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Marzo 2023

Non sono previsti spettacoli per il mese selezionato.

immagine di copertina Il naufragio nel mare di Cutro

Il naufragio nel mare di Cutro

Visioni
di Gigi Mangia

Se il mare perde gli aggettivi dei poeti, il naufragio non è più quello dolce del poeta Giacomo Leopardi,

“Così tra questa

immensità s’annega il pensier mio:

e il naufragar m’è dolce in questo mare.”

Ma estremo, di morte, quella di annegare in mare, la più dura, la più lunga di dolore. Per i disperati anche l’azzurro è negato, per loro la notte è dolore buio disperato.

“Torno… e una sera il mondo è nuovo,

una sera in cui non accade nulla – solo,

corro in macchina – e guardo in fondo

all’azzurro le case del Prenestino –

le guardo, non me ne accorgo, e invece,

quest’immagine di case popolari

dentro l’azzurro della sera, deve

restarmi come un’immagine del mondo (versi di Pierpaolo Pasolini).

Il mare sulla spiaggia di Cutro ha restituito: scarpe, abiti, giocattoli di bambini annegati. Sono immagini del nostro dolore perché li abbiamo lasciati soli, non li abbiamo soccorsi, perciò la morte è arrivata fino prima di noi, perché noi non abbiamo rispettato la legge del mare. Dalla barca, distrutta dal mare, sono stati recuperati due assi di legno ed è stata realizzata una croce, per fare una via crucis in mare. Cristo e la Croce sono valori vivi della cultura cristiana dei popoli che vivono sulle sponde del Mediterraneo. Il diritto ad emigrare, a scappare dalla fame, dalla carestia, dalle minacce di morte, è antico e ed è stato esercitato da Giuseppe e Maria quando scapparono dall’Egitto per mettere in salvo, dalla minaccia di morte di Erode il figlio Gesù. Fra i morti annegati c’erano tante donne in fuga che avevano visto uccidere i loro mariti e i loro figli. Donne che hanno visto uccidere ed avvelenare le loro figlie per essersi rifiutate di indossare il velo o per aver scioperato per rivendicare il diritto di andare a scuola. Erano uomini e donne che scappavano dalla fame e dalla guerra per trovare un mondo migliore, per dare un futuro ai loro figli.

Le parole: “donna, vita, libertà” scorrono nelle vene della storia e rendono inarrestabile la lotta del cambiamento dei rapporti sociali senza le barriere della religione e del patriarcato. Servono parole nuove per costruire e raccontare il paesaggio umano e sociale che dobbiamo sentire dentro di noi con il desiderio di cambiare, di non essere indifferenti perché “la rivoluzione non è che un sentimento”. Pierpaolo Pasolini versi in Alba in forma di rosa, Garzanti 1961 – 64 Milano.  

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immagine di copertina Il teatro Koreja si interroga sull’intelligenza artificiale

Il teatro Koreja si interroga sull’intelligenza artificiale

Visioni
di Gigi Mangia

Il mondo dell’informazione, la pedagogia, la scuola, come tutta la cultura, si interrogano e studiano il ruolo delle macchine intelligenti nella società. Si studia il cambiamento della scuola, il posto dell’uomo nel sapere e nella formazione del pensiero.

Chat GPT è una intelligenza artificiale generativa, in grado di creare contenuti e rispondere in tempo reale. Chat GPT è in grado di scrivere testi ed analizzarli, sa creare codici e applicazioni informatiche, sa sviluppare videogiochi, sa scrivere articoli di giornale, sceneggiature, sa inventare storie.

Chat GPT è una svolta rispetto al passato dell’intelligenza artificiale ed è per questo che apre a nuovi orizzonti. Il tema è quello dell’intelligenza artificiale rispetto al ruolo dell’uomo. Chat GPT è infatti in competizione con l’uomo nella realizzazione di prodotti intelligenti.

La storia delle macchine intelligenti ci dice che : l’uomo ha delegato alle macchine compiti che erano suoi, come il calcolo, la memoria, i numeri telefonici, le ricorrenze, i compleanni. Le macchine sono diventate sempre più brave rispetto a noi ed è così che noi siamo meno bravi e abbiamo perso l’intelligenza compresa la memoria, tanto che non ricordiamo più neanche i numeri di telefono di amici e parenti, per fortuna che abbiamo la rubrica.

