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December 2023

Non sono previsti spettacoli per il mese selezionato.

immagine di copertina Il presepe dei pescatori del Capo di Leuca

Il presepe dei pescatori del Capo di Leuca

Visioni
di Gigi Mangia

Il Presepe dei pescatori del Capo di Leuca è un presepe diverso dagli altri: è semplice, è spoglio dalla retorica della bellezza narcisistica cristallizzata dagli anni, ed è lontano dall’autorità della fede degli altari.

È un presepe all’aperto, davanti al Santuario e la natività è su di una barca distrutta dalla forza delle onde del mare. È circondato dal mare sulla terra sospesa nel cielo. Non c’è silenzio, la voce è quella del mare, il freddo è quello del vento, il sapore dell’aria è quello del sale. La barca ci porta a scoprire la memoria dei viaggi dell’uomo negli anni lontani, ai miti ed ai favori degli Dei nel destino dei migranti. Fra le straordinarie collezioni archeologiche del museo Castromediano c’è una pietra su cui si nota il disegno di una barca, da un lato e dall’altro alcune lettere dell’alfabeto e poche parole.

Nella storia d’Europa, il Capo di Leuca è stato un ponte di passaggio e di transito di anime della civiltà dei valori, della fede e della filosofia. La terra di Leuca è coinvolta nella lotta delle tenebre contro la luce e nella fatica di vincere la paura del buio per trovare la luce e quindi raggiungere la terra, dove poter abitare. Su quella pietra antica possiamo trovare una delle chiavi per aprire le porte del passato e unire le parole al pensiero, dando inizio alla nostra storia fatta di accoglienza di ricevere l’altro e dividere con lui il pane.

Il pastore, nel presepe sulla barca, non porta doni, ma una pecora per avere latte e lana per combattere la fame e difendersi dal freddo. Ho toccato con le mani la barca per sentire la creatività dei pescatori con cui hanno progettato il loro presepe, soprattutto per sentire la loro esperienza del mare e la loro sensibilità di soccorrere i disperati. Poi ho fotografato per documentare con la fotografia tutto il dolore di chi rischia la vita sfidando la morte, per avere un futuro e trovare una terra in cui vivere il tempo.

Nel 2023 la fuga dei migranti dalla guerra e dalla schiavitù è stata inarrestabile ed in aumento verso l’Europa. E i morti sono stati 2271, 8 per ogni giorno. I migranti non hanno casa, non fanno il presepe e non festeggiano il Natale…

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immagine di copertina U presèpiu è ‘nna questione fra tterra e cielu

U presèpiu è ‘nna questione fra tterra e cielu

Visioni
di Gigi Mangia

È NNATU

Scinde nu friddu jancu comu nive
e nne ‘ncaddara l’anima te scelu
mentruttantu ‘a tramuntana nchiana
cu ppuliza le stelle te lu celu

Poi se dduma lu core te sparanza
‘llucìscene vagnuni e ppecurari
se pàrtene li Rre pe’ la crianza
e lla terra se nzura cu lli mari

È nnatu e già lu sàpene a ‘gna bbanda

ha nduttu ‘na via nova te culori
‘impastata te nnucenza e dde pardunu
fra ll’àngili bbabbati a unu unu
cu lle cumete ricche t’addhri amori.

Giuseppe Greco

È Natale, festa in tutto il mondo. In tutte le case si fa il Presepe, rinnovando l’insegnamento di San Francesco iniziato 800 anni fa. L’ uomo cammina ancora, cerca smarrito la pace, si sente orfano di umanità. L’ uomo ha perso la capacità di guardare la Natura, di trovare nei suoi occhi l’azzurro del cielo, di sentire sulla pelle il sapore del mare. Natale è tempo di Pace, utile per accendere il desiderio di avere un futuro migliore, un sogno d’amore. Auguri a tutti di un felice Natale e per il nuovo anno che verrà.

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Lo sfregio del volto della donna

Visioni
di Gigi Mangia

A Palma di Montechiaro, paese poco lontano da Agrigento, Rosario Gioacchino Morgana, di 48 anni, ha sfregiato con l’acido il volto della moglie, la quale era tornata a casa per prendere i suoi abiti.

