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immagine di copertina Nadia Terranova: teorie e pratiche per maturare verso l’infanzia

Nadia Terranova: teorie e pratiche per maturare verso l’infanzia

Interviste
di Giulia Falzea

Donna. Del sud. Scrittrice.
Nadia Terranova è una delle voci e delle penne più autentiche e lucide in questi tempi oscuri. Nata a Messina nel 1978, vive a Roma. Per Einaudi Stile Libero ha scritto i romanzi “Gli anni al contrario” (2015, vincitore di numerosi premi tra cui il Bagutta Opera Prima, il Brancati e l’americano The Bridge Book Award) e “Addio fantasmi” (2018, finalista al Premio Strega, vincitore del premio Subiaco Città del libro e del premio Alassio Centolibri, in corso di traduzione in venticinque paesi tra cui gli Stati Uniti). Ha scritto anche diversi libri per ragazzi, tra cui “Bruno il bambino che imparò a volare” (Orecchio Acerbo 2012), “Casca il mondo” (Mondadori 2016) e “Omero è stato qui” (Bompiani 2019). Collabora con la Repubblica, il Foglio e altre testate.
La Terranova è quello che si dice un’intellettuale impegnata: parla di donne, di misoginia e di politica con garbo e ostinazione. Crede che la letteratura sia una parte fondamentale del portato formativo anche delle nuove generazioni. È la seconda ospite del progetto “Book Parade. La Letteratura spiegata dai ragazzi” il 16 febbraio 2020 al Teatro Koreja. Il libro che ha deciso di regalare alle studentesse dell’Istituto Cezzi di Castro Moro di Maglie è VIA GEMITO di Domenico Starnone. Ci ha spiegato perché.

D: Perché hai scelto Via Gemito come romanzo di formazione?
R: ho scelto Via Gemito perché è un testo che va nel solco della tradizione letteraria nel racconto delle propria famiglia, che vede in Italia il massimo esponente ne “Il lessico familiare” di Natalia Ginzburg e “Memorie di una ragazza per bene” di Simone de Beauvoir. C’è il racconto della propria infanzia e dell’emancipazione di una condizione familiare. Tutto questo c’è con grande onestà e altissima letteratura in Via Gemito

D: Cosa vuol dire essere un’intellettuale donna in Italia nel 2020?
R: Essere una scrittrice nel 2020 significa essere consapevoli di trovarsi in una situazione di passaggio in cui si è presa coscienza del fatto che il maschilismo è sicuramente da archiviare ed è in declino apparente. Tuttavia ci sono dei colpi di coda, perché la misoginia che oggi si vede e viene denunziata è ancora lunga a morire, ci sono molti passi da fare. La misoginia peggiore è quella sotterranea e continua ad esserci una grande differenza e sperequazione nel sistema valoriale per tutto quello che riguarda i meriti attribuiti alle donne.

D: Qual è il ruolo pedagogico della letteratura?
R: Fino a qualche tempo fa avrei risposto che la letteratura non ha alcuna valore pedagogico, in realtà oggi ritengo che ce l’abbia, e che sia probabilmente e soprattutto involontario. I libri più belli sono quelli che ci lasciano qualcosa, ma il messaggio non è quasi mai quello che intenzionalmente ci aveva messo l’autore.

D: Quale frase vorresti che ci fosse scritta nelle aule scolastiche, come memento, ad “imitazione” di quella nei tribunali “La legge è uguale per tutti”?
R: L’espressione che vorrei è “maturare verso l’infanzia”. È un’espressione utilizzata da Bruno Schulz e vorrei he fosse scritta dappertutto.

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