Calendario

February 2024

Non sono previsti spettacoli per il mese selezionato.

immagine di copertina L’italia è nata con la lingua italiana

L’italia è nata con la lingua italiana

Visioni
di Gigi Mangia

L’università di Bologna, la più antica in Europa, attiverà nel 2024 un corso di laurea in Economia Turistica in lingua inglese, escludendo la lingua italiana. La lingua italiana peró è nata dal Dolce Stilnovo del poeta Guido Guinizzelli proprio nell’università di Bologna. Un corso di laurea in economia turistica, solo in lingua inglese, fa discutere molto dal momento che la cultura per l’Italia è la risorsa principale ed è il grande vantaggio proprio nel turismo.

L’Italia infatti vanta un patrimonio culturale di grande ricchezza: sono 42.000 beni culturali: musei, teatri, chiese, monumenti, siti archeologici, fontane nelle piazze, il mare e le grotte. Il linguaggio della musica, sinfonica e del melodramma, è solo italiano riconosciuto nel mondo intero. Anche la lingua del mare, come le carte geografiche fanno parte della cultura italiana. La cultura italiana è un portafoglio unico per ricchezza e quindi per la proposta turistica.

Perchè rinunciare allora alla lingua italiana nel corso di laurea in cui formare i giovani nelle imprese del turismo?

E si puó studiare, conoscere, comprendere, capire e sentire le radici e la profondità dei valori con una lingua diversa del nostro paese?

La cultura, fuori dalle parole, non è forse un pensiero nudo, senza colori, senza sentimenti? Cesare Pavese ci ha insegnato che: gli intellettuali e i poeti, sono veri quando scrivono e parlano la linguae la terra che vivono e conoscono.

Per preparare i futuri professionisti del turismo della mobilità, non si puó e non si deve rinunciare ad insegnare la lingua italiana. È certo peró che va riconosciuto che l’inglese è insegnato poco e male nella scuola italiana a partire da quella primaria. Siamo in ritardo e poco preparati per organizzare un turismo culturale ed enogastronomico degno delle nostre tradizioni. Il turismo nelle nostre città spesso è nelle mani di cuochi e camerieri improvvisati, senza preparazione, senza la conoscenza delle lingue straniere. Sicuramente bisogna fare molto, investire risorse importanti nella formazione e nell’educazione, superando il provincialismo del governo che intende eliminare con legge le parole inglesi dalla lingua italiana. In passato anche Benito Mussolini eliminó e trasformó le parole straniere in italiano e fu sicuramente un gravissimo errore. Per una preparazione adeguata dei giovani nel turismo serve sicuramente più inglese senza peró rinunciare alla lingua italiana e bene ha fatto, L’Accademia della Crusca a difendere la lingua italiana, grazie alla quale è nata l’Italia ed è diventata uno degli stati più importanti d’Europa.

prossimi Appuntamenti

immagine di copertina Non c’è futuro per i nati di guerra in Palestina

Non c’è futuro per i nati di guerra in Palestina

Visioni
di Gigi Mangia

Sotto le bombe, senza pane senza acqua i bambini muoiono.
La guerra spezza la continuità del tempo, il prima dal dopo. Spezza e distrugge la memoria dei tempi di vita dei luoghi. La guerra ha raso al suolo le case e le scuole, gli ospedali, i teatri, le università, le piazze. Ha cancellato i rumori della natura con i rumori assordanti e spaventosi delle bombe della guerra. La guerra ha tolto ai bambini il cielo, il profumo dell’aria, il caldo del sole. Per i bambini in Palestina, vivere la vita è diventata una prova di un calvario del dolore impossibile da superare. La guerra continua e per ogni giiorno ci sono sempre morti.

La guerra ha già fatto 20mila morti e 68mila feriti: ormai è un costo della società civile imperdonabile. L’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia, fa sapere che, la sua principale preoccupazione su Gaza, riguarda oltre 19mila bambini rimasti orfani, o soli, senza nessuno che si prenda cura di loro. Questa grave denuncia è stata fatta da Jonathan Crick, capo delle comunicazioni UNICEF della Palestina.

