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Febbraio 2021


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Ennio Marchetto

The Living Paper Cartoon

immagine di copertina Il miracolo della semplicità

Il miracolo della semplicità

Aida Project. Intervista a Elena Bucci

Interviste
di Eleonora Tricarico

AIDA, un progetto alla ricerca dell’identità comune. Come
si può descrivere la fase sviluppata insieme?

Il lavoro in occasione del progetto AIDA è stato estremamente emozionante e ricco. Ancora una volta il potere del teatro, innestato su una realtà virtuosa come quella di Cantieri Teatrali Koreja, ha dato i suoi frutti. Persone e saperi, compiti e piaceri, vita quotidiana e vita artistica, pensiero, creazione, organizzazione e comunicazione con il pubblico si sono amalgamati con singolare armonia, rispettando le caratteristiche meravigliose della terra di origine e aprendo lo sguardo al mondo.

Ci siamo ritrovate a respirare e a creare insieme con molta
naturalezza, confermando quanto la frequentazione e le esperienze vissute con
intensità e reciproca partecipazione possano creare un terreno fertile per
nuove fioriture.

In virtù dell’attuale situazione, vi è stata una
discrepanza tra l’idea iniziale e quella sviluppata sul palco dei Cantieri
Teatrali Koreja, come avete affrontato il cambiamento?

Abbiamo accolto come elemento di ispirazione le difficoltà
del momento presente. La pandemia e l’emergenza sanitaria ci hanno privato dei
teatri, del pubblico, del nostro abituale ruolo all’interno della comunità, ma
allo stesso tempo ci hanno consegnato il compito prezioso e insostituibile di
trasformare la paura in energia, la tentazione alla chiusura in solidarietà, la
solitudine in raccoglimento pronto ad aprirsi a nuovi progetti. Ci siamo
trovati a considerare altri mezzi di comunicazione con il pubblico, a studiare
come tradurre in video il nostro lavoro in teatro, a scoprire come e quanto
possiamo trasmettere emozione attraverso i media, la scrittura, la fotografia,
il cinema. Ci siamo interrogate se e quanto debba trasformarsi l’arte della recitazione
per adattarsi a questi mezzi di comunicazione e abbiamo immaginato nuove forme
di spettacolo che raccontino anche a un pubblico distante e disabituato la
bellezza e il fascino del lavoro creativo.

Su cosa si è concentrato, in particolare, il vostro
lavoro?

Abbiamo lavorato intorno al pensiero e alla pratica
dell’autenticità e della qualità, concetti e risultati assai difficili da
definire e raggiungere. Abbiamo convenuto e messo in prova il fatto
inequivocabile che la loro ricerca garantisce il passaggio dell’emozione,
almeno in parte, attraverso qualsiasi mezzo.

Nel nuovo silenzio delle clausure, nel recinto delle
limitazioni e nell’obbligo alla distanza abbiamo riscoperto il calore della
vita comunitaria e dell’empatia, la fortuna di avere un teatro a disposizione
per lo studio, la preziosità di ritrovare il tempo del pensiero, della riflessione,
della scrittura.

Abbiamo subito ritrovato la capacità di ascolto e reazione
del gruppo che facilita lo slancio creativo del singolo già sperimentata nel
corso del lavoro precedente e l’abbiamo approfondita cercandone tutte le
possibili sfumature al presente.

Abbiamo sentito la necessità naturale di praticare tutti i
linguaggi e di mescolarli, allenandoci a non porci barriere mentali ma
lasciandoli scivolare gli uni negli altri: canto, danza, scrittura, dialetti,
lingue di origine, lingue straniere e inventate sono diventate l’idioma
condiviso di questa compagnia.

Abbiamo aperto i nostri quaderni di appunti comunicandone il
contenuto e trasformandolo.

Elena Bucci è un nome noto e un punto di riferimento sia
a livello nazionale che a livello internazionale. Inoltre, anche un richiamo importante
quando si parla di “Heroides”, il lavoro sviluppato in precedenza con il
direttore artistico di Koreja, Salvatore Tramacere. Quanto ciò ha influenzato
gli approcci futuri?

Ho invitato e incoraggiato le attrici autrici a sentirsi
Heroides, eroine della contemporaneità che non scrivono soltanto agli amati, ma
a tutto il mondo.

Ne sono usciti racconti che ho trovato molto originali e
sinceri e allo stesso tempo pieni di potenzialità drammaturgiche. 

Ho definito così, con indicazioni diverse per ogni autrice,
alcuni percorsi di studio che potranno essere realizzati sia singolarmente, sia
intrecciati gli uni agli altri.

Abbiamo tracciato una mappa di racconti sospesi tra
invenzione e autobiografia che potranno espandersi in molteplici direzioni
sviluppando la speciale qualità che abbiamo afferrato che ci ha permesso di
ridere fino alle lacrime e poi commuoverci, sentendo con forza la funzione
catartica del teatro e la sua capacità di generare immagini e scritture che,
partendo dal particolare, diventano storia di tutti.

Qualcuno ha cominciato una ricerca sulle origini del
linguaggio e degli alfabeti comparando più lingue praticate e amate, sia nella
vita che nel teatro, ricavandone un racconto imprevedibile, qualcuno ha
disegnato un ritratto tragico e comico di una giovane artista in cerca di lavoro,
qualcuno ha sfiorato il mistero del silenzio e della parola ritrovando racconti
del passato, qualcuno ha scritto e agito il mistero dell’attesa e dello sguardo
poetico che diventa scrittura, qualcuno ha rivissuto attraverso figure mitiche
drammi e paure personali e universali. Nello spazio vuoto, con l’aiuto di
pochissimi elementi, ho visto disegnarsi il potenziale di molti inaspettati
spettacoli.

Ho invitato le artiste a prendere nota di ogni momento di
studio e di pensiero facendone un diario aperto da consultare, approfondire,
continuare e le ho invitate a portare a termine, anche in differenti esiti e
direzioni, la drammaturgia d parole, gesti, silenzi, canti che abbiamo
cominciato insieme.

Non vedo l’ora di tornare ad incontrarle, mentre continuiamo
a vivere il regalo di quei giorni magici attraverso lettere, lavoro, pensieri
che si intrecciano a distanza, facendoci sentire vicine e parte della infinita tribù
viaggiante del teatro.

prossimi Appuntamenti

14, 15 dic

Teatri di Vita

Le Amarezze

20 dic

CapoTrave

Le volpi

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06 dic

Heroides

10 dic

LàQua

11 dic

LàQua