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immagine di copertina Bulli non si nasce, si diventa

Bulli non si nasce, si diventa

Visioni
di Gigi Mangia

Il bullismo è il male che ho dentro; la difficoltà di vivere le mie emozioni; la fatica di fare e trovare la via alla normalità. Io godo dell’inferno delle tue emozioni, che bruciano nel silenzio la tua vita, perché io non ti so rispettare.

Il 7 febbraio, giornata Nazionale del Bullismo,
teatro Koreja l’ha vissuta con gli alunni delle scuole medie della provincia
con lo spettacolo Terry. del teatro delle Briciole.
Bisogna dire, che la settimana scorsa la Camera dei deputati ha approvato la
legge sul bullismo – ancora in attesa di approvazione dal Senato – con la quale
è stato istituito un fondo di soli 200000 euro per tutte le scuole dell’intero
Paese. L’Italia rispetto al bullismo è indietro, mentre nelle scuole dei Pesi
d’Europa esiste la figura dello psicologo, in Italia tale servizio è affidato
alle figure obiettivo e manca un finanziamento per la formazione di tutti gli
insegnanti. Il bullismo è un fenomeno generale, che riguarda tutta la società e
interessa tutte le agenzie dell’educazione, dalla scuola alla famiglia, dal
quartiere alle biblioteche.

Bulli non si nasce ma si diventa.

Woody Allen, una voce importante nel mondo
cinematografico, attento indicatore del soggetto sociale, afferma che: “viviamo
in un tempo di crisi, della morte di Dio, di Carlo Marx, della fine delle
classi sociali, della società, della crisi dell’Io, della sua frantumazione,
dell’Io liquido, dell’emergere di tante forme dell’Io fragile”.

L’Attore Davide Giordano nel suo spettacolo ha
avuto il merito di aprire, con le sue domande, le porte delle emozioni dei
preadolescenti, di quello che Platone chiamava Emozioni dell’anima e poneva
alla base dell’educazione.

lo spettacolo comincia proprio domandando,
interessando il pubblico: “chi sono Io?”

Sono l’Io handicappato, sono l’Io spastico, sono
l’Io grasso, l’Io sbruffone, l’Io faccia di topo, l’Io muso di cane. Sono Io
quello che è incapace di parlare, che ha paura e si siede all’ultimo banco per
stare solo, isolato! Io sono l’Io che sta male. Il bullo è quello che ha perso
le parole giuste e usa quelle sbagliate per fare violenza, per creare consenso,
per affermare il suo potere, la figura del bullo trova il suo agio di
esercitare il male nella figura del camaleonte stampato sulla maglietta di
Terry che ha la facoltà di mimetizzarsi, di scomparire, di nascondersi, di non
essere visto. È il bullo che trova il suo agio e il suo terreno nel Web.

La Pedagogia di Terry è quella di mettere in
evidenza l’importanza dell’educazione, dell’intelligenza emotiva come principio
educativo e formativo, in particolare dei nati digitali nel primo quinto di
secolo del terzo millennio. La famiglia, la scuola, il quartiere, la città,
sono come le vene che attraversano la rete dei rapporti nelle affettività.
L’essere corpo, nel tempo e nello spazio, vuol dire avere la percezione del
passaggio dalla realtà reale a quella virtuale, nella quale l’Io è vuoto, è un
guscio senza sentimenti, privo di passioni.

Koreja è teatro di ricerca. La sua parola
bandiera, nell’azione culturale, è quella del rispetto, del riconoscimento
dell’Altro, della sua accoglienza. La sua battaglia condivisa con le scuole, è
quella dell’educazione aperta ed attenta alla generazione dei nati digitali
perché ritiene fondamentale che abbiamo il dovere non di criminalizzare lo
Smartphone o l’IPad, ma di educare al loro uso.

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