Molti bambini sono stati trovati sotto le macerie delle loro case distrutte dalle bombe di cui molti hanno perso i genitori in particolare nella città di Rafah. Altri babini sono stati trovati ai checkpoint Israeliani, negli ospedali, nelle strade, nelle piazze ridotte in cumuli di macerie. Sono tutti traumatizzati dalla violenza della guerra.

Sono scioccati, dimostrano paura e i più piccoli sono incapaci di dire anche il loro nome. I bambini della palestina sono una generazione della guerra senza futuro, perché la guerra ha spezzato il loro tempo e ha distrutto la memoria dei volti e dei luoghi della gente. I nati della guerra sono senza casa, senza scuola, sono malati, senza acqua e senza pane. Sono senza maestri, orfani abbandonati al dolore.

Non hanno più la scuola, hanno perso le parole, portano dentro il rumore delle bombe, vedono macerie e respirano l’aria acida della guerra. La guerra rende impossibile l’educazione perchè cancella il tempo affettivo e cognitivo, rendendo difficile la formazione morale ed intellettuale della persona. Senza la scuola, distrutta dalla guerra, ma più ancora, senza la forza delle parole, è davvero difficile avere la crescita sociale dei bambini.

La cultura non uccide mai, resiste e vince sulla guerra, ma mi chiedo: la cultura avrà la forza di educare e far diventare cittadini i nati di guerra, i quali in futuro forse non avranno neanche la terra dove vivere?
Israele infatti non vuole vincere solo la guerra, perchè vuole occupare l’intera Palestina, liberandola dai palestinesi, dalla valle del Giordano al mare. È questo un disegno che trova radici nei millenni degli anni passati della storia. È urgente, serve un’immediata sospensione del fuoco.

prossimi Appuntamenti

immagine di copertina Giovani ed emozioni

Giovani ed emozioni

Visioni
di Gigi Mangia

Alla vigilia di San Valentino, Save the Children ha pubblicato una inchiesta sulla condizione emotiva e sociale dei giovani dai 14 ai 18 anni.

Il risultato di questo studio é davvero preoccupante perché il 65% degli intervistati dichiara di aver subito violenza.

Lo studio di Save the Children analizza i rapporti tra i ragazzi ed emerge il fatto che spesso c’è violenza di genere. I maschi infatti controllano le loro compagne sul loro vestire, sulle relazioni amicali, sul trucco, sui luoghi che frequentano e in più di avere il possesso delle loro password.

Il tempo che vivono gli adolescenti, in particolare le ragazze, é quello del controllo. Il controllo riguarda tutte le ore di vita, i genitori controllano i figli entrando nel registro elettronico, quando sono a scuola, quando escono durante il tragitto da scuola a casa, insomma é un controllo asfissiante, non c’é un attimo di spazio intimo, di libertà personale.

L’altro aspetto rilevante é quello che il 42% delle ragazze dichiarano di aver subito violenza dallo schiaffo ai rimproveri, dall’essere maleducata e resistente alle raccomandazioni. L’esame dell’associazione inoltre analizza la stera emotiva ed emerge una forma grave di fragilità negli adolescenti. La scuola é direttamente interessata e coinvolta ma i provvedimenti del ministero risultano inadeguati perché sono ispirati alla repressione, alla bocciatura e al cattivo voto in condotta.

Manca l’ascolto e soprattutto manca una scuola capace di rispondere alle nuove esigenze dei giovani studenti. All’estero le scuole chiudono la sera e sono organizzate su un tempo lungo. La scuola infatti del tempo lungo é dotata di piscina, di teatro, di laboratori, di aule magne dov’è organizzare dibattiti, convegni e incontri. La scuola italiana al contrario, di pomeriggio é chiusa. Solo gli studenti delle famiglie benestanti hanno la possibilità di fare teatro, di fare piscina, palestra, di frequentare cinema e partecipare a concerti; i poveri invece non hanno spazio, spesso devono condividere la camera, il computer, non hanno la possibilità di fare teatro, di andare ad un concerto e spesso non hanno neanche un angolo di tavolo dove studiare. Si é pensato di risolvere il problema dando alla scuola i computer, i tablet e non si é pensato invece di costruire una scuola dove i ragazzi possano studiare, imparare a crescere e soprattutto a costruire il loro futuro.

