La ricostruzione della città di Gaza nel rispetto della sua storia
Visioni
di Gigi Mangia
La ricostruzione dei luoghi, distrutti dalla guerra della città, è sempre un grande affare di miliardi nelle mani dei potenti vincitori: per ricostruire Gaza City servono più di 70 miliardi di dollari. Alla ricostruzione partecipa l’Italia, il politecnico di Bari che sono noti anche gli interessi del governo italiano nella ricerca di petrolio nel Mediterraneo orientale, dove opera l’Eni, il cane a sei zampe. Gli ingegneri e gli architetti italiani sono stati quelli più bravi e più capaci di ricostruire i luoghi e le città distrutte dalle guerre. La ricostruzione della striscia di Gaza è più difficile, perché oltre all’arte del costruire, serve avere rispetto della storia, onorare il popolo e la sua memoria. Le macerie di Gaza sembrano ai nostri occhi un paesaggio in bianco e nero, ma rappresentano il terrore della morte di 70 mila palestinesi: donne, bambini, volontari, tutti morti innocenti. Sotto quelle macerie ci sono i loro corpi, i palestinesi aspettano la loro sepoltura, che forse mai ci sarà, lasciando un dolore che nel tempo potrebbe diventare odio, terrorismo contro l’occidente. Quei rifiuti sono: la distruzione dell’archivio, del museo, del patrimonio archeologico, delle biblioteche, teatri e scuole, e di Porfirio, l’identità della città. Per rispettare la storia di Gaza, una delle città più antiche del medioriente, serve una ricostruzione “riparatrice”, un’architettura capace di disegnare una città che cancelli il progetto genicidiario d’Israele, il quale voleva cancellare dalla storia il popolo palestinese. La costruzione quindi deve essere quella fatta per gli occhi dei Gazawi.
Il genocidio è stato la follia della politica, la sconfitta del diritto internazionale. Servono parole nuove per scrivere pagine di pace: cambiare il nome del mar Mediterraneo . Non chiamarlo più “mare nostrum”, ma mare mediterraneo, dei popoli, dell’accoglienza e della convivialità. Cercare e chiedere al filosofo Socrate l’aiuto di essere capaci di pensare, liberi di scegliere e di decidere, di non essere indifferenti al male.
