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November 2020

Non sono previsti spettacoli per il mese selezionato.

immagine di copertina La contemporaneità nel nome di Ovidio

La contemporaneità nel nome di Ovidio

Visioni
di Gigi Mangia

È la forza del teatro quella che carica l’energia e la potenza espressiva delle attrici, fior fiore di giovani donne. Le Eroidi, fanno parte delle opere giovanili di Ovidio e furono pubblicate tra il 20 o il 2 a.c. Il poeta tratta il tema dell’amore, insolito in poesia, ma non per lui, che approfondirà nelle Metamorfosi il tema dell’amore e la figura femminile nel regno dei Celesti.

La magia della narrazione

Il teatro è la magia della narrazione e anche il potere di liberare le parole dal tempo e di far loro attraversare valori e significati. Le attrici si muovono sul palco spinte dal messaggio di Ovidio, nella libertà nell’arte. Ognuna di loro, disegna tratti di femminilità in lotta nella storia.

L’urlo “è solo” più volte ripetuto, è come la forza di un martello e serve a loro ad aprire un varco nel regno dei Celesti in cui mappare i torti, le violenze e il dolore subiti, per poi indicare l’affrancamento delle donne dal modello maschile dell’eroe potente e vincente, scrivendo la lotta con l’inchiostro della libertà.

Il ritmo della recitazione e l’alternarsi delle figure e delle voci declina il filo di una storia tutta al femminile. Le musiche e la “lingua locale” aiutano il racconto ad accendere una luce sulla violenza contro le donne del nostro tempo. Le lettere d’amore, vecchie di 2000 anni, diventano narrazione del conflitto della nostra società e denunciano il ritardo della parità di genere, ancora un traguardo da raggiungere.

Nello spettacolo, c’è ancora pedagogia e forza letteraria. Un poeta che misurò la vita col dolore, suicidandosi, Cesare Pavese ci lasciò una raccomandazione: il poeta, il narratore riescono a meravigliare quando scrivono e parlano dei luoghi e delle persone che conoscono. Così, anche le parole di Giorgia Cocozza, Angela De Gaetano, Alessandra De Luca, Elisa Morciano, Maria Rosaria Ponzetta, Anđelka Vulić, sono sentite e vissute da donne e artiste, preparate e mature nello spirito e nella lezione indicata dal grande letterato Pavese.

Fior fiore di donne attrici, intorno a voi applausi e un mio 10 e lode. Brave!

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immagine di copertina Giornata mondiale della filosofia

Giornata mondiale della filosofia

19 novembre

Visioni
di Gigi Mangia

Oggi è la giornata mondiale della filosofia, per noi una giornata particolare, esclusiva, perchè amiamo camminare nel pensiero e crediamo nella cultura.

La crisi che stiamo attraversando ha bisogno anche di filosofia per riuscire a scongelare le incognite sul futuro e ha bisogno di più cultura per educare l’uomo ad una nuova socialità, fondata sulla scoperta dei valori dimenticati. Il nostro tempo è quello di un nuovo Rinascimento, che attivi i luoghi del sapere e dell’arte: la scuola, i teatri, le biblioteche, i musei.

Nella giornata della filosofia rinnovo la proposta di riconoscere alle mura urbiche cittadine restaurate, il valore di percorso del pensiero. La città del futuro deve liberarsi dai rumori e ritrovare i luoghi della riflessione.

Lecce è preparata a questo riconoscimento.

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immagine di copertina La scuola digitale italiana

La scuola digitale italiana

Ad oggi, ultima in Europa.

Visioni
di Gigi Mangia

Che la scuola italiana attraversi momenti difficili è noto a tutti, più ancora alle famiglie interessate.

In passato la scuola è stata ignorata dalla politica. Negli anni 2009/2012 i Paesi di Europa hanno fatto grandi investimenti nella scuola, soprattutto introducendo e innovando con le tecnologie digitali. La scuola dei Paesi più importanti è stata facilitata quindi, dal passaggio dal 3G al 4G: un vero rinnovamento, una rivoluzione didattica dell’insegnamento.