Così chat GPT ci sta facendo vedere come, dopo il calcolo e la memoria, stiamo affidando alle macchine intelligenti la creatività, la capacità di ragionare e quindi la facoltà di creare contenuti, compreso il linguaggio.

Con Chat GPT è le altre intelligenze artificiali generative, anche i contenuti diventano una community e chiunque puó e potrà produrre qualsiasi contenuto di testo o di risposta in fretta e in poco tempo. L’intelligenza artificiale generativa mette in crisi l’uomo, il quale non é più al centro e forse è questo il motivo della grande attenzione per l’interesse generale che viene imposto dalle macchine intelligenti nell’organizzazione del saperi e della vita sociale.

La scuola è la prima ad essere coinvolta, perchè è la prima che deve fare i conti con la grande trasformazione del sapere, del fare, e della educazione alla libertà di pensare. Gli esperti di macchine intelligenti, come gli studiosi di pedagogia invitano a non avere timori e quindi ad essere positivi perché la scuola puó crescere e svolgere meglio il suo compito di formare il cittadino del futuro. Là chat GPT non chiude la scuola, la costringe a misurarsi con il cambiamento. La scuola che riesce ad essere aperta ed inclusiva rende più felice la città.

Dal teatro Koreja passano più di undicimila studenti nel corso dell’anno scolastico, segno questo di un grande rapporto di collaborazione fra teatro e scuola per offrire stimoli di formazione importanti sia nella scuola primaria sia per la secondaria, favorendo la sfera creativa e socioaffettiva degli studenti. Teatro Koreja sente e avverte le difficoltà della scuola, le vive e per questo cerca di dare il suo contributo. Ormai dobbiamo aprire un confronto con le nuove tecnologie e non possiamo avere atteggiamenti di chiusura perchè costruire le barricate al cambiamento porta a perdere la partita cioè quella del futuro.

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immagine di copertina In Iran il potere avvelena le bambine per chiudere le scuole

In Iran il potere avvelena le bambine per chiudere le scuole

Visioni
di Gigi Mangia

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Il viceministro della salute Panahi, ha denunciato che nel suo Paese le bambine vengono avvelenate le impedire loro di frequentare le scuole e quindi avere l’occasione, essendo vuote, di chiuderle.

Non sono solo le bambine ad essere avvelenate ma anche le adolescenti e le giovani ragazze universitarie. Mi sembra un comportamento che nega ogni diritto alla persona, in particolare alle donne.

Il modello dell’Iran è quello dell’ Afghanistan, dove l’istruzione è negata alle donne. Le donne nella lotta sono straordinarie, capaci di un’ intelligenza superiore ad ogni forma di violenza. Le donne per affermare la loro dignità, il loro rispetto, non usano le armi ma l’astuzia dell’intelligenza.

Per dare istruzione alle loro bambine, le donne nelle loro case istruiscono le proprie figlie in segreto e per evitare di incorrere in sanzioni del potere, hanno subito pronte le pagine del Corano per evitare che ispezione della polizia morale intervenga condannandole. È questa una delle pagine più oscure di violenza che spezza il cuore e la felicità della convivenza civile.

La cultura vincerà, per questo dobbiamo assecondare e promuovere la lotta delle donne iraniane. Non dobbiamo tacere, perciò chiediamo con forza che il governo intervenga dimostrando la nostra contrarietà a questi metodi incivili, che mancano di rispetto alle donne, convocando l’ambasciatore. Infine chiediamo alla nuova segretaria, appena eletta nel Pd, donna giovane, piena di energia e di lotta, di intervenire promuovendo iniziative politiche in Parlamento per dare una risposta all’incivile Governo dell’Iran che nega l’istruzione alle donne. Il movimento “donne, vita, libertà” vincerà.

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Fermiamo la guerra!

Promuoviamo l'armistizio per la pace tra la Russia e l'Ucraina

Visioni
di Gigi Mangia

PROMUOVIAMO L’ARMISTIZIO PER LA PACE FRA RUSSIA E UCRAINA.

