where language moves > Yvonne Rainer, Cesare Pietroiusti
13 dicembre, ore 19:00
Foyer Teatro Koreja
ingresso gratuito
Il 13 dicembre, alle ore 19:00, nel Foyer del Teatro Koreja, presenteremo where language moves, un percorso di pratiche laboratoriali e performative a cura di studioconcreto.
Per l’occasione, una lezione performativa di Cesare Pietroiusti introdurrà Hand Movie di Yvonne Rainer, iconica opera video in cui l’artista riprende la propria mano nell’atto di sottrarsi a ogni definizione e significato. Il video sarà visibile nel Foyer del teatro dal 13 dicembre 2025 al 15 febbraio 2026.
Hand Movie è il primo film di una serie nota come 5 Easy Pieces in cui Yvonne Rainer mostra la sua mano impegnata in azioni non funzionali: un tentativo di liberare l’articolazione delle dita in unità autonome, non più subordinate alla coordinazione dell’arto. La mano assume così un’opacità semiotica, restituendo una visione pura del suo essere muscolare. Al centro della ricerca dell’artista – nota per essere tra i membri fondatori del collettivo Judson Dance Theater – vi è infatti un’attenzione profonda alla materialità del corpo e ai movimenti che resistono alla perfezione tecnica e al virtuosismo teatrale.
L’evento è gratuito, accessibile a pubblico sordo e udente grazie al servizio di interpretariato LIS finanziato dal Fondo per l’inclusione delle persone sorde e con ipoacusia, D.P.C.M. 14.02.2023 – Convenzione Università del Salento – ENS Puglia.
Crediti
Yvonne Rainer, Hand Movie,1966, film 8 mm trasferito su video (bianco e nero, muto), 8′
13 dicembre 2025 – 15 febbraio 2026
Foyer Teatro Koreja, Lecce
Image courtesy of the Video Data Bank at the School of the Art Institute of Chicago
Yvonne Rainer (San Francisco, 1934) è una figura chiave della post-modern dance. Dopo aver studiato danza con Graham, Cunningham e Halprin, nel 1962 è tra i fondatori del Judson Dance Theater, dove sviluppa una pratica radicale che rifiuta la spettacolarità a favore dell’oggettività del gesto quotidiano. Con opere come Trio A (1966), Rainer promuove un’estetica minimalista e antinarrativa, influenzata dal pensiero compositivo di Robert Dunn. Negli anni ’70 si dedica al cinema sperimentale con film come Lives of Performers (1972) e Murder and Murder (1996), affrontando temi politici e femministi. Torna alla coreografia nel 2000, su invito di Mikhail Baryshnikov, continuando a esplorare la relazione tra danza, linguaggio e critica sociale. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui il MacArthur Fellowship e due Guggenheim Fellowships. La sua poetica ha ridefinito in modo duraturo la funzione del corpo nella danza contemporanea.