Il sistema scuola in Italia

Quegli anni per l’Italia sono stati anni difficili, di dura crisi, erano infatti gli anni dello spread spaventoso a 570 punti e l’Italia era a rischio di fallimento. La crisi fu pagata dalla sanità e dalla scuola con pesantissimi tagli. La nostra scuola così perse il passaggio dal 3G al 4G, ed oggi ne paga le conseguenze. Da noi la didattica a distanza non può essere proficuamente praticata proprio per il ritardo digitale, come l’esperienza ci ha dimostrato, nel pieno della crisi pandemica.

L’Italia è in ritardo

Ancora da noi si parla di edilizia scolastica e non di architettura scolastica, come è avvenuto nei Paesi culturalmente più sviluppati d’Europa. Le nostre scuole, ancora, sono fatte di ampi corridoi con le porte chiuse delle aule, invece di avere spazi aperti (laboratori) attrezzati per favorire lo studio-confronto fra gli studenti e i docenti.

Anche l’amministrazione è vecchia nella sua organizzazione, per fare un solo esempio, le scuole primarie, elementari e medie, compresi i licei classici dipendono dai comuni, mentre i licei scientifici e gli istituti tecnici dipendono dalle province: è questo un ritardo inspiegabile. Io sono fuori dalla scuola dal 2010 e non sono un esperto di didattica a distanza. Mi permetto, però, di far notare che: la didattica a distanza non può essere quella della lezione seguita davanti allo schermo per 40 o 50 minuti dagli studenti, con uno che parla. È difficile mantenere l’attenzione per un tempo così lungo.

Come cambia la scuola

Questa didattica non è a distanza ma semplicemente, è un modo per fare lezione in streaming. La nostra scuola va cambiata e deve essere pensata sul modello di un Paese competitivo come il nostro. Il ritardo è studiato e analizzato dal professor Patrizio Bianchi, nel suo ultimo libro “la scuola allo specchio” pubblicato il 20 Ottobre 2020 dal Mulino.

Tocca alla politica dire quale scuola vuole progettare per il futuro. Si è perso troppo tempo, non è un problema facile, ci vuole un ministro capace e competente per progettare una scuola che sia in grado di declinare le pedagogie più avanzate. Speriamo che la chiusura della scuola, imposta dal presidente Michele Emiliano, duri poco e lo stretto necessario.

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A rischio l’insegnamento della storia

Visioni
di Gigi Mangia

A Samuel Paty, professore di storia in Francia, un suo studente ceceno mussulmano taglia la testa perché ha osato approfondire il ruolo della satira nella storia, affrontando ed illustrando le vignette blasfeme su Maometto. In Italia il quotidiano “La Verità” ha pubblicato in prima pagina l’immagine della testa mozzata, per montare una campagna ideologica contro l’Islamismo in Europa, in particolare in Francia, dove il tema è molto presente e dove l’intera Nazione ha pagato con morti innocenti. La scuola è la palestra della libertà e dell’educazione alla libertà, alla responsabilità e alla comprensione del “diverso”. La storia non può essere soggetta a divieti e a limiti, perché verrebbe meno la sua funzione: quella di conoscere l’uomo e di documentare la sua evoluzione sociale e culturale e soprattutto il potere di usare tutte le forme espressive, a partire dalla lingua, alle arti, alla satira compresa. Il Teatro si è sempre basato sulla conoscenza dell’uomo, manifestandosi come pedagogia di ricerca e approfondimento sociologico della realtà e già solo per questa ragione  non può restare sordo e insensibile a quest’evento. Il punto e il tema, dunque, non sono quelli della denunzia ideologica dell’islamismo radicale ma, piuttosto, la necessità di compiere una battaglia culturale e trovare una strada affinché si riconosca l’importanza della storia come lezione sulla libertà.

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Vivere il respiro

Visioni
di Gigi Mangia

Molto comincia dal vivere il respiro: la vita, la crescita, la salute, il diritto di respirare aria sana, ma anche la paura e la crisi, causata dal Covid 19 e dalla paura del dolore ai polmoni. L’aria si muove. Comincia l’autunno, per noi salentini, la stagione dei venti di scirocco e tramontana, di quelli freddi dei Balcani e della Siberia. È la stagione dei raffreddori e dell’influenza, che favorisce la diffusione del virus quindi il rischio di essere contagiati. Le persone, più ancora gli anziani, hanno paura, si chiudono in casa, vivono l’isolamento come difesa. È una risposta sbagliata. Il respiro è la luce dell’aria da vivere fuori, con gli altri, senza avere paura. L’aria è il bene più universale per tutti, senza distinzione sociale, da vivere nelle relazioni. Il teatro Koreja è aria sociale, accoglienza, casa comune dove partecipare con gli altri agli spettacoli, senza paura. Il Foyer è grande, comodo e ben arieggiato, dove le regole di sicurezza possono essere rispettate e garantite per la tutela della salute di tutti. Il teatro senza pubblico non è teatro, perde il respiro, gli manca la luce dell’aria sana. Strade maestre continua ancora, non si ferma. Dobbiamo tornare a frequentare e partecipare alle iniziative del teatro, vincendo la paura del virus e credendo alla forza della cultura come risposta al piacere di vivere il respiro con gli altri. I venti di autunno del Salento non ci devono fare paura e meno che mai ci devono tenere chiusi nelle nostre case. Tutti in teatro allora.

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Aprire la scuola alla città

Visioni
di Gigi Mangia

L’educazione, la formazione della cittadinanza responsabile, non è un compito solo della scuola, ma di tutta la Polis. Nel 1977, con la chiusura delle scuole speciali, l’Italia faceva l’impegnativa scelta della scuola inclusiva di tutti. Quegli anni furono quelli delle grandi riforme, come la chiusura dei manicomi e la riforma sanitaria nazionale. Questa stagione oggi, sembra avere esaurito tutta la sua spinta sociale innovativa. Il Covid ha accelerato la crisi, limitando i diritti e portando indietro le grandi conquiste sociali, come la mobilità, alla base delle grandi trasformazioni del ‘900, il secolo della nascita dell’Europa dei diritti universali. La crisi ha colpito principalmente la scuola, indebolendo l’educazione, l’istruzione e la formazione di cui oggi abbiamo un grande bisogno. Ce lo chiede il futuro. Da sempre, la scuola, per le famiglie è stata una certezza, ora non lo è più, a partire dall’ orario dell’inizio delle attività. I servizi della mobilità sono in confusione. Le famiglie deluse e disperate. Alla scuola mancano quasi 200 mila insegnanti, di questi, almeno la metà sono supplenti e insegnanti di sostegno per di più viene meno la continuità didattica per i disabili nonostante sia stata riconosciuta da tante Sentenze. Questi docenti non sono specializzati, non sono preparati, non hanno esperienza e sono poco motivati ad insegnare a ragazzi che hanno gravi problemi, dove la motivazione è fondamentale per avere un rapporto socio-affettivo importante. Spesso i disabili sono pluriminorati, perciò il sostegno è più complesso e anche più difficile: serve avere molta esperienza. La scuola dell’inclusione sociale è in ritardo e il prezzo lo pagano i pluriminorati e i poveri delle periferie. La dispersione e l’impoverimento sociale sono due sconfitte che la scuola deve evitare. Nell’ anno scolastico passato, più di 1 milione di studenti è stato fuori dalla scuola compresi 285 mila disabili.
Per superare le diverse difficoltà si dovrebbe favorire un’alleanza fra docenti curriculari e insegnanti di sostegno, fra operatori sociali ed esperti pedagogisti. La scuola deve trovare la forza per aprirsi alla città. Le strade e le piazze dove di trovano le scuole devono essere pedonalizzate, da usare per fare lezioni quando il bel tempo lo consente. La città è una foresta di motivazioni di studio. Le mura, le piazze e le vie sono piene di significati: i nomi di poeti, di statue, di date delle grandi scoperte geografiche, sociali e scientifiche. La città poi è ricca di voci e di suoni dei mestieri che fanno parte della vita di ognuno di noi. Le mura, le facciate dei palazzi, le chiese testimoniano la storia e la grandezza della città. L’architettura rappresenta la trasformazione del paesaggio e il rapporto con la campagna. La scuola deve aprirsi, deve uscire fuori, incontrare la città, valorizzare i luoghi del sapere come i musei e le biblioteche, il cinema e il teatro. La cittadinanza etica e responsabile si impara a scuola ma si costruisce nella Polis. Il rinascimento dell’Italia, comincia a scuola, passa dall’ università e dai centri di ricerca. Il debito che stiamo facendo noi lo pagheranno, però, le nuove generazioni. Non dobbiamo sbagliare e come ci ha insegnato il Presidente della B.C.E. Mario Draghi, c’è un debito cattivo e un debito buono, per questo, questa volta, non possiamo sbagliare.

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immagine di copertina Ricordare il poeta Dante

Ricordare il poeta Dante

Visioni
di Gigi Mangia

Per un teatro come koreja, che vive dello studio dei poeti e lavora ispirando la propria ricerca alle figure dei maestri della letteratura, ricordare nel mese di settembre l’anniversario del settecentesimo anno della morte del poeta Dante non è una ricorrenza da calendario, ma un momento di studio per continuare ad essere teatro di impegno e di confronto con la grande crisi;  un teatro aperto agli interrogativi sociali e culturali del nuovo futuro. Il teatro è la casa dei poeti ed è nato per dare tempo e spazio alla loro voce. Perciò il teatro è luogo di incontro, di partecipazione di ascolto. Dante Alighieri ha studiato l’uomo, le sue debolezze, le paure e i dubbi, la lotta contro il male e il bisogno di avere aiuto, di essere accompagnato nella vita da un maestro per superare quel difficile percorso nel bel mezzo della vita della “selva oscura”. La Divina Commedia è lo specchio della storia dell’uomo nella società senza tempo. In Dante Alighieri la parola si carica di significato e diventa visione. L’immaginazione invece diventa forza e disegna conoscenza, genera ascolto, origina partecipazione. Il sommo poeta, Dante, è senza tempo, il suo ruolo nel teatro è sempre vivo, sempre attuale

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immagine di copertina E come in un concerto risuonan le parole

E come in un concerto risuonan le parole

Critica
di Annarita Risola *

Nella splendida cornice dell’ex Convento dei Teatini, dove basta il
solo sguardo per saziarsi di elegante bellezza, le parole acquistano nuovi
significati. Lo scrittore Stefano Massini nella tiepida serata estiva dell’8
Agosto 2020, nell’ambito del Teatro dei Luoghi fest, ci regala un momento di
riflessione sull’uso, l’abuso e la necessità delle parole, come immediata
possibilità di comunicazione, momento di conoscenza e analisi. Ma oggi, abbiamo
acquisito gli strumenti necessari per comprendere il profondo significato delle
parole?

La verità, perché è da questa parola che parte il primo racconto, è che spesso ci appropriamo della verità, la manipoliamo come plastilina e la trasformiamo nella nostra verità. Così il fatto narrato è alterato, imbellettato, in un fiorire di dettagli tutti nuovi  e inaspettati. Il “ Dizionario Inesistente” si arricchisce via via di nuove parole, tutte coniate dall’autore, perché a lui basta leggere un fatto di cronaca per inventarne una. Un modo spiritoso per non essere ripetitivi, logorroici o noiosi… piuttosto rivoluzionari.

Perché è con le parole che i politici rabboniscono le masse e i poeti rapiscono i cuori… Ecco quindi l’importanza di non farsi manipolare da esse, saperle usare,  e soprattutto conoscerle partendo dalla loro etimologia. Lo scrittore Massini  parla in modo semplice e complesso, utilizzando il fine doppio linguaggio shakespeariano, colto e raffinato, crudo e diretto. Pochi gli elementi in scena: un tavolo in ferro nero e una sedia coordinata con schienale color rosso. Il “ narrattore” Stefano… credo abbia infettato tutti di “ massinite “ cioè quella continua voglia di giocare, come i bambini con i castelli di sabbia,  con le parole…

*Progetto GIOVANI SGUARDI

Annarita Risola è studentessa Corso di Laurea DAMS e Socia fondatrice
Palchetti Laterali Università del Salento

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