La donna aveva già denunciato l’uomo per violenza ed era in un centro protetto. Non è il primo uomo violento che sfregia con l’acido il volto della donna, perché é un comportamento violento che si ripete ed ha radici culturali profonde.

É il modello più violento del patriarcato nel costume sociale della storia quello che porta l’uomo a declinare il senso di superiorità del maschio sulla donna, al suo essere primo padrone esclusivo del corpo femminile e del godimento della sua bellezza del corpo inteso come carne.

La pulsione del possesso, fondata sulla forza porta l’uomo patriarcale all’incapacità di non essere capace di perdere e quindi a usare la violenza e l’odio come bisogno di distruggere, sfregiando il volto della donna, la bellezza della sua identità unica ed esclusiva raccontata con gli occhi profondi e affascinanti nel suo modo di guardare dove emerge la bellezza del volto e creatività emotiva del parlare con gli occhi senza usare le parole.

La bellezza del volto della donna é all’origine dell’invidia della violenza del maschio, il quale lo porta a sfregiare il volto e fissare così nel volto sfregiato, la bandiera della sua vittoria. L’uomo violento si nutre e vive dell’odio verso la donna, che una volta ferita e per sempre sfregiata non avrà mai più amore ma solo solitudine e miserevole comprensione. Lo stupro e lo sfregio del volto del corpo della donna, sono le forme di violenza che non possono avere perdono, ma solo condanna: sempre, sempre, sempre! Con tutta la nostra forza.
Il 10 dicembre é la giornata Internazionale della proclamazione dei diritti universali proclamati dall’ONU, dedichiamo questa giornata alle donne alle quali sono negati diritti fondamentali, dalla libertà al rispetto del loro corpo e alle bambine dell’Afghanistan alle quali é negata la scuola appena arrivano le mestruazioni quindi l’istruzione, il diritto fondamentale alla formazione affettiva ed intellettiva.

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immagine di copertina Lettera aperta<br>Con più cultura si vince la violenza.La paura del buio

Lettera aperta
Con più cultura si vince la violenza.La paura del buio

Visioni
di Gigi Mangia

l buio fa paura, quando si é soli, quando si scopre di essere deboli, di essere esposti al pericolo, di subire violenza: é la donna quella ad essere più esposta alla violenza, a subire la paura del buio, a sentirsi sola, bisognosa di protezione.

Nelle strade deserte e buie della città, si manifesta ed agisce la pulsione aggressiva del maschio violento, cacciatore di giovani donne. Il buio della città é silenzio vuoto, abitato da ombre mute, nelle piazze con le Chiese mute. Se chiedi aiuto nessuno ti risponde. Senza luce la paura disorienta la donna, la quale perde le forze e diventa facile preda del maschio, lupo nella notte.

C’é una letteratura ed una sociologia falsa e faziosa, che lega l’origine della violenza sulle donne ed il femminicidio alle periferie, e colpevolizza le donne ritenute imprudenti perché le frequentano di notte. É la paura del buio quella che cancella e nega la libertà e la sicurezza alle donne ma é la politica che non vede e colpevolmente ignora il problema colpevolizzando la donna.

La perdita del rispetto di sicurezza e di essere libera nelle donne, di non essere insultate, apostrofate, di non essere percepite carne per i maschi, lupi di notte, è un modello sociale e culturale che deve essere affrontato con tutti i soggetti che partecipano al governo della città.

Bisogna lottare per disegnare una città libera dalla paura del buio e garantire a tutti la libertà e la sicurezza lontana dai pericoli per le donne ed in particolare per le persone disabili, le quali sono più esposte al pericolo della violenza. Bisogna trovare le parole del dialogo e i valori morali per rinnovare i nostri comportamenti. Si deve muovere la politica e non basta il coinvolgimento della scuola chiamata al compito dell’educazione dei sentimenti.

Serve un impegno straordinario, come é quello di realizzare un Welfare sociale e culturale coinvolgendo: i teatri, i musei, le biblioteche, il cinema, lo sport e l’università per superare il narcisismo del soggetto perfetto, lucido, curato con le creme di bellezza, ma vuoto nei valori, schiacciato dal presente, vissuto nei social attraverso i meme.

