Gabriele Vacis/PEM
PROMETEO

La tragedia di Eschilo coglie il momento della punizione che Zeus infligge a
Prometeo. Efesto, il dio del fuoco, incatena Prometeo alla rupe. Arrivano le
Oceanine, che costituiscono il coro dell’opera. Le figlie di Oceano hanno pietà del
titano incatenato alla rupe e vogliono conoscere la sua storia. Successivamente
le raggiunge anche il padre, che si propone come mediatore tra lui e Zeus, ma
Prometeo rifiuta. A questo punto fa irruzione Io, la bellissima vergine di cui si è invaghito
Zeus ma Era, sua moglie, scoperto il tradimento del marito divino, si vendica
sulla povera Io, trasformando metà del suo corpo in quello di una giovenca.
Io è condannata a vagare per il mondo afflitta dal morso di un tafano. Prometeo
gli rivelerà il suo futuro: fra tredici generazioni partorirà un figlio che abbatterà la
tirannide di Zeus e lo libererà. Questa profezia provocherà la visita di Ermes, il messaggero:
Zeus pretende che gli sia rivelato il nome di colui che lo sottometterebbe.
L’ultimo tentativo di pace cade nel vuoto e Prometeo viene sprofondato nel Tartaro.
Lo spettacolo comincia con un prologo tratto da Esiodo che racconta l’inizio di
tutto, l’avvicendarsi delle generazioni. Prometeo appartiene alla generazione dei
titani, che dà vita a Zeus e agli dei. Ma quando la nuova generazione sfida la vecchia,
Prometeo si schiera con i giovani, con Zeus. Anche grazie a lui gli dei hanno
la meglio sui titani. Zeus, che riconosce il ruolo di Prometeo, gli affida il compito
di creare l’uomo. Ma quando scopre che gli uomini assomigliano troppo agli stessi
dei, vuole cancellarne l’esistenza. Prometeo li protegge donando loro il fuoco,
cioè la tecnologia, la scienza. Quando Zeus scopre che il suo alleato gli ha rubato
il fuoco per donarlo agli umani, si sente tradito e punisce Prometeo nel peggiore
dei modi: lo spedisce ai confini del mondo, che per i Greci era il Caucaso, e lo fa
incatenare a una rupe dove tutte le mattine un’aquila verrà a divorargli il fegato
che ogni notte gli ricresce.
Prometeo nei secoli è stato il simbolo della ribellione, colui che abbandona i suoi
perché non ne condivide i valori fondanti: la violenza e la sopraffazione. È quello
che passa dalla parte della stirpe nuova, che crede nell’intelligenza e nell’astuzia.
Prometeo è anche il difficile rapporto tra le generazioni: lui sta con i giovani, ma
quando i nuovi dei non lo comprendono si sente rinnegato. Prometeo, infatti, è il
portatore della conoscenza tecnologica e scientifica, liberata dalle catene della
superstizione e dell’ignoranza. Perché non c’è vera innovazione senza tradizione.
con Davide Antenucci, Andrea Caiazzo, Chiara Dello Iacovo, Pietro Maccabei, Eva MeskhiErica Nava, Enrica Rebaudo, Edoardo Roti, Letizia Russo, Lorenzo Tombesi, Gabriele Valchera scenografia Roberto Tarasco, regia Gabriele Vacis