prossimi Appuntamenti

immagine di copertina L’orchestra del mare

L’orchestra del mare

Visioni
di Gigi Mangia

L’arte non rinuncia mai al suo coraggio di lottare per abbattere le barriere e promuovere con la cultura, in particolare con la musica, la liberazione dell’uomo realizzando l’orchestra del mare.
Il progetto: “Metamorfosi”, unico, innovativo, coraggioso, forte nei contenuti culturali e sociali del carcere di opera a Milano coinvolgendo i detenuti nel lavoro e guidati dai maestri liutai e maestri esperti della scuola stradivari, sono riusciti a costruire strumenti musicali recuperando i legni delle barche dei migranti distrutte e destinate al fuoco.

“Metamorfosi” così è diventato la realizzazione dell’orchestra del mare fatta di 14 strumenti: 8 viole, 4 violini, una chitarra ed un contrabbasso a forma di barca. Anche la scelta del colore degli strumenti musicali è fortemente indicativa della creatività e del coraggio che traspare nell’azzurro del mare e nell’azzurro più chiaro ad indicare il dolore e disperazione delle lacrime dei disperati. L’arte non conosce ostacoli al suo cammino e le sue strade portano sempre al porto della creatività, dove la bellezza scalda il cuore.

L’arte trionfa, guida la mano, ispira i gesti e porta i legni delle barche lasciati sulle spiagge di Lampedusa nel carcere di Milano, unendo i luoghi dei disperati, degli esclusi, degli emarginati sociali e fa cadere il muro della paura e il rifiuto del diverso proponendo l’Orchestra del mare, portando la musica al teatro La Scala, il teatro più famoso al mondo, costruito subito dopo la seconda guerra mondiale per indicare con la cultura il futuro del riscatto. È stato un concerto unico e diverso. La cura del programma musicale è stata affidata al maestro di violino Mario Brunello. L’orchestra del mare ha eseguito musica barocca, classica, di Bach e musica africana. Due interventi sono stati particolari: una canzone popolare della Chiesa greco-ortodossa del 1300 dell’Ucraina, e una del grande maestro, Giovanni Soli, grande ricercatore e innovatore della musica mediterranea e già maestro concertatore della Notte della Taranta nel Salento. Il concerto è stato un trionfo e un grande successo. Ha promosso una visione aperta e nuova di ascoltare e vivere la musica, aperta al conoscere, al comprendere, all’amare educando a rinunciare di alzare il dito contro l’altro. Così l’orchestra del mare è una speranza perchè apre una strada nuova verso il grande problema degli emigrati rispetto a cui le risposte della politica sono repressive e quindi incapaci di dare soluzione a politiche di accoglienza.

prossimi Appuntamenti

immagine di copertina Pausa pranzo a Koreja <br>la ricetta di Laura

Pausa pranzo a Koreja
la ricetta di Laura

Ricette
di Iole Zaccaria

PATATE E CARCIOFI AL FORNO

È universalmente riconosciuto che la semplicità è la chiave per massimizzare il risultato,minimizzando lo sforzo. Come detto nella puntata precedente (vedi lo scorso numero di Baal), alle ore 13.30, non un minuto in più, il gong di Koreja deve – ripeto, DEVE – suonare per annunciare il pranzo. Non importa se la mattinata sia stata particolarmente movimentata dalle scolaresche dei matinée o da ospiti e riunioni, la nostra cuoca Laura deve proporre un gustoso pranzo che dia la giusta motivazione ed energia al grande team di Koreja. 

Prendete una teglia capiente, accendete il forno e cominciamo: patate e carciofi al forno saranno da oggi anche il vostro cavallo di battaglia per un pranzo o una cena gustosa e veloce.

