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CARI SPETTATORI

immagine di copertina Abbattere il muro del silenzio

Abbattere il muro del silenzio

Visioni
di Gigi Mangia

Le ore sporche dalla guerra dei bambini di Gaza.
Non esiste vita di notte nella città di Gaza, finita nel buio profondo, attraversato dall’umore assordante delle bombe. La città è circondata: da carri armati, bulldozer, elicotteri e grandi macchine di scasso per distruggere la città ed il labirinto sotterraneo di Hamas.

Un paesaggio di pietre, senza luci di notte, non si vede, si sente la polvere nell’aria , gli odori della guerra, il silenzio dei morti. Senza le strade i bambini camminano sulle pietre. I loro passi sono difficili, non lasciano impronte sulla terra. La città ha perso le sue piazze, le università, gli ospedali; i bambini, le case e le scuole, i parchi e i giardini. Per i bambini è difficile, straordinariamente faticoso, abitare il tempo in cui non hanno una casa dove dormire, una scuola dove studiare, un parco dove giocare. Per i bambini di Gaza non esiste più l’alternanza del buio con la luce: il giorno non è più per loro la misura del vivere quotidiano.

Sono nati senza una città, con l’infanzia negata. Sotto il cielo di Gaza ci sono solo macerie: non si sentono voci, non si vedono luci, non si crede più perché anche Dio, come i morti, è sepolto sotto le macerie. Il paesaggio di Gaza, ormai distrutto, era bello, ricco di alberi di ulivo, di mandarini e di campi di fragole. Anche l’azzurro mare è diventato tristezza perché si vedono bella terra solo distruzione di case, il volto più vero di una guerra violenta. La terra senza gli alberi, senza l’impronta dei piedi, dei passi del cammino, è deserto e terra senza vita, muta sotto il cielo.

I bambini sopravvissuti alla guerra hanno tempi difficili, non sanno come vivere. Non vanno a scuola e passano lunghe ore in fila per riuscire a prendere l’acqua e il pane. Le ore e i loro giorni sono ore sporche dalla guerra, fatte di sofferenza, umiliazione, e grande noia. Sono bambini denutriti, fragili e deboli, la loro crescita è esposta a gravi malattie. La guerra ha modificato la loro vita, perché ha impedito a loro l’infanzia: il tempo più bello della vita di un bambino fondamentale per fare una crescita sana.
Come cresceranno i bambini senza scuola, senza casa, senza i genitori morti in guerra?
Come cresceranno senza avere il rispetto dei loro diritti a cui è stato negato di essere bambini, il rispetto dell’infanzia?
Come sarà il futuro dei 18.000 bambini orfani vissuti nelle macerie, nella terra senza gli alberi?
Può la pedagogia curare i mali della guerra?
La guerra dell’odio ha cancellato la giustizia. Senza diritti l’uomo è nudo, perché gli manca il riconoscimento dell’umanità.
Rimane la forza delle parole per continuare a lottare: tocca alla cultura il compito di abbattere il muro del silenzio.
Non lasciamo soli i bambini di Gaza.

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