Manca il dialogo si é spenta l’empatia, si é perso il piacere della cura e della simpatia, dell’amore del volto dell’Altro. La città rappresentata nei social é consumo senza vita ed ha perso la forza di guardare al futuro, infatti la nuova generazione Z é triste, ansiosa, schiacciata dal dramma e dalla paura di avere come prospettiva anni difficili di vita. La vita della città é ferma, senza colori, perché si é spenta l’utilità del vivere sociale felice. La cultura insegna a vivere il tempo e a non avere paura di invecchiare. La città senza cultura é un deserto, il pensiero é vuoto senza la luce quando il cielo perde la poesia, trionfa la paura.

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immagine di copertina La violenza contro le donne nasce nel patriarcato, nelle parole, negli aggettivi

La violenza contro le donne nasce nel patriarcato, nelle parole, negli aggettivi

Visioni
di Gigi Mangia

Quando c’è un femminicidio pensiamo subito al mostroperché non vogliamoaffrontare il vero problema: la violenza contro le donne.

La morte incomprensibile della giovanissima Giulia Cecchettin, dovuta alla mano feroce di un giovane “suo fidanzato”, ragazzo perfetto di famiglia benestante, causa sgomento sociale. Si disegna il volto del mostro e si bussa al portone della scuola, dove riflettere e fare un minuto di silenzio, per capire.

Alla scuola si propone il compito dell’educazione dei sentimenti, mentre solo appena venti giorni fa, in Senato è stato bocciato un emendamento sull’educazione sessuale a scuola con urla e insulti da un parlamentare “Rossano Sasso” il quale aveva avuto in passato il ruolo di viceministro proprio nell’istruzione. Questa è la politica. La classe politica si è poco interessata in passato e poco ha fatto su quale modello di cittadino formare, venendo meno anche all’attuazione della Costituzione e ha delegato il compito alla scuola senza dare i mezzi e le risorse per attuarlo. È vero. La scuola ha una grande forza e ha un sicuro patrimonio di pedagogia sociale per realizzare il percorso del superamento della violenza contro le donne attraverso l’educazione.

“Un bambino, un insegnante, un libro, un quaderno, una penna possono cambiare il mondo solo se non sono lasciati soli e vanno perciò aiutati e assecondati” Malala Yousafzai. Spetta alla scuola il compito di educare a trovare e a maturare una grammatica rispettosa delle diversità, declinata nelle parole e negli aggettivi in cui, con forza, trova luce la soggettività di tutti e di ciascuno. Bisogna riconoscere la differenza fra uomo e donna in cui la donna è superiore nella capacità di amare e di sentire l’Altro. Bisogna educare a superare il buio dell’odio, che dal profondo accende nelle viscere del maschio la violenza contro la donna quando sente la fine del rapporto perché lo subisce come sconfitta, come perdita del suo potere sulla donna di cui percepisce il corpo come sua proprietà esclusiva.

La scuola inclusiva rende la città più felice e più accogliente: eguaglianza, pluralismo, riconoscimento e valorizzazione delle diversità favoriscono un percorso rispettoso dei bisogni che nel dialogo educativo emergono e si manifestano riconoscendosi. La violenza contro le donne nasce nella società, scorre nelle parole, l’invenzione del mostro serve per nascondere alla storia l’origine della violenza contro le donne nella storia e nelle religioni.

Viviamo il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, per capire come poter scrivere la parola “fine” al patriarcato e liberare tutte le donne da qualunque forma di violenza.

La diversità che mi fece stupendo

e colorò di tinte disperate

una vita non mia, mi fa ancora

sordo a comuni istinti, fuori dalla

funzione che rende gli uomini servi

e liberi.

Versi di Pierpaolo Pasolini, Poesie Inedite 1964.

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immagine di copertina Vivere ancora di filosofia

Vivere ancora di filosofia

Visioni
di Gigi Mangia

l 16 novembre é la giornata mondiale del filosofo, una figura ancora viva e utile al pensiero che resiste nel tempo che ci aiuta a superare la crisi e la paura dell’intelligenza artificiale.

La scuola e tutta la Accademia sono coinvolte nell’ approfondire il ruolo dell’intelligenza artificiale e in particolare la crisi dell’uomo il quale si sente privato dei mezzi dell’intelligenza e quindi dell’esercizio del pensiero.