Ingredienti per circa 4 persone:

  • 6 carciofi
  • 6 patate medie
  • 2 sponsale (o cipollotti)
  • pecorino grattugiato
  • pangrattato
  • prezzemolo
  • olio evo
  • sale
  • pepe

Pulite i carciofi eliminando le parti esterne più dure, quindi divideteli a metà e togliete la barbetta interna qualora ci fosse. Tagliateli a fette non troppo sottili e metteteli in acqua acidulata per evitare che anneriscano.

Piccolo consiglio: non buttare i gambi, sono la parte più buona! Basta sbucciarli togliendo la parte esterna e filamentosa. Tagliateli e tocchetti e tuffateli in acqua acidulata.

Lavate e pelate le patate, quindi tagliatele a fette spesse circa mezzo centimetro.

Dedicatevi poi alle sponsale, basterà lavarle, eliminare i tre veli esterni e tagliarle a rondelle.

Sciacquate i carciofi e trasferiteli insieme alle patate e alle sponsale in una teglia da forno capiente. 

Condite il tutto con sale, pepe, prezzemolo e abbondante olio e mescolate bene. 

Completate con una ricca panatura di pecorino grattugiato, pangrattato e un piccolo spicchio d’aglio tagliato a pezzettini.

Aggiungete mezzo bicchiere di acqua e infornate in forno preriscaldato per 50 minuti circa a 180°.

Et voilà, il piatto è servito. Fumante, gustoso e fragrante, il successo è garantito!

prossimi Appuntamenti

immagine di copertina Straniero ovunque

Straniero ovunque

Visioni
di Gigi Mangia

Solo la forza dell’arte potrà liberare il pianeta dal razzismo.
C’è una geografia del razzismo che narra la storia dei paesi e dei luoghi ancora sfruttati, sottomessi e obbligati a subire i valori della civiltà occidentale. Resiste ancora la paura e il rifiuto della pelle nera dell’immigrato che ruba il lavoro, che porta la droga nelle periferie delle città, che delinque e riempie le carceri, esiste ancora l’idea che vede l’africa come la discarica dei rifiuti dei paesi industrializzati. Il razzismo ha radici antiche e profonde nella cultura e il rifiuto verso l’immigrazione è fratto di barriere, sociali, culturali e religiose.

Contro un mondo chiuso nella paura, di vedere l’ uomo che si muove, che cammina e attraversa la terra e l’acqua, come sempre ha fatto fin quando ha cominciato a conoscere il mondo, è lo “Straniero”. L’uomo infatti nasce straniero. La sua forza è quella di essere novità cioè essere creatività universale. Lo straniero porta parole nuove, racconta storie e canta canzoni di mondi lontani e prega il suo Dio. Ovunque l’uomo è straniero. La mostra di arte contemporanea alla Biennale di Venezia, ha come tema : “Straniero Ovunque”, è questo un tema di grande forza culturale, di sfida contro la politica in crisi che contro gli immigrati continua a costruire muri e finanzia lager di detenzione perchè non ha una visione dello straniero ovunque. Dal 20 Aprile a Venezia 300 artisti racconteranno con le loro opere lo straniero e la terrà che abbiamo trascurato perchè non siamo stati capaci di vedere.
Io vorrei che la mostra di arte contemporanea della Biennale di Venezia fosse dedicata al giovane Ousmane Sylla, morto suicida nel CPR di Campo Galeria, a 20 km da Roma in condizioni disumane da essere una vergogna per il nostro paese.
L’arte educa la mente e aiuta i cuori ad amare, a non chiudere la porta allo Straniero.

prossimi Appuntamenti

immagine di copertina La mano scrive

La mano scrive

Visioni
di Gigi Mangia

La grande e fondamentale importanza dell’educazione della scrittura a scuola, è soggetta ad una trasformazione culturale epocale: la mano scrive, ma deve fare i conti con la penna e la tastiera del computer, la scrittura digitale peró è quella preferita. Il ruolo e l’importanza della mano nella scrittuara non puó essere superato e meno ancora cancellato.

