Calendario

Ottobre 2025


17 dic

Sfera Editore /Teatro koreja

Forty.40 il libro dei mutamenti


18 dic

Cristina Kristal Rizzo/ Diana Anselmo

MONUMENTUM DA


19 dic

Sfera Editore /Teatro koreja

Forty.40 il libro dei mutamenti


20 dic

Federica Rosellini

IVAN E I CANI


21 dic

Teatro Koreja in collaborazione con Babilonia Teatri

ESSERE O NON ESSERE

immagine di copertina rassegna X DI XYLELLA, BIBBIA E ALBERI SACRI

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...affinché tu ti meravigli

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Teatro Koreja in collaborazione con Potenziali Evocati Multimediali

X DI XYLELLA, BIBBIA E ALBERI SACRI

foto X DI XYLELLA, BIBBIA E ALBERI SACRI

I Pugliesi sono figli di ulivi e viti. Di olio e vino. Di oro e sangue e sole. Gli ulivi, si dice siano immortali. Nascondono nel loro attorcigliarsi, centinaia e centinaia di anni. Niente potrebbe mai distruggerli. Niente. Tranne la Xylella, che diventa qui il simbolo del dolore femminile: invisibile, silenzioso, profondo. Come gli alberi, le donne custodiscono memoria e vita. Entrambi chiedono cura, attenzione e rispetto per poter rinascere.


con Chiara Dello Iacovo, Luna Maggio, Emanuela Pisicchio, Kyara Russo Maria Tucci, Andjelka Vulic; regia Gabriele Vacis; scenofonia e allestimenti Roberto Tarasco; consulenza e coordinamento artistico Salvatore Tramacere


© KOREJA soc. coop - Impresa Sociale
via GUIDO DORSO 48/50
73100 Lecce • Italia
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immagine di copertina rassegna MISURARE IL SALTO DELLE RANE

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Carrozzeria Orfeo

MISURARE IL SALTO DELLE RANE

foto MISURARE IL SALTO DELLE RANE

Una dark comedy ambientata in un piccolo paese di pescatori negli anni ’90. Tre donne, tre stagioni della vita, intrecciano i loro destini in un paese dimenticato dal tempo, circondato da paludi e silenzi. In una comunità lacerata da lutti e violenze sommerse, il femminile si fa resistenza, alleanza, rinascita.

NOTE DI DRAMMATURGIA di Gabriele Di Luca

«Misurare il salto delle rane è un titolo enigmatico ed evocativo. La rana, creatura anfibia, vive tra due mondi: è simbolo di metamorfosi e adattamento, ma anche di resilienza e forza femminile primordiale. Il suo salto rappresenta un movimento di trasformazione, l’abbandono di uno stato precedente per approdare a uno nuovo. Questo titolo assume molteplici significati per le protagoniste: Lori è intrappolata in una stasi emotiva, incapace di compiere quel salto necessario per elaborare il lutto. Per Betti, con la sua ossessione per le gare di salto, ogni centimetro guadagnato da Froggy è una piccola vittoria contro un destino che l’ha marchiata come pazza. Iris ha già compiuto un salto significativo, abbandonando la sua vita agiata per seguire l’impulso di consegnare quel messaggio, ma si trova ora a dover decidere se continuare verso una verità potenzialmente distruttiva o retrocedere nella sicurezza delle convenzioni. Misurare questi salti è un’impresa impossibile: come quantificare il coraggio, la disperazione, la speranza? Come calcolare la distanza emotiva tra un prima e un dopo segnato dal trauma? In un contesto sociale che ha normalizzato la violenza di genere, il salto diventa anche atto politico: scegliere di non restare immobili, di non accettare passivamente il ruolo imposto. Le tre protagoniste, ciascuna a suo modo, saltano oltre le convenzioni, rifiutando di rimanere intrappolate nei ruoli prescritti di madre perfetta, donna “normale” o moglie ideale».


drammaturgia Gabriele Di Luca; regia Gabriele Di Luca e Massimiliano Setti; con Elsa Bossi (Lori), Noemi Apuzzo (Iris), Chiara Stoppa (Betti); assistente alla regia Matteo Berardinelli

immagine di copertina rassegna SPARKS

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Francesca Grilli

SPARKS

foto SPARKS

La pratica della chiromanzia, affidata a bambini che guidano gli adulti nell’azione, ribalta l’asse della trasmissione del sapere. L’infanzia diventa soggetto performativo e interprete del possibile, in un gesto che è insieme poetico e politico.

Performance esperienziale per un gruppo di spettatori con fruizione singola

nell’ambito di Where language moves progetto a cura di studioconcreto

Where language moves, è un progetto di pratiche performative in cui il corpo si configura come vettore di una particolare intelligenza sensibile: gesto, percezione e linguaggio si intrecciano generando una dinamica continua di ricerca e riflessione critica. In questo contesto, la mano assume una duplice funzione: da un lato si manifesta nella sua dimensione primaria di articolazione materica e sensoriale; dall’altro, come dispositivo semiotico e politico, capace di rinegoziare i regimi di significazione e di incidere nei processi di costruzione del senso. La mano si fa soglia, punto di contatto, luogo attraverso cui il mondo inscrive tracce sul corpo e da cui il corpo stesso attiva pratiche di senso.

Nei loro formati performativi, laboratoriali e installativi, le ricerche degli artisti coinvolti interrogano le modalità di presenza, relazione e comunicazione corporea, dando forma a spazi condivisi di immaginazione e costruzione del sapere. In queste opere, il gesto, che si presenti come anti-coreografico, oracolare o poetico, non si limita a produrre configurazioni formali, ma apre possibilità altre di presenza, relazione e ascolto. Si dischiudono così i margini per un linguaggio non codificato, non gerarchico né normativo, ma espressivo, situato e trasformativo.

Progetto finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU – PNRR M5C3 – Investimento 3 – Interventi socio-educativi strutturati per combattere la povertà educativa nel Mezzogiorno a sostegno del Terzo Settore.


creazione Francesca Grilli; parole e workshop Azzurra D’Agostino; suono Roberto Rettura; movimento Benno Steinegger; design e realizzazione copricapi Paola Villani

immagine di copertina rassegna FINALE

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Familie Flöz

FINALE

foto FINALE

Gli studi dimostrano che il battito cardiaco del pubblico in teatro si sincronizza. E se fosse il pubblico stesso il cuore del teatro? Se fosse il narratore segreto delle storie che emergono sul palcoscenico? Nel suo 30° anniversario la compagnia berlinese rende omaggio al suo pubblico, celebrando il teatro come luogo di incontro e di narrazione collettiva


di Familie Flöz; regia Hajo Schuler; co-regista Anna Kistel; con Fabian Baumgartner, Lei-Lei Bavoil, Vasko Damjanov, Almut Lustig, Mats Suthoff

immagine di copertina rassegna ABRACADABRA

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Babilonia Teatri

ABRACADABRA

foto ABRACADABRA

Abracadabra ci prende per mano e ci accompagna in territori da cui spesso scappiamo. Grazie ad alcune, iconiche, grandi illusioni, Francesco Scimemi, che ha fatto della magia comica la sua specialità, ci guida in uno spettacolo che sfuma il confine tra vita e morte e si fa ponte tra i due mondi dando forma al dolore e offrendo uno spazio in cui la magia esprime ciò che le parole non riescono a dire.


di Babilonia Teatri; con Enrico Castellani, Valeria Raimondi, Francesco Scimemi, Emanuela Villagrossi; scene e costumi Babilonia Teatri  

immagine di copertina rassegna LO SCIOPERO DELLE BAMBINE

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PEM Habitat Teatrali

LO SCIOPERO DELLE BAMBINE

l’eroicomica impresa del 1902

Giugno 1902. Il centro di Milano è attraversato da un corteo di giovanissime apprendiste sarte. Marcia verso la Camera del Lavoro cantando l’inno dei lavoratori. Sono le cosiddette “piscinine”, che in dialetto meneghino significa appunto “piccoline”. Sono tutte bambine, hanno tra i sei e i tredici anni, lavorano in ambienti insalubri e senza diritti, eppure trovano la forza di scioperare…


regia Enrico Messina; con Rossana Mola e Rita Pelusio; drammaturgia Domenico Ferrari e Enrico Messina

immagine di copertina rassegna LE COSE CHE RESTANO

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Tib Teatro

LE COSE CHE RESTANO

foto LE COSE CHE RESTANO

La memoria rappresenta da sempre, nella percezione comune, uno dei tratti distintivi dell’essere umano. La sua struttura ci rende ciò che siamo nel tempo, un naufragio continuo di persone, oggetti e sentimenti.

A raccontare in scena questa fragilità è una coppia, unita (e separata) da un tavolo con al centro una torta. Quello che stiamo vedendo accade realmente o è il tentativo di ricordare (o dimenticare) qualcosa?

dossier “Le cose che restano”

Note di Regia

Ho iniziato a lavorare su “Le cose che restano” ormai otto anni fa, guidato dalla volontà di raccontare il processo faticoso di chi si trova a dover elaborare una perdita improvvisa e lacerante, come quella causata dal suicidio della persona con cui si condivide il presente e si progetta il futuro. L’input iniziale non è stato il desiderio di ricerca antropologica o sociale, ma piuttosto, come spesso accade nei miei lavori, l’esperienza in prima persona di un evento che ho potuto osservare da vicino e che mi ha spinto ad addentrarmi in questa lunga ricerca sotterranea.

Come dicevo, il lavoro per arrivare a questa anteprima ha visto diverse tappe di studio e di ricerca. Nel 2016, con l’aiuto dell’autrice Irene Gandolfi e dell’attrice Grazia Capraro, lavorammo per quasi un anno su una prima stesura drammaturgica, che ci permise di capire che Naufragio non era solo un lavoro sul superamento del lutto, ma anche qualcosa di più stratificato, che portava con sé un ventaglio di temi, a volte contraddittori. Nell’arco degli anni (con un accento importante negli ultimi mesi) questi temi si

sono ancora di più specificati e, grazie al lavoro con il drammaturgo e dramaturg Stefano Fortin (con
cui collaboro regolarmente dal 2019) e grazie anche al contributo sul palco degli attori, posso dire che

il Naufragio che vedrete in scena è uno spettacolo riguardante i riti familiari, il linguaggio in codice dell’amore, la paura di sparire e le difficoltà del dimenticare. Temi quasi sconnessi, che tuttavia si nutrono a vicenda. Lo spettacolo si presenta come il viaggio di una donna che tenta di mettere in scena frammenti di passato, confusi con situazioni ipotetiche mai davvero accadute, ma forse auspicate. Un viaggio all’interno di una cucina essenziale durante una giornata di festeggiamenti, una cucina bianca come il mondo prima di una ferita, in cui sono presenti una torta, un caffè che non sale mai e una pioggia costante fuori dalla casa, una pioggia che rischia di inondare tutto.

Alessandro Businaro


regia e ideazione di Alessandro Businaro; drammaturgia di Stefano Fortin; suono di Dario Felli; assistenza alla regia di Chiara Businaro; con Grazia Capraro e Vassilij Gianmaria Mangheras

immagine di copertina rassegna NEL TEMPO CHE CI RESTA

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Cesar Brie / Teatro dell’Elfo

NEL TEMPO CHE CI RESTA

foto NEL TEMPO CHE CI RESTA

Elegia per Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Tra le lamiere di un cantiere abbandonato appaiono quattro figure, che il profumo delle arance ha tolto dalle ombre. Le anime di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e Agnese Piraino Leto ricordano, denunciano e si interrogano, in un amaro viaggio attraverso quello che è successo prima e dopo la loro morte: la lotta alla mafia, le vittime, i tradimenti, l’isolamento, le menzogne, l’amore e il senso di dovere…


testo e regia César Brie; con Marco Colombo Bolla, César Brie, Elena D’Agnolo, Rossella Guidotti, Donato Nubile

immagine di copertina rassegna MODUGNO, PRIMA DI VOLARE

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Teatro Koreja

MODUGNO, PRIMA DI VOLARE

foto MODUGNO, PRIMA DI VOLARE

Ancora pochi conoscono le vere origini di Domenico Modugno. Ed è per questo che vale la pena recuperare la memoria del contesto storico e culturale nel quale il giovanissimo Mimmo nutrì la sua vena creativa: quel piccolo paese del Nord Salento che lasciò per andare a Roma e realizzare il suo sogno.

Punto di partenza di questa elaborazione è un materiale variegato composto da pubblicazioni recenti e ritagli di giornale dell’epoca, fotografie private e preziose testimonianze orali ritrovate di chi visse insieme a lui gli anni del Dopoguerra in un piccolo paese del Nord Salento, lo stesso che lasciò per andare a Roma e realizzare il suo sogno: diventare attore.


scritto da Angelo De Matteis in collaborazione con Salvatore Tramacere; regia di Salvatore Tramacere; con Angelo De Matteis, Emanuela Pisicchio ed Enrico Stefanelli  

immagine di copertina rassegna MONUMENTUM DA

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Cristina Kristal Rizzo/ Diana Anselmo

MONUMENTUM DA

foto MONUMENTUM DA

Un dialogo tra danza e Lingua dei Segni Italiana (LIS) in cui la mano si fa strumento linguistico, coreografico e politico: attraverso la LIS – lingua storicamente marginalizzata da dinamiche fonocentriche e abiliste – si manifesta una nuova possibilità di incarnare il linguaggio.

Monumentum è un progetto della coreografa e dance maker Cristina Kristal Rizzo, che interroga le forme della memoria collettiva e del ritorno delle immagini riflettendo sul dispositivo del Monumento, come traccia vivente e materia corporea. Dopo il primo avvio nel 2022, Monumentum DA è una disseminazione e un intreccio coreografico che trasforma in una dedica l’interazione compositiva con Diana Anselmo, performer sordx bi-lingue in italiano e LIS e attivista/co-founder dell’associazione Al.Di.Qua.Artists.

Monumentum sta per memoria, documento, forma del riconoscimento. È una consegna che viene dal passato, da custodire. Qualcosa che fissa la progressione del flusso pro-duttivo, trama con la profondità e suggerisce anacronismi. In dialogo con Diana Anselmo diventa una scrittura del corpo che amplifica le possibilità creative e poetiche della Lin-gua dei segni, alienata e marginalizzata dai processi di potere fonocentrici. Nel corso della storia, audismo e oralismo hanno tentato di abolirla in quanto lingua viva, corporea, che non parla di margini ma di nuove forme. La LIS e il corpo di Diana dispongono un archivio di documenti in dinamica continua e movimenti linguistici che permettono di sin-tonizzarsi con un’altra idea di ascolto in cui confluisce una politica del corpo nella sua vi-talità materiale e così riconnettersi alla storia condivisa di una momentanea collettività. La performance nasce già accessibile, contenendo nella sua forma le possibilità di esse-re fruita da un pubblico Sordo e da un pubblico udente.

“Aprendo sorprendenti finestre su altre modalità di comunicazione, come la lingua dei segni (…) il Sacre di Stravinskij e il Drumming di Reich, eseguiti per soli gesti, sono pagine di pura poesia, che risuonano nella nostra mente come spartiti di muta bellezza e ricercata grazia.” (Da Il Sole 24 Ore, 8 luglio 2024, di Roberto Giambrone)

“È un silenzio che inonda le orecchie e la mente, quello in avvio di Monumentum DA… Quello che qui si prova a far saltare è la logica della sintassi fonocentrica ( il monumento al predominio dell’ascolto ) attraverso nuove politiche della comprensione, per una per-formance accessibile a tutti. ” (DaTeatro&Critica,2luglio2024, diStefanoTomassini)

“Due sono i piani: la danza e la parola. Tenuti insieme dal gesto, dalla presenza sulla scena. È la chiave che ci permette di entrare nella testa di chi è sordo e di cercare, anche solo per un attimo, di provare a vedere come non sentono le sue orecchie e come, di conseguenza ci si sente. Allora, l’uso in scena della lingua dei segni fa di Monumentum DA una creazione di lingua viva che ha la capacità di ridefinire il mondo. ” ( da paneac-quaculture.net, 8 luglio 2024, di Matteo Brighenti)

nell’ambito di Where language moves progetto a cura di studioconcreto

Where language moves, è un progetto di pratiche performative in cui il corpo si configura come vettore di una particolare intelligenza sensibile: gesto, percezione e linguaggio si intrecciano generando una dinamica continua di ricerca e riflessione critica. In questo contesto, la mano assume una duplice funzione: da un lato si manifesta nella sua dimensione primaria di articolazione materica e sensoriale; dall’altro, come dispositivo semiotico e politico, capace di rinegoziare i regimi di significazione e di incidere nei processi di costruzione del senso. La mano si fa soglia, punto di contatto, luogo attraverso cui il mondo inscrive tracce sul corpo e da cui il corpo stesso attiva pratiche di senso.

Nei loro formati performativi, laboratoriali e installativi, le ricerche degli artisti coinvolti interrogano le modalità di presenza, relazione e comunicazione corporea, dando forma a spazi condivisi di immaginazione e costruzione del sapere. In queste opere, il gesto, che si presenti come anti-coreografico, oracolare o poetico, non si limita a produrre configurazioni formali, ma apre possibilità altre di presenza, relazione e ascolto. Si dischiudono così i margini per un linguaggio non codificato, non gerarchico né normativo, ma espressivo, situato e trasformativo.

Progetto finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU – PNRR M5C3 – Investimento 3 – Interventi socio-educativi strutturati per combattere la povertà educativa nel Mezzogiorno a sostegno del Terzo Settore.


di Cristina Kristal Rizzo, Diana Anselmo; coreografia Cristina Kristal Rizzo; performance Diana Anselmo, Cristina Kristal Rizzo;  testo a cura dii Cristina Kristal Rizzo, Diana Anselmo e Laura Pante su scritture di Yvonne Rainer, John Cage, Simone Weil, Ilya Kaminsky, CKR