Pensare vuol dire indagare, stabilire relazioni, dialogare con diverso, tessere il filo dell’essere. L’intelligenza artificiale sicuramente risolve moltissimi problemi, scrive testi, progetta paesaggi, risolve teoremi; il limite dell’intelligenza artificiale é quello di non avere la soggettività cioé l’intelligenza artificiale non é soggetto e quindi manca di coscienza, non ha il metro della valutazione.

Al contrario il filosofo si muove interrogando l’uomo, affronta i suoi problemi, lo accompagna nel suo percorso del tempo, lo guida nell’intelligenza.

La giornata mondiale del filosofo certifica ancor di più l’importanza della filosofia e il ruolo di maestro del filosofo. Sono passati secoli ma Socrate é ancora vivo ed é utilissimo al nostro tempo ancor di più per non subire la paura dell’intelligenza artificiale ma trovare modi e tempi per discutere nella scuola che non ha paura e sente invece di avere un grande ruolo nel progettare il futuro che vogliamo essere.

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immagine di copertina La striscia di Gaza diventa terra di inferno

La striscia di Gaza diventa terra di inferno

Visioni
di Gigi mangia

In Palestina, nella terra d’inferno, é sospesa la vita, si é spenta la ragione, c’è solo sante, odio, morte e violenza. Il numero dei palestinesi morti ha raggiunto 11 mila : 3350 sono bambini, 2700 donne, è più di 27000 sono i feriti.

Nella terra del Medio oriente dove le religioni monoteiste, ebraica, cristiana e islamica, spesso sono coinvolte dalla politica e la guerra diventa devastante, il tempo di vita sospeso. Sono ormai 50000 le donne incinta e per loro partorire vuol dire superare condizioni esasperate indicibili, sfidare la morte perché le donne partoriscono lungo le strade, tra le macerie e abortiscono a causa del freddo e della fame.

Negli ospedali non c’é posto, manca l’energia e le sale parto sono inutilizzabili a causa delle bombe. La violenza cieca della guerra non risparmia e colpisce la vita dei bambini. La città di Gaza é un cimitero di bambini, infatti più di tutti , sono i bambini a pagare la guerra con la loro vita. Per loro dal Cielo non arrivano sogni ma bombe, non ci sono stelle. Il rumore delle bombe, di 900kg proibite da sganciare nei centri abitati, riempié di terrore il buio della notte.

L’aria ha il sapore dell’odio, l’odore del sangue innocente. I bambini senza sogni conoscono solo la paura della guerra nel buio freddo e disperato, senza avere un letto e il conforto caldo delle braccia della mamma. Ai bambini palestinesi la guerra ha tolto il cielo, ha negato l’acqua e il pane e ha dato loro l’odio come vita, solo che i bambini non sanno odiare, sono solo capaci di amare. Chiedere la fine della guerra e il riparo dei bambini innocenti che la subiscono non é praticare una facile utopia, al contrario manifestare un vero desiderio di pace, di rispetto della vita di chi é nato per non odiare l’altro.
Stiamo male e subiamo il presente da sconfitti. Certo vivere in un mondo pieno di guerre vuol dire abitare un tempo infelice e vedere sempre più lontano il futuro. Ormai i morti sono troppi ed é urgente perció fermare la guerra che puó portare soltanto l’odio tra i popoli e quindi favorire la guerra voluta da Hamas.

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immagine di copertina Hamas

Hamas

Visioni
di Gigi Mangia

Hamas usa il corpo come arma di guerra, lo svuota del valore, lo priva dell’umano. Lo fecero i nazisti nella guerra agli ebrei. Il corpo diventa arma di paura, disorienta la ragione, togliendole ogni fiducia. Il video in rete delle donne ostaggio di Hamas serve per colpevolizzare Israele per la sua incapacità di liberare gli ostaggi e nel frattempo la forza , la fiducia dei miliziani islamici al leader di Hamas. Per i sequestrati la morte è certa, per noi la loro liberazione è una guerra persa. Nel suo articolo pubblicato su La stampa, Domenico Chirico lo descrive con straordinaria lucidità anche perché egli stesso è stato prigioniero come ostaggio di guerra.

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immagine di copertina Silvia. Matteo. Gayan.

Silvia. Matteo. Gayan.

Visioni
di Adania Shibli

*Racconto scritto nell’ambito di Jawla Fi Salento, Diario mediterraneo tra Jonio, Adriatico e Capo di Leuca Incontri letterari realizzati a cura di Monica Ruocco per Teatro dei Luoghi/Fineterra 2017

Silvia

Il giorno che entrò in mare, lasciò crescere una delle sue unghie. 

Subito dopo smarrì le linee dei suoi passi. Sulla barca, il costante dondolio è diventato parte integrante del suo corpo, per le correzioni che si devono al movimento del mare. Veleggiando, questo movimento costante è diventato poi l’essenza della sua libertà, ciò che rimette in gioco le possibilità ad ogni deviazione della rotta e ad ogni salto di vento. 

A volte il mare si cheta e lo sciabordio della barca svanisce, a volte invece infuria e scuote la mente. Allora quando il bianco delle onde si rompe sulla fiancata e il vento strazia le sue orecchie e affoga le sue urla, lei pensa alla paura.

La cosa più spaventosa in mare è la notte. Un manto nero che avvolge il mondo, trafitto solo da piccoli aghi di luce tremolante. Se invece nuvole pesanti riempiono l’aria intorno, il nero diventa profondo come la paura, fino a che la comparsa del sole la fa evaporare. 

Con il sole appare la terra a galleggiare sulla foschia lontana. Dai confini della terra onde marroni, gialle e verdi salgono al cielo. Lo stesso vento che muove le sue vele, scuote adesso quei fianchi marroni, gialli e verdi. E lei una donna del mare è spinta dolcemente verso la baia tranquilla. 

Lei guarda l’unghia lunga del suo mignolino, è diventata rossa come i suoi capelli. Per tutte le volte che l’ha usata a grattare via i fiori di ruggine sulla sua bussola. Lei torna a vivere grattando via questo rosso dall’unghia, così i suoi continui movimenti e quelli a venire saranno conseguenza della musica piuttosto che delle onde. 

Matteo

Il costante dondolio è quello dei suoi passi mai rettilinei, per le correzioni che si pagano ad un terreno volubile. Questo movimento costante è l’essenza della sua libertà, ciò che rimette in gioco le possibilità ad ogni deviazione della rotta e ad ogni salto di vento. Lui continua a battere il tamburo fra le sue mani. All’inizio sente il mare suonare, le sartie come le corde di un violino e i fianchi della barca come la pelle di un tamburo. Poi l’acqua sparisce nel vento del nord o del sud, disegnando cosi il confine della costa. Sulla terra, un mare giallo di tabacco raccolto e di campi di grano, ricorda il sole, sotto i cui colpi la pelle dei contadini è diventata marrone, come ruggine. Ma un giorno i contadini del casale di Carignano si sono ribellati, nella terra dell’Arneo negli anni 50’, come gli  aveva insegnato a fare il corpo delle tarantateattraverso gli anni, stagione dopo stagione. Quella volta, con il movimento dei corpi dei contadini, al posto della pizzica si udirono i colpi dei proiettili, sparati dai soldati che vennero a fermarli. Quei fottuti soldati come si direbbe ad un amico. Con la sua musica, lui calmerà il rancore di chi cammina diritto, degli uomini e delle donne che lavorano duramente. Il vento che viene dal sud, essi lo malediranno per averli resi cupi e volitivi, e se verrà dal nord seccherà i loro cuori come fa con i campi d’estate. Stanchi, morsi o depressi, sotto l’effetto di questi umori diversi balleranno la sua musica, leggeri come la schiuma. Ma un’altra raccolta li aspetta e a ricordarglielo ci sono le verdi onde sui vigneti. Una volta che il sole avrà riempito i grappoli, essi saranno spediti al nord. Soltanto un po’ resterà per questi contadini, solo un pò da spremere dentro le bottiglie. Assaggiando quel vino essi si sentono per un momento dei conti o delle contesse ad un ballo, e cosi sparisce in bocca il sapore amaro delle loro vite.      

Gayan

Quando chiude i suoi occhi, sente l’acqua gorgogliare sotto di se, poi il rumore forte delle onde gli ricorda la paura. Non la sua paura, che come un legno secco non riverbera, ma quella degli uomini che il mare lo attraversano per disperazione. Come fanno a non impazzire davanti alla furia del mare, che è solo un eco degli inferi profondi che si stendono sotto di essi? L’acqua che ha portato con se è finita da tempo. Sotto i colpi del sole si è fatta nuvola, prima di riapparire lontano come veleno. Come la ruggine che si rannicchia sotto il radiatore del bagno dell’hotel, dove lui ne combatte l’espansione da piccoli puntini in ampie macchie. Lui li friziona gentilmente, con pezze asciutte ogni giorno, come fossero i suoi animali. La ruggine origina da un fenomeno di corrosione dei materiali ferrosi, favorito dall’ossigeno. L’ossidazione ha bisogno di un mezzo, come l’acqua, per avvenire. Il sale nell’acqua velocizza il processo come un catalizzatore.

Anche la luce ultravioletta del sole, contribuisce al processo, provocando lo sbiancamento del metallo. Cosi lui combatte ogni giorno con il mare, il sole e il vento. Quando finisce, come può, di frizionare le macchie di ruggine, corre nella sala da pranzo dell’hotel, per servire il cibo e il vino ai clienti. Prima della fine del suo turno, riesce, a volte, a salvare un po’ di vino per se, per far sparire il sapore amaro dei rimproveri che il capo versa generosamente sul suo animo stanco.

Questo costante dondolio è quello dei suoi passi ora non più rettilinei, per le correzioni che si pagano ad un pavimento volubile, bevendo del vino. Questo movimento è l’essenza della sua libertà, ciò che rimette in gioco le possibilità ad ogni deviazione della rotta e ad ogni salto di vento. Lui continua a pulire la sala da pranzo. 

Adania Shibli, scrittrice palestinese. Laureata in Comunicazione e Giornalismo presso l’Università Ebraica di Gerusalemme, con un dottorato in media e studi culturali presso la University of East London, Adania Shibli è una delle autrici comprese nell’elenco dei giovani scrittori di lingua araba più promettenti individuati dal progetto Beirut39. In Italia sono state tradotte e pubblicate due sue opere: Sensi e Pallidi segni di quiete, che raccoglie alcuni suoi racconti.

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La lotta contro la fame nel mondo

Visioni
di Gigi Mangia

Il 16 ottobre é stata la giornata internazionale dell’alimentazione, una giornata di riflessione sulla lotta della fame nel mondo
Uno dei diritti umani fondamentali negato é quello dell’alimentazione, se milioni non hanno cibo , il 30% viene sprecato e milioni di bambini muoiono di fame. Il grande problema dell’agricoltura è quello dello sfruttamento della terra e dello spreco dell’acqua.

Bisogna rivoluzionare il sistema di produrre e capire che : la salute dell’uomo é possibile solo se ci si impegna per la difesa della salute del pianeta. Questo principio non é un’idea utopica di speranza ma una visione consapevole della crisi climatica fortemente minacciosa della salute della vita nel pianeta. Si impone una rigenerazione profonda del sistema da raccontare con parole Francescane nelle scuole, nei musei, nelle biblioteche per educare le nuove generazioni ad avere amore e rispetto verso la natura. Dobbiamo tutti sentirci impegnati a promuovere un modello di ecologia culturale che spinga gli Stati a promuovere i diritti universali dell’uomo.

La globalizzazione dei diritti universali dell’uomo é possibile sono se dichiariamo come diritto universale il demanio del pianeta per curare i boschi e le foreste; la tutela dei ghiacciai; la difesa del mare; la lotta allo spreco dell’acqua; la violazione e l’impiego dei veleni nell’agricoltura. L’impegno civile della lotta contro la fame dipende dall’uomo il quale ha perso la ragione perdendo le parole più importanti per orientare l’educazione delle nuove generazioni ad avere rispetto della natura. La natura verso l’uomo non usa vendetta ma chiede invece rispetto e conoscenza. Per costruire un futuro dei popoli senza fame bisogna cambiare il nostro comportamento, come continuare a vivere il tempo e occupare lo spazio. La terra ci chiede di agire e di non stare fermi.

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