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immagine di copertina Lettera aperta<br>Con più cultura si vince la violenza.La paura del buio

Lettera aperta
Con più cultura si vince la violenza.La paura del buio

Visioni
di Gigi Mangia

l buio fa paura, quando si é soli, quando si scopre di essere deboli, di essere esposti al pericolo, di subire violenza: é la donna quella ad essere più esposta alla violenza, a subire la paura del buio, a sentirsi sola, bisognosa di protezione.

Nelle strade deserte e buie della città, si manifesta ed agisce la pulsione aggressiva del maschio violento, cacciatore di giovani donne. Il buio della città é silenzio vuoto, abitato da ombre mute, nelle piazze con le Chiese mute. Se chiedi aiuto nessuno ti risponde. Senza luce la paura disorienta la donna, la quale perde le forze e diventa facile preda del maschio, lupo nella notte.

C’é una letteratura ed una sociologia falsa e faziosa, che lega l’origine della violenza sulle donne ed il femminicidio alle periferie, e colpevolizza le donne ritenute imprudenti perché le frequentano di notte. É la paura del buio quella che cancella e nega la libertà e la sicurezza alle donne ma é la politica che non vede e colpevolmente ignora il problema colpevolizzando la donna.

La perdita del rispetto di sicurezza e di essere libera nelle donne, di non essere insultate, apostrofate, di non essere percepite carne per i maschi, lupi di notte, è un modello sociale e culturale che deve essere affrontato con tutti i soggetti che partecipano al governo della città.

Bisogna lottare per disegnare una città libera dalla paura del buio e garantire a tutti la libertà e la sicurezza lontana dai pericoli per le donne ed in particolare per le persone disabili, le quali sono più esposte al pericolo della violenza. Bisogna trovare le parole del dialogo e i valori morali per rinnovare i nostri comportamenti. Si deve muovere la politica e non basta il coinvolgimento della scuola chiamata al compito dell’educazione dei sentimenti.

Serve un impegno straordinario, come é quello di realizzare un Welfare sociale e culturale coinvolgendo: i teatri, i musei, le biblioteche, il cinema, lo sport e l’università per superare il narcisismo del soggetto perfetto, lucido, curato con le creme di bellezza, ma vuoto nei valori, schiacciato dal presente, vissuto nei social attraverso i meme.

Manca il dialogo si é spenta l’empatia, si é perso il piacere della cura e della simpatia, dell’amore del volto dell’Altro. La città rappresentata nei social é consumo senza vita ed ha perso la forza di guardare al futuro, infatti la nuova generazione Z é triste, ansiosa, schiacciata dal dramma e dalla paura di avere come prospettiva anni difficili di vita. La vita della città é ferma, senza colori, perché si é spenta l’utilità del vivere sociale felice. La cultura insegna a vivere il tempo e a non avere paura di invecchiare. La città senza cultura é un deserto, il pensiero é vuoto senza la luce quando il cielo perde la poesia, trionfa la paura.

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