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immagine di copertina La cultura al buio

La cultura al buio

Visioni
di Gigi Mangia

In Afghanistan, la cultura è al buio: i talebani vietano la cultura, l’arte e sospendono la libertà di stampa. Alle donne è vietato lo sport ed è vietato ascoltare musica e fare arte. Musei e teatri sono chiusi. I talebani impongono la sharia per governare ed è il trionfo e la vittoria dell’Islam. I talebani cancellano i diritti promessi agli Afghani dalle potenze Occidentali. Le cancellerie internazionali si muovono secondo gli interessi economici e geopolitici dei singoli stati e trascurano il tema della difesa dei diritti.

Lo sport, l’arte, in particolare il cinema ed il teatro, sono i più colpiti dalla Sharia. Il teatro vive della creatività dell’Io. L’Io, in teatro, è senza dio, senza sesso, non ha il colore della pelle ed è libero da ogni pregiudizio. I talebani per governare sono obbligati ad emarginare le donne, escluse sia dalla cultura, che dagli studi. Sono costretti a tenere chiusi i teatri e vietare tutte le manifestazioni dell’arte attenta al sociale perché l’Afghanistan, secondo l’ONU, è in una situazione di povertà universale, cioè in una condizione ingovernabile, pronta ad esplodere.

La cultura e gli intellettuali, devono fare quello che la politica non è nelle condizioni di fare: tenere alta la voce sui diritti; documentare la violenza nelle manifestazioni dei giovani Afghani che lottano per essere liberi e per avere un futuro. Prendere iniziative e fare pressioni sul governo per non dimenticare le ottantuno giovani studentesse iscritte alla Sapienza, ma rimaste in Afghanistan, oggi impossibilitate a partire e raggiungere l’Italia. Dobbiamo fare tutto il possibile per non deluderle.

Tutte le Università devono unire la loro voce a quella della Sapienza, per avere più forza, più voce, più ascolto, sia dall’Europa, che dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, il quale ha dimostrato fermezza e profonda sensibilità nel difendere e rispettare i diritti e sta adoperandosi mettendo in campo le sue competenze, il suo ruolo istituzionale e tutto il suo prestigio. Dobbiamo scrivere una nuova pagina che servendosi della sconfitta di una guerra, iniziata vent’anni fa dopo l’11 Settembre, si possa davvero liberare il mondo dal terrorismo e dalla sharia.

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