Il 24 febbraio si svolgerà di notte la marcia della pace Assisi-Perugia, promossa dai frati francescani, dalla comunità di Sant’Egidio e dall’appello di Papa Francesco, il pastore che ha il potere di parlare di pace al mondo e di essere ascoltato.

Un anno di guerra ha fatto troppi morti, ha distrutto troppe città, ha raso al suolo teatri, scuole ospedali e chiese. Ha distrutto la vita e ormai l’Europa intera ha il cuore spezzato dalla violenza delle bombe. Spetta alla cultura il compito di illuminare le menti e liberare il potere della politica dall’odio e dalla voglia di comandare contro ogni regola, contro ogni rispetto, vanificando tutte le convenzioni dei diritti internazionali di tutela e di rispetto delle civiltà del diritto dell’uomo.

Siamo stanchi, non abbiamo più neanche la forza della poesia perché siamo prigionieri dell’angoscia della paura di subire la morte e di non avere più neanche la sepoltura.

Chiediamo ai direttori di museo, di biblioteche, ai rettori delle università e agli studenti il 24 di febbraio di condividere e di partecipare idealmente all marcia di Assisi per la pace, esponendo nei luoghi di cultura la bandiera della pace per dare il segno al tutto il mondo che vogliamo soltanto avere la fine di una guerra immeritata. Facciamo sentire la nostra voce rispettando chi ha perso la vita. Non gridate più!
Cessate d’uccidere i morti,
Non gridate più, non gridate
Se li volete ancora udire,
Se sperate di non perire.

Hanno l’impercettibile sussurro,
Non fanno più rumore
Del crescere dell’erba,
Lieta dove non passa l’uomo
(Ungaretti)

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Avere memoria

Visioni
di Gigi Mangia

La Senatrice Liliana Segre riflette sull’ importanza della memoria come valore e fonte di conoscenza, la cui scomparsa invece di chiudere col passato del nazismo lascia un vuoto buio, perché spegne la luce della storia. Se nella scuola e se del nazismo ci sono poche pagine del disegno politico della follia di Hitler, il pericolo di denuncia della Senatrice a vita è vero ed è comprensibile la sua sfiducia.

Il Senato all’unanimità ha approvato la legge di finanziamento per la scuola, di portare in visita gli studenti ad Auschwitz, nei campi di morte degli Ebrei. Nell’ uomo nasce la pianta della memoria, ma la scuola è il giardino dove cresce e dove deve essere curata e difesa dall’ oblio. La memoria è la resistenza contro il male, le parole sono le armi per non dimenticare ed evitare di spegnere la luce della Storia e perdere la conoscenza. Lo studio favorisce la crescita, porta l’ uomo al sapere per fargli capire : che essere Uomo vuol dire vivere il rispetto dell’ Altro.

Lo sterminio degli Ebrei e le leggi razziali del 1938 sono state la morte della ragione, le camere a gas la follia onnipotente del potere di annullare l’Uomo, riducendo a semplice numero il suo corpo. Nel campo gli Ebrei non avevano il nome, erano numeri. Il viaggio ai campi di sterminio non deve essere vissuto come una gita in visita ai luoghi del male. È, invece, un incontro con la Storia, un passaggio del passato verso il futuro, la consegna del seme che tiene viva la luce della Storia. Per scoprire il seme del bene nella storia, bisogna vedere con gli occhi della ragione il paesaggio del freddo violento dei campi, sentire con la mente il silenzio disperato della solitudine inutile per la vita, con il corpo le forbici della fame, con i piedi nudi la guerra al gelo dell’ inverno.

Cancellare i sensi, svuotare dalla vita il corpo, tenere viva la ragione per resistere alla paura della morte, era questo il disegno criminale del nazismo che la storia non può cancellare e che la scuola al contrario ha il dovere di insegnare per non dimenticare. Non esiste l’Uomo senza storie, la Società senza la conoscenza, la cultura senza la luce dei sapere. Bisogna avere tanta Memoria!

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immagine di copertina Si chiude il capitolo della mafia stragista , ma non è la fine della mafia

Si chiude il capitolo della mafia stragista , ma non è la fine della mafia

Visioni
di Gigi Mangia

L’arresto del latitante Matteo Messina Denaro è una grande, importante e storica vittoria dello Stato, perché finