Calendario

April 2020


17 mag


23 mag


24 mag

immagine di copertina Racconti a catena

Racconti a catena

storie di stanze in stanze

Visioni
di Emanuela Pisicchio

Il Cantiere dei Piccoli, il laboratorio di Koreja diretto da Emanuela Pisicchio e Giorgia Cocozza, si è ammutinato. A teatro non ci possiamo andare, a casa da soli non è lo stesso. Ma un bambino fermo non ci sa stare. Così sono nati i racconti a catena, piccole storie che viaggiano di stanza in stanza, da una voce all’altra, da un giocattolo all’altro.

Sono racconti condivisi, in cui i giocattoli sono narratori e protagonisti. Tutto nasce all’improvviso e non si sa mai dove si andrà a finire. L’importante è raccontare, l’importante è fermarsi ad ascoltare.

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17 mag

Fabrizio Gifuni

Con il vostro irridente silenzio

23, 24 mag

FORTY!

immagine di copertina Lunatica

Lunatica

Parole scelte del Liceo "Virgilio-Redi" di Lecce

Visioni
di Giulia Falzea

Lunatica è una nuova città. La città del possibile, fondata da donne, sedicenni. È l’approdo in un’isola immaginata, voluta e sperata. È una nuova tappa del viaggio di Ulisse, un capitolo dell’Odissea che non è mai stato scritto, è il desiderio di creare un mondo fantastico nel chiuso della propria stanza. In Lunatica, scrivono Benedetta, Aurora, Martina, Giada, Piera, Irene e Marina la Luna è sulla terra. Si producono in grande quantità sacchetti per cancellare per sempre della terra l’omofobia, il razzismo e quella dannata violenza. I sacchetti danno voce a chi non ce l’ha. In Lunatica tutto il mondo si conoscerà. Finalmente, esplorando ben oltre 5% del mare conosciuto, si troveranno le sirene. In caso di noia, si potrà entrare entrare nei libri per vivere diverse storie d’amore. A scelta si potrà sposare un principe e diventare la lady D del 21°secolo. Alcuni giorni, magari, si può aprire un’erboristeria in cui tutti i prodotti derivano da fiori dei giardini di Lunatica. Questa è una città con due dimensioni, una nel passato e una nel futuro. È una città da cui partire, almeno una volta nella vita e girare il mondo in bicicletta, ma con Jovanotti. Lunatica ha scritto un manuale che ha le risposta a tutte le domande. In Lunatica si producono i musical di Broadway. È stata realizzata una macchina del tempo e dello spazio in modo da poter fotografare ogni paesaggio sulla terra. Quando piove, piove zucchero filato, e le case sono fatte di cioccolata. È stato realizzato  un film che mette insieme tutte le migliori le serie. In Lunatica si può parlare con gli animali e ci sono i migliori detective, scoprono i crimini in dieci minuto. In Lunatica girano indisturbati pronti a fare un balletto Uma Thurman , John Travolta, Audrey Hepburn, Michael Jackson In Lunatica è assolutamente vietato:

               * Aspettare troppo tempo per fare le cose

               * Negatività

               * Avererimpianti

               * Avere pregiudizi

               * Perpetrare le ingiustizie

               * Avere bassa autostima

               * Rimandare

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17 mag

Fabrizio Gifuni

Con il vostro irridente silenzio

23, 24 mag

FORTY!

immagine di copertina Le parole ci cambiano

Le parole ci cambiano

Diario di un laboratorio - settimana cinque

Visioni
di Giorgia Cocozza e Anđelka Vulić

Cari ragazzi,

per alcune settimane ci hanno accompagnato le parole che vi elenco di seguito: lontananza, sguardo, rito, quando, privilegio, famiglia, televisione, finestra, pazienza, futuro, attesa, muri, libertà, domenica, resilienza, ordine, domanda, tavola, equilibrio e prima. Adesso cambiamo un po’ il gioco. Vi concediamo una settimana di tempo per riflettere attorno alla parola bianco. Ma, questa volta, vorremmo che la riflessione vi conducesse alla scelta di un’opera d’arte in cui, a parer vostro, la parola bianco è presente. Bianca come il latte può essere la pelle di una donna o di un bambino; uno sguardo è bianco, forse, quando è limpido, pulito, giovane; il cielo e le nuvole possono essere bianche, cariche di pioggia; bianco, accecante, travolgente può essere il desiderio; bianco è ciò che non si conosce, il futuro o il Paradiso; forse bianca può essere anche la morte… e via dicendo. Trovate quello che per ognuno di voi significa bianco e proponeteci il nome di un’opera d’arte. Anche qui, per opera d’arte si intende ciò che per voi è un’opera d’arte: una scultura, un dipinto, una chiesa, una fotografia… qualsiasi cosa tranne film e musica. Vorremmo che sceglieste opere d’arte che siano “ferme”. Così come, apparentemente, lo siamo noi adesso. Dopo aver scelto, commentate brevemente la vostra decisione; raccontateci perché avete fatto quella scelta. Nello studio del personaggio, per raggiungere la propria personale ed unica interpretazione, un attore può scegliere di lasciarsi ispirare da alcune immagini. Può studiare, ad esempio, la postura del soggetto scelto, o forse il suo sguardo; magari può circondarsi e maneggiare, durante la fase di studio e d’improvvisazione, un oggetto che la figura dipinta possiede; o può prendere in considerazione un’immagine in cui non è l’uomo ad essere rappresentato, bensì un animale, un colore, un luogo reale oppure immaginario. Ad esempio, pensate in quanti modi può essere rappresentato un sentimento!

Buon lavoro! Vi abbracciamo sempre.

Un colore che esprime emozioni.  È simbolo di purezza, castità, ma anche bellezza. Un’opera d’arte che ho scelto e che esprime una bellezza profonda è: “La Pietà” di Michelangelo Buonarroti. In quest’opera troviamo Maria che, con il viso rigato di lacrime, abbraccia il figlio morto. Studio questa statua in religioso silenzio e contemporaneamente la contemplo in tutto il suo splendore.  È statica. Ferma, come lo siamo noi in questo periodo di forte tensione e nel quale la morte aleggia mietendo tante vittime innocenti. Ludovica

Ho scelto quest’opera, “Il falso specchio”, perché riflette un po’ il mio stato d’animo in questo periodo. Infatti mi fa pensare al mio sguardo attraverso la finestra verso un cielo azzurro e pieno di nuvole bianche, che rappresentano la voglia di movimento e di libertà. Il bianco per me è la speranza di ritornare a muoversi liberi in una realtà che ci è stata negata e che quindi è tanto desiderata. Chiara

Il bianco è purezza,
è verità, è rarità. L’opera d’arte che ho scelto è “La ragazza con
l’orecchino di perla”. Il volto di lei è intriso di luce bianca e mostra
una rara bellezza, mostra la purezza e l’innocente languidezza (sguardo
assorto). Lo sfondo scuro mette ancora più in risalto il volto chiaro della
ragazza che è ferma, come noi d’altro canto, che aspettiamo speranzosi, un po’
nostalgici, po’ in bilico. Emma

Questa immagine
infonde in me una sensazione come di tranquillità, di sazietà d’animo. Nessun
rumore solo l’acqua scorrere e gli uccelli cantare. Le nuvole che viaggiano
leggere nel cielo e i raggi del sole che illuminano dolcemente tutto quanto.
Tutto questo per me è ciò che rappresenta meglio il colore “Bianco”.
Antonio

L’uomo non si volta neppure.
Continua a fissare il mare. Silenzio. Di tanto in tanto intinge il
pennello in una tazza di rame e abbozza sulla tela pochi tratti leggeri.
Le setole del pennello lasciano dietro di sé l’ombra di una pallidissima
oscurità che il vento immediatamente asciuga riportando a galla il bianco
di prima. Giovanna

Il bianco è la base di tutto, è un legame. In questo dipinto due persone vengono avvolte da questo legame, invisibile agli occhi ma che in realtà è presente. Esso ci accompagna costantemente e, nel momento giusto, ci lega a qualcosa o qualcuno, sempre. Ha una storia piena di segreti. A volte nemmeno ci accorgiamo di questo legame; spesso lo ignoriamo, ma esso non ignorerà mai noi. Noi, consapevoli del legame, ma non della sua presenza. Giulia M.

Cos’è il bianco? È
la domanda più frequente che mi sono fatto in questi giorni, può essere tutto o
niente credo che dipenda da chi lo vede. L’opera che ho scelto per
rappresentare questo concetto è “Paesaggio” di Joan Mirò che
rappresenta l’importanza del bianco in questo mondo pieno di colori. Infatti, se
nessuno avesse dipinto la tela di bianco, nessuno si sarebbe accorto di quel
piccolo puntino blu che, proprio attraverso il bianco, diventa importantissimo
nel quadro, quasi come un punto di riferimento nella leggerezza del bianco che
in questo caso rende tutto più grande e importante. Valerio

Ho questa foto
salvata sulla galleria del mio cellulare da tantissimo tempo. Anche dopo aver
visto molte opere d’arte, non sono riuscita a staccare il mio pensiero da
questa foto. È un bianco diverso da quello che vedo nelle altre foto. Questo
bianco mi illumina gli occhi quando lo vedo. Questa immagine mi trasmette
quiete, serenità, mi sembra limpida, pura e trasparente. Quando la guardo mi
sento come se nell’immagine ci fossi anch’io, dimentico di essere davanti allo
schermo di un cellulare. Quando la guardo è come se fossi avvolta dalla luce.
Giulia C.

In questo dipinto, “Gli
amanti” di Magritte, si può percepire un senso di impossibilità. Un
raggiungimento che non accade, un’attesa continuamente delusa. Al centro del
quadro ci sono infatti due amanti intenti a baciarsi, ma questo bacio è
destinato a rimanere sospeso. Infatti, i due soggetti non sono riconoscibili e
un lenzuolo bianco avvolge le loro teste, impossibilitando il loro desiderio di
unirsi. È presente, inoltre, la contrapposizione tra il gesto dei due, ovvero
il baciarsi, e la loro non identificabile identità. Questo può rappresentare un
amore che in realtà non c’è, che non esiste. 
Il gesto concreto può stare a significare il sogno, la felicità dei due,
mentre i volti coperti possono rappresentare l’impossibilità del loro amore e
quindi la loro tristezza. Il bianco, in questo caso, mi rimanda ad un legame
che, purtroppo, non si riesce ad instaurare ed è rappresentato proprio dal
lenzuolo posto sul viso dei due amanti, l’arma che impedisce la loro unione. Lucrezia

*Pratica in Cerca di Teoria under 17 – esperimento di
laboratorio a distanza per la costruzione di pensiero.

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17 mag

Fabrizio Gifuni

Con il vostro irridente silenzio

23, 24 mag

FORTY!

immagine di copertina Pratica in cerca di pratica

Pratica in cerca di pratica

Visioni
di Emanuela Pisicchio

Cosa resta di una Pratica che deve fare a meno della sua
pratica?

Il nostro lavoro si è fermato all’improvviso, abbiamo dovuto abbandonare una sala prove che traboccava di immagini, oggetti, costumi e parole. Se si potesse spiare al suo interno, forse ci potremmo scorgere ancora il tavolo ricoperto da una tovaglia rossa, una camicia verde acqua, una lanterna ancora accesa, un cappello verde, una sedia, un abito bianco e un fioco controluce.Abbiamo incontrato alcuni personaggi, li abbiamo vestiti, abitati, ne abbiamo ricercato la camminata, la postura, la voce, le parole. Abbiamo piegato, tirato, strappato, sbattuto e accarezzato la tovaglia rossa. Silenziosa testimone di un mondo in divenire. Quinta, sipario, riparo. Dopo giorni di silenzio, qualcuno si è riavvicinato al proprio personaggio. Lo ha chiamato per nome, pizzicandogli la guancia, invitandolo a camminare un po’ e a raccontarsi. Per quello che è adesso.

Questo è
il Caronte di Guido.

Attraverso la siepe rada che circonda il giardino si intravede un paesaggio urbano. Sulla strada transitano rade automobili e ancor più radi passanti. Caronte è steso su una sedia a sdraio, sotto un albero al centro del giardino. Infradito, pantaloncini da bagno evidenziano le vecchie gambe magre e muscolose, la t-shirt bianca si confonde con la lunga barba. I capelli sono raccolti in una specie di coda elaborata proprio alla sommità del capo.Grandi occhiali scuri, molto scuri, nascondono i proverbiali occhi di bragia rivolti verso la strada al di là della siepe rada che circonda il giardino.

Caronte         Li chiamano eroi! Medici e infermieri, i nuovi eroi del 2020!

Ma eroi di cosa? Eroi perché?

Per aver prolungato la di qualche mese, di qualche anno, se va bene, la vita di tanti inutili vecchi? O aver contribuito a rigettare in questa vita vuota pochi giovani sfortunati. Magari sono sfortunati solo per essere sopravvissuti.O per aver portato le loro stesse a incrementare il numero delle anime che si affollano sperdute sulle rive dell’Acheronte?E già, perché anche oggi non passa nessuno. Non solo perché nessuno pensa più a lasciar loro una moneta come obolo sotto la lingua o a tenere chiusi gli occhi spenti ma perché anche oggi nessuno li porterà dall’altra parte.

Eh sì, ho finito la quarantena ma sono ancora in convalescenza e me la godo. Certo, potrei farmi una autocertificazione per comprovate esigenze lavorative, ma perché dovrei affrettarmi a tornare al lavoro? Mi avete sempre ignorato o denigrato il mio impegno quotidiano, faticoso, sotterraneo (è proprio il caso di dirlo). Avete sempre finto di piangere i vostri morti, li avete accompagnati al cimitero con ipocrite encomiastiche narrazioni e bisbigliate divertite malignità, per poi abbandonarli indifferenti ad un destino a voi estraneo. Oggi neppure quello! Se vanno da soli e voi vi sentite alleggeriti, non è toccato a voi e con uno di meno ci sarà una parte in meno da fare quando ci si risiederà al tavolo del consumismo. Dite che non è vero? Mi dispiace che non potrò davvero vedervi in quel momento, sarò tornato giù a fare il mio dovere, io. Ma per adesso sono qui sopra a godermi questa inaspettata vacanza, non sono abituato a tutta questa luce, al colore dei fiori, al profumo della primavera. E voi che l’avete sempre data per scontata, vi rendete conto di quanti più luce, colori, profumi quest’anno intorno? A guardarvi aggirarvi rabbiosi nelle vostre case, a rincorrere la vostra incoscienza su strade troppo affollate, a sentirvi lamentare in continuazione, a leggere i vostri immondi commenti sui social network, proprio non si direbbe. E posso capire i vecchi, tanti sanno bene che non hanno più alcuna voce in capitolo, oggi più di prima inutile peso di questo mondo che vuole solo ricominciare a correre, a produrre, a consumare. Posso anche capire i giovani, bimbi e adolescenti davvero ignoranti, volutamente tenuti ignoranti, dei minimi rudimenti della solidarietà e della convivenza civile.

Ma gli adulti? Quelli che il prossimo progetto di mondo dovrebbero guidarlo? Potenziale classe dirigente di una ripartenza possibile? Che cosa fanno, che cosa pensano, che cosa sognano gli adulti del 2020? Mi direte che, troppo abituato al buio dell’Ade, alle fangose paludi degli inferi, alle acque limacciose dell’Acheronte, non posso che immaginare un futuro putrido e oscuro. Pensate quello che volete, io, tra un po’, me ne tornerò giù ad aspettarvi paziente, mi racconterete allora quello che avrete saputo fare ma non crediate che con la scusa della gravità della situazione rinuncerò ai miei due oboli. Portatemi qualcosa di buono, qualcosa di valore, o vi lascerò a vagare per cento anni nelle nebbie puzzolenti del mio regno.

Dal laboratorio “Pratica in cerca di teoria #2”, diretto da Emanuela Pisicchio.

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17 mag

Fabrizio Gifuni

Con il vostro irridente silenzio

23, 24 mag

FORTY!

immagine di copertina Il mondo in quarantena

Il mondo in quarantena

Visioni
di Gigi Mangia

Il 22 Aprile è la giornata mondiale dedicata alla Terra. Per tutto il mondo sarà una giornata particolare da passare chiusi in casa, in quarantena. Guarderemo la terra dalla finestra, con gli occhi chiusi, senza parole. Il nostro pensiero si disorienta nel silenzio vuoto, nella solitudine inutile, nella mancanza di contatto con le meraviglie della Terra che entrano nel nostro corpo e animano i viaggi della nostra mente. Ci chiediamo come mai da un villaggio sperduto e lontano da noi, il Covid19 abbia potuto attraversare la Terra, la casa di tutti. Il Coronavirus ha superato gli oceani, ha raggiunto i continenti e ha colpito le popolazioni. L’abbiamo definita Guerra Mondiale. Sentiamo la Terra in pericolo viviamo la paura di non avere più una casa sicura. Per difenderci, agli inizi del ‘900, avevamo costruito i parchi nazionali, come rimedio della rottura tra città e campagna e forse, abbiamo esagerato, costruendo i boschi verticali sui palazzi delle grandi città, convinti di vincere, con la tecnica, il torto fatto alla Terra. Ci siamo dimenticati che il capo degli Dei, Giove, punì il ribelle Prometeo perché volle dare all’uomo la tecnica per esercitare il suo dominio sulla Terra. La poetessa, Mariangela Gualtieri in una sua poesia “9 Marzo 2020” ci ricorda la necessità di fermarci prima dell’esagerare contro la Terra.  Koreja è un teatro sensibile e aperto alla Terra, ai popoli, alle loro lingue, alle loro tradizioni. Il teatro è l’Agorà dei continenti, dove sentire e vedere. Parlare della Terra vuol dire vivere un modello sociale senza confini. Nel foyer di Koreja, appese alle pareti, ci sono le carte geografiche dei continenti proprio per dare forza al teatro come luogo di rappresentazione della geografia sociale e culturale di tutti noi che abitiamo la Terra e che oggi, dalla finestra, guardiamo con gli occhi senza parole.

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17 mag

Fabrizio Gifuni

Con il vostro irridente silenzio

23, 24 mag

FORTY!

immagine di copertina Ricordo di Gianni Rodari

Ricordo di Gianni Rodari

Visioni
di Gigi Mangia

Il 14 Aprile di 40 anni fa moriva Gianni Rodari in ospedale, l’intellettuale che insegnò a vivere con le parole e a scoprire la vita con la fantasia. Oggi abbiamo un grande bisogno della filosofia di Gianni Rodari. Ci sentiamo chiusi in casa e viviamo male il nostro tempo. Subiamo la siepe ansiogena: “che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”. La fragilità del nostro Io non regge il pericolo invisibile e va in frantumi; come un cristallo finisce in pezzi la nostra identità. L’Io perde la sua centralità e non è più “la misura di tutte le cose”. È il tramonto dell’identità liberare teorizzata dal filosofo John Locke alla fine del 1600 nel saggio sull’ intelletto. Nel 1960, Gianni Rodari completava la sua teoria sulla grammatica dell’immaginazione e indicava un mondo costruito sul punto di vista dei bambini. La sua favola “Il palazzo di gelato” in piazza Maggiore, nella città di Bologna, è una festa di gioia sociale con il coinvolgimento di tutti i bambini per la realizzazione ed in particolare per la vecchia invalida, che nella sua sedia a rotelle di gelato lecca felice i braccioli, disinvolta e piena di vita. La favola di Rodari indica la fiducia nell’ Italia che trovava la forza della rinascita nella liberazione e nell’ architettura sociale che progettava la città per tutti. E fu ancora in Emilia, che Gianni Rodari, in compagnia del suo amico Loris Malaguzzi che volle progettare il modello di scuole di Reggio e Modena, per educare i bambini sin dall’ inizio al sapere e a usare la conoscenza. Gianni Rodari, ricco di valori sociali, sapeva bene che la cultura è il cibo della mente e che la scuola è il posto migliore dove imparare a mangiare e a crescere. Il punto di vista dei bambini ci salverà; le loro parole, semplici e sincere, ci porteranno al porto della serenità, lontani dalla paura. È proprio vero, oggi più che mai, che nelle Favole c’è il mondo migliore.

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17 mag

Fabrizio Gifuni

Con il vostro irridente silenzio

23, 24 mag

FORTY!

immagine di copertina Una canzone per me

Una canzone per me

Parole scelte del Liceo "Virgilio -Redi" di Lecce

Visioni
di Giulia Falzea

La voce è corpo senza braccia e senza gambe. La sua pelle è fatta di sfumature personali, è un mondo di accenti e di espressioni familiari. A volte la voce tradisce il pensiero e restituisce parole che non si volevano dire. Irene, Marina, Alessia, Martina, Aurora, Irene e Gloria le ritrovo per la quarta volta su una piattaforma di comunicazione in cui la voce si spezza e diventa acidula, si elettrifica, va veloce o rallenta. Ma ritrovo le loro voci, quelle che ho lasciato in una palestra del Virgilio Redi di Lecce, e cerco di farmi regalare un po’ di meraviglia. Per prima cosa respirano forte, l’aria passa dal naso e va alla bocca, poi emettono un suono, tutte le vocali che storpiano benevolmente il volto in modo diverso: AEIOU, lo ripetono per farsi coraggio e poi interrogano le erre e lo sfregamento sordo delle corde vocali. Sono pronte. Le ragazze hanno scelto pezzi di canzoni che da una parte ricordano loro il senso del _nostos_, inteso come nostalgia e come il ritorno nel viaggio di Ulisse, dall’ altra sono canzoni che descrivono il loro “stare”, il loro vivere e lasciarsi vivere da un tempo fermo. Le ascoltiamo: c’è De Andrè, anche se hai sedici anni nel 2020, e ci sono canzoni turche e parole d’amore in spiaggia e aeroporti solo immaginati. Poi le cantano, come se fosse una canzone sola, e la voce prende il corpo dei loro volti bellissimi mentre si regalano una canzone per sé stesse, una canzone per me.

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17 mag

Fabrizio Gifuni

Con il vostro irridente silenzio

23, 24 mag

FORTY!

immagine di copertina Il cuore di primavera

Il cuore di primavera

Visioni
di Gigi Mangia

Il cuore di primavera, il colore dei fiori e dei profumi
sono gli auguri di Koreja, per tutti, di una Pasqua felice.

Rinasce la fiducia e noi torneremo. Il teatro aprirà le
sue porte; strade maestre, poetiche e creative, riprenderanno il cammino dei
semi del pensiero, del lavoro, del nostro essere teatro.

Finirà il tempo sospeso: torneremo, come prima, più di
prima, preparati per il futuro.

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17 mag

Fabrizio Gifuni

Con il vostro irridente silenzio

23, 24 mag

FORTY!

immagine di copertina Note ai margini di un laboratorio teatrale

Note ai margini di un laboratorio teatrale

Andare a fondo

Visioni
di Emanuela Pisicchio

A dicembre ho cominciato un laboratorio teatrale con un gruppo di ragazzi e ragazze del Liceo Linguistico Virgilio-Redi di Lecce. Nella palestra del liceo ci sono Martina, Cristina, Beatrice, Simone, Giulio, Gaia e Claudia. Camminiamo insieme, come facciamo sempre all’inizio di un nuovo lavoro. La luce nella stanza è fredda. E il freddo si sente anche sulla punta delle dita. Ma camminiamo, guardandoci con un piccolo sorriso obliquo. Con gli occhi arresi e curiosi. E il passo svelto, vivo. Camminiamo e in un attimo siamo un corpo solo, un respiro unico, un’unica coscienza fatta di sguardi diversi. Qualcosa è accaduto. Possiamo cominciare.Il tema del nostro lavoro è “Il Nostos di Ulisse” e le due parole che guideranno il nostro viaggio sono nostos e oikos. Sono suoni aspri eppure carichi di immensa dolcezza. Il ritorno e la casa. Il tornare a casa. Abitando il tema dell’attesa del ritorno, ho chiesto loro di scrivere la propria attesa attraverso gli occhi di Penelope e di Ulisse. Quelle che seguono sono le parole della Penelope di Cristina.

Non ho nulla da aspettare.

All’inizio pensavo di sì. Pensavo che avrei dovuto aspettare a lungo la prossima passeggiata, il prossimo incontro con la persona a cui tengo. Mi sentivo in gabbia, in quest’attesa. Ho sempre goduto di ogni istante, apprezzato profondamente ogni piccola cosa, ogni incontro, ogni passo, ogni giornata. E mi manca poter apprezzare tutto questo vivendolo ancora. Ma a volte le pause sono necessarie e allora non c’è nulla da aspettare. Erano queste pause ad aspettarci. Anche se apprezziamo sempre ogni istante e diamo valore alla nostra vita, anche se siamo abituati ad andare dentro di noi e vedere tutto ciò che non va bene ed anche quello che va bene nella nostra vita, ci sono sempre momenti in cui si può andare ancora più a fondo. E chi non l’ha mai fatto forse si renderà conto di questo ed inizierà a farlo. È uno di quei momenti che chiedono di andare a fondo, ancora più a fondo. Ed è meraviglioso vedere come cose che già erano chiare, diventano ancora più limpide e la vita inizia a diventare trasparente. Non c’è nulla da aspettare. Se aspettiamo qualcosa siamo insoddisfatti. E invece dobbiamo imparare a non avere bisogno di aspettare per ottenere qualcosa più tardi, ma dovremmo vivere intensamente questo momento che è quello che conta. Anche se siamo soli in una stanza. L’amore, se c’è, resterà. Cristina

In foto: The family – Egon Schiele

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17 mag

Fabrizio Gifuni

Con il vostro irridente silenzio

23, 24 mag

FORTY!

immagine di copertina Le parole ci cambiano

Le parole ci cambiano

Diario di un laboratorio-settimana quattro *

Visioni
di Giorgia Cocozza e e Anđelka Vulić

Come un’altalena i sentimenti, in questi giorni, si alternano e contraddicono. Viviamo nella costante ricerca di un equilibrio. Non si parla d’altro alla televisione e probabilmente anche a tavola: la drammatica pandemia e tutte le conseguenze che ne verranno. Può aiutare a sentirsi meglio il concedersi alla lettura di un libro, alla visione di un film, a giochi da tavola, alla musica, ascoltandola o magari approfondendo lo studio di uno strumento approfittando del tempo a disposizione. Tutto questo aiuta a distrarsi, a distogliere un po’ l’attenzione dall’ invadente Presente dell’ultimo periodo. In verità, il Presente dovrebbe sempre esserlo. Invadente. Dovremmo sempre occuparcene molto. Ma, invece, troppo spesso, tergiversiamo nei ricordi o ci culliamo riponendo troppa fiducia nel domani. Come non mai, probabilmente, oggi siamo presenti nel presente. E forse, dopotutto, è una sensazione positiva quella di sentire di esserci veramente nel tempo in cui si è. Quello ci tocca. Il tempo che c’è adesso. Rimpiangere tempi andati e aspirare a quelli che verranno, ci contraddistingue da sempre. Ma cerchiamo di sentirci vivi ora. Anche tappati in casa. Tempi migliori verranno. Ma viviamo pienamente anche il dubbio, l’attesa, il sacrificio, la tristezza, la malinconia. Guardiamo fuori dalle finestre, lasciamo che la luce primaverile avvolga lo sguardo e guardiamoci sempre dentro. In questo tempo sospeso e in qualsiasi tempo verrà dopo, cerchiamo di esserci, di sentirci vivi, pieni, spontanei, onesti, solidali. Condividiamo i pensieri e le domande.

DISTRAZIONE, 1 aprile 2020

In questo periodo si
sente molto il bisogno di “uscire” per distrarsi dai problemi dovuti al
Coronavirus. Ma l’unico modo che abbiamo è quello di portare almeno le nostre
menti fuori da questo incubo. Ludovica

Molte volte quando
parliamo di distrazione pensiamo a qualcosa di sbagliato ma in realtà è
semplicemente un modo per avere una pausa da ciò che facciamo. Valerio

Per me equivale al
cellulare. Un oggetto tramite cui potrei imparare ogni cosa, ma con cui finisco
solo per sprecare tempo. Giulia C.

Certe volte la
distrazione pone attenzione. Giovanna

In questo momento per me una distrazione fondamentale è lo studio grazie alla didattica a distanza. Chiara S.

Un
sentimento che può provocare piacere e può provocare disgrazie. Tutti vorremmo
distrarci da qualcosa che ci provoca emozioni negative ma non sempre distrarci
da qualcosa è la soluzione. Antonio

ALTALENA, 2 aprile 2020

Quando mi capita di
salire su un’altalena ritorno bambina perché ricordo la sensazione di volare
che provavo quando papà con una semplice spinta mi faceva andare in alto.
Ludovica

Sin da piccola ho sempre amato l’altalena, il lasciarsi dondolare con il vento che ti accarezza il viso quando vai in alto e il cuore in gola quando torni giù. È bellissimo andare su e giù, su e giù, anche se ad un certo punto desideri tornare con i piedi per terra. Chiara S.

Trovo
che l’altalena sia la migliore metafora della vita, la spinta verso il futuro è
il brivido di tornare indietro. Valerio

CONDIVISIONE, 3 aprile 2020

La cosa più bella
che noi facciamo a teatro. Condividiamo sogni, emozioni, pensieri, esperienze.
Condividiamo noi stessi. Giulia C.

Condividere
sentimenti, emozioni, oggetti, qualsiasi cosa. Significa voler far sentire a
qualcuno ciò che proviamo noi. Condividere. Giulia M.

Per
me la condivisione è un momento meraviglioso durante il quale una persona,
relazionandosi con un’altra, trova piacere nel dividere insieme un momento di
vita. Ludovica

DOMANDA, 4 aprile 2020

Qualcosa che spesso
noi esitiamo a fare. Anche se probabilmente nessuno ci giudicherebbe per averla
fatta, noi spesso preferiamo tenerci dentro i nostri dubbi per paura di
risultare ridicoli agli occhi degli altri. È anche per questo che viviamo con
molti dubbi intorno che vogliamo o pensiamo di poter risolvere da soli. Giulia C.

In questo periodo
buio ci poniamo sempre delle domande alle quali purtroppo non sappiamo darci
una risposta ben precisa. Non sappiamo se e quando vedremo un bagliore di luce
in fondo al tunnel. Ci chiediamo: “Quando terminerà questo incubo? Riusciremo
in qualche modo a riprendere i ritmi di quella vita frenetica che un tempo
conducevamo?”. Ludovica.

A volte non vogliamo
porci o porre domande per paura delle possibili conseguenze. In questo periodo
preferisco evitare di fare domande perché sono consapevole che le risposte non
saranno delle migliori. Aspetteremo tutti finché un giorno, alla domanda “è
finito?” si risponderà “Sì”. Lucrezia

La curiosità e la voglia di conoscere porta a fare tante domande. Ora la mia domanda è: quando ritorneremo alla vita? Chiara S.

Un
dubbio su qualcosa che non conosciamo e che ci fa paura e di conseguenza
vogliamo capire ciò che è. Valerio

TAVOLA, 5 aprile 2020

Penso a quei momenti
felici e spensierati passati in compagnia dei miei parenti. Il bello di
radunarsi la domenica a casa di mia zia per consumare il pranzo, il bello di
ridere e raccontare le tue giornate a scuola e giocare con i cugini. Purtroppo
a causa di questa pandemia da Coronavirus nessuno è mai venuto a trovarci. Mi
mancano un sacco quei momenti felici passati in compagnia. Tuttavia spero che
un giorno potrò rivedere tutti i miei amici e parenti. Ludovica.

Un luogo in cui ci
si riunisce per ritrovare un legame che durante la giornata si allenta. Valerio

Che bello mettersi a tavola! Non è solo un momento per mangiare, ma anche per rilassarsi e per parlare. Chiara S.

EQUILIBRIO, 6 aprile 2020

È quello di
mantenere stabile un rapporto tra due persone o più sulla corda tesa della
vita. Ludovica

Una volta raggiunto un certo equilibrio si riescono ad affrontare anche le situazioni più difficili. L’equilibrio consente la sopravvivenza. Chiara S.

PRIMA, 7 aprile 2020

Prima che arrivasse
la quarantena conducevo una vita serena fatta di impegni. Ora come ora, i
giorni sembrano essere infiniti. E prima che accadesse tutto questo, le cose
che sembravano scontate, ora hanno assunto dei valori inestimabili. Ludovica

Oggi pensando al
prima è impossibile non capire quanto fossero importanti alcune cose e non farsi
venire da piangere riguardandole. Valerio

Il prima di un mese fa era una quotidianità scontata e sicuramente poco apprezzata. Ora quel prima rappresenta un ritorno ad una quotidianità tanto aspettata e desiderata. Chiara S.

*Pratica in Cerca di Teoria under 17 – esperimento di laboratorio a distanza per la costruzione di pensiero.

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17 mag

Fabrizio Gifuni

Con il vostro irridente silenzio

23, 24 mag

FORTY!