07 dic

Teatro Koreja

MODUGNO, PRIMA DI VOLARE


08 dic

Teatro La Baracca Testoni Ragazzi

L’ELEFANTINO


18 dic

Crisitina Kristal Rizzo/ Diana Anselmo

MONUMENTUM DA


20 dic

Federica Rosellini

IVAN E I CANI


21 dic

Teatro Koreja in collaborazione con Babilonia Teatri

ESSERE O NON ESSERE

immagine di copertina Parlare di migrazione è pop

Parlare di migrazione è pop

Visioni
di Eleonora Tricarico

Con i soliti termini, con le consuete frasi fatte, con i ragionamenti (il)logici che filano a pennello.

Quanta complessità in questo argomento che abbraccia un mondo intero e che, la maggior parte delle volte, è proprio di più abbracci sinceri che ha bisogno. Il tema della migrazione divide: una sola parola interpretata diversamente fa smuovere gli animi assopiti nel proprio angolino, per il gusto di dire qualcosa, ecco tutto.

Su questo delicato tema, però, dovremmo essere tutti un po’ meno in: meno intolleranti e meno indignati, puntare di più sui propri forse. Forse dovremmo  evitare di cadere in sterili dialoghi, forse dovremmo porre a noi stessi delle domande diverse. Forse.

Un errore condiviso in un mare di disinformazioni ed ecco perché sul tema della migrazione necessitiamo tutti di meno punti di vista ma di più visioni di qualità.

Confondere i principi dell’accoglienza e i diritti umani con un’ideologia politica è il primo errore che si compie prima di cadere nell’insana retorica, seguito da quell’inconsistente consapevolezza che ci sia una scala di degni. Chi si merita una bella vita e chi no. Ed è proprio qui che dovremmo ricominciare a costruire un pensiero laterale, attraverso gli strumenti giusti, quelli che non limitano, ma spalancano.

Inquesto mare enorme di distorsioni che da tempo una certa narrazione del fenomeno sta inoculando nella nostra Penisola, ciò che dovrebbe veramente affondare è l’ignoranza di chi chiude. Braccia, porti e menti.

Ed è qui che
subentra il teatro, con la sua educazione e con la sua cultura: ci siamo
occupati spesso di migrazioni proponendo una concreta opportunità per misurarsi
con questa tematica, per smontare le proprie certezze e ricostruire alternative
convinzioni. E fra pochi giorni abbiamo in cartellone Mario e Saleh, lo
spettacolo scritto, diretto e interpretato da Saverio La Ruina con Chadli
Aloui. Il rapporto tra i due attori sul palco costruisce un ottimo trampolino
di lancio su cui riflettere. Scoprire un’umanità nell’altro, non è poi così
difficile ed impossibile farlo, e Saverio La Ruina ci aiuta proprio in questo. Una
nuova narrazione è possibile, quello di cui abbiamo più bisogno è solo più
delicatezza e attenzione.

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