Scrivere con la mano implica lo stimolo di favorire la conoscenza delle parole, il peso dei significati, il rapporto e la necessità del rispetto delle regole, necessarie per formare un pensiero.
La mano scrive, unisce in un rapporto unico ed esclusivo il corpo con la mente: il dentro e il fuori di noi.
La mano scrive interessa infatti tutte le funzioni del cervello a cui è legato lo sviluppo cognitivo ed affettivo del tempo di formazione personale della persona.
Scrivere con la mano vuol dire fare pensiero, fare la strada della conoscenza, usare il sapere per capire come essere liberi di scegliere e di decidere.

La mano scrive narra il tempo e lo spazio dei tempi di vita dell’uomo, del suo rapporto con la natura.
La scrittura digitale è diversa perchè salta e non prevede tutte le fasi necessarie e presenti al percorso dell’esperienza dell’educazione, della conoscenza e della libertà responsabile. Manca la cretività mentre avvantaggia la facilità dello scrivere contenuti. L’intelligenza artificiale apre orizzonti ancora più estremi nella scrittura. La “grammatica fantastica” della scuola del maestro pedagogista Gianni Rodari, sembra ormai superata, consegnata al passato.
Io credo invece che: il tempo della mano scrive a scuola non è finito e serve ancora, bisogna solo peró conciliare la tastiera del computer con la penna. Il computer ormai è entrato nella nostra quotidianità, il digitale non si puó più fermare.

prossimi Appuntamenti

immagine di copertina Insegnare teatro a scuola

Insegnare teatro a scuola

Visioni
di Gigi Mangia

n Francia, il presidente Emmanuel Macron, propone l’insegnamento del teatro a scuola. La proposta di insegnare a fare teatro nella scuola, oltre ad essere innovativa nella pedagogia, risponde alle grandi esigenze culturali e formative delle nuove generazioni, di vivere lo studio della letteratura.

Il teatro é la casa delle parole, dove si impara a conoscerle, a usarle, a rispettarle, a costruire relazioni. Il teatro infatti é incontro di corpi impegnati nel dialogo a portare fuori nella luce l’io e la voce . Fare teatro vuol dire fare tanta fatica : imparare a memoria i copioni é un grande impegno che stimola la crescita, sviluppa la memoria, cura la mente e più ancora l’autostima, la sicurezza e il controllo delle emozioni.

Fare teatro é fare ricerca di una conoscenza approfondita delle opere letterarie. Per arrivare a recitare bisogna studiare con grande impegno l’autore scelto. Bisogna approfondire la scrittura, conoscere la sintassi e avere grande proprietà della punteggiatura. La scrittura infatti é l’arte più difficile nella recitazione. L’attore deve essere capace di entrare, di condividere per poi rappresentare il personaggio che non deve essere percepito sempre vero è mai finto.

L’attore infatti , per me, é il vero conoscitore critico dell’opera letteraria. Da più parti si denuncia il pericolo di essere arrivati al tramonto dei sentimenti dell’uomo. L’intelligenza artificiale spaventa e disorienta. Insegnare il teatro a scuola in questo momento di crisi é la strada, la nave che porta la generazione Z nel porto, dove trovare i sentimenti e i maestri per impararli a vivere e costruire rapporti orientati alla convivialità. I poeti sono sempre credibili e sinceri e non ti abbandonano mai.

prossimi Appuntamenti

immagine di copertina Le parole servono quando aiutano a capire

Le parole servono quando aiutano a capire

Visioni
di Gigi Mangia

Femminicidio è stata la parola dell’anno 2023. É stato un anno terribile, di violenza contro le donne, i femminicidi sono stati 109 e il nuovo anno é iniziato ancora con un femminicidio.

Il dizionario Treccani della lingua italiana ha inserito la parola femminicidio nelle sue pagine riconoscendo l’importanza della parola femminicidio nella lingua italiana. Il dizionario Treccani, autorità scientifica indiscutibile per la nostra lingua, ha riconosciuto la necessità di inserire il femminicidio nel dizionario aggiornato.

La decisione di inserire il femminicidio é servita molto, non solo per definire con precisione il campo semantico del termine, definendo meglio la metamorfosi della violenza contro le donne nel contesto sociale approfondendo l’origine del modello culturale maschile, ma più ancora per distinguere e chiarire la differenza fra omicidio e femminicidio.

Il femminicidio infatti nasce sempre dentro un rapporto di amore, di affetto, di amicizia,nella coppia, in famiglia. La violenza verso la donna da parte dell’uomo si scatena quando la donna decide di interrompere il rapporto, rivendicando il diritto della sua libertà. Nel modello patriarcale il maschio é primo, é superiore, é esclusivo: la donna é un suo possesso, sottomessa, senza libertà. La scelta di Treccani di inserire e dedicare spiegazioni alla parola femminicidio é di grande rilevanza culturale e di attenzione ai valori civili e aiuta molto anche tutte le istituzioni culturali dalla scuola al cinema, dal teatro all’editoria, alla fotografia e alle biblioteche a promuovere quel grande progetto di educazione ai sentimenti, alle emozioni , all’autocontrollo necessari per riconoscere e rispettare l’altro.

I sentimenti cominciano e vivono con le parole, infatti, proprio le parole aiutano a capire. Ognuno di noi dovrebbe avere un quaderno in cui scrivere tutte le parole necessarie per rispettare l’altro è non offenderlo mai. La lingua é l’abito del nostro carattere.

prossimi Appuntamenti

immagine di copertina Pausa pranzo a Koreja<br>la ricetta di Laura

Pausa pranzo a Koreja
la ricetta di Laura

Ricette
di Iole Zaccaria

VELLUTA DETOX DI FINOCCHI CON CROSTINI MEDITERRANEI

Forse non sapete, cari lettori, che il teatro Koreja è una seconda casa per chi lo vive, mancano solo i posti letto – ah no, ci sono anche quelli – e in ogni casa che si rispetti non può mancare quel caldo accogliente luogo in cui ritrovarsi a mangiare. Quale immenso piacere è condividere il pranzo?

A Koreja questo momento è fondamentale, così ogni giorno al suono del gong – se ve lo state chiedendo sì, c’è davvero – da ogni angolo del “cantiere” un flusso di persone affamate migra verso la caffetteria pronta ad assalire Laura, la cuoca di Koreja.

Che si mangia? Oggi vellutata di finocchi per tutti! Gradite un piatto anche voi? “Aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più”… partiamo!
Un caldo e cremoso assaggino per circa 10 persone.

Per la vellutata:

  • 4 finocchi
    1 cipolla rossa
    2 kg di patate
    olio evo
    sale
    panna per guarnire
  • Per i crostini mediterranei:
  • 2 baguette
    10 foglie di salvia
    2 rametti di rosmarino
  • olio evo

Lavate con cura i finocchi e con una sforbiciata tagliate le punte più dure. Pelate le patate e mondate la cipolla. 

Armati di coltello e tagliere, riducete in fette non troppo spesse i finocchi e metteteli da parte.Stessa cosa per le patate tagliate a cubetti.

In una padella capiente versate un abbondante filo d’olio e la cipolla tritata grossolanamente. Fate rosolare per un paio di minuti, quindi aggiungete le patate. 

Lasciate insaporire per un minuto e unite anche i finocchi. Aggiungete due pizzichi generosi di sale che aiuteranno le verdure a rilasciare la loro acqua e coprite con un coperchio. Cuocete a fuoco medio per circa 20 minuti mescolando di tanto in tanto. Se le verdure dovessero asciugarsi troppo, aggiungete mezzo bicchiere di acqua o brodo.

Dedicatevi ora ai crostini.

Preriscaldate il forno a 200° in modalità statica.

Tagliate a cubetti il pane e disponetelo su una teglia ricoperta da carta forno. Insaporite i crostini con rosmarino e salvia sminuzzate e un filo d’olio. Fate dorare in forno per 6/7 minuti.

Nel frattempo i finocchi e le patate saranno cotti, quindi frullate con un mixer ad immersione sino a rendere la vellutata cremosa. 

Aggiungete un giro d’olio e frullate ancora per un minuto.

Servite in una ciotola e guarnite con panna e crostini.

Buon appetito dalla cuoca Laura e da tutti noi di Koreja!

prossimi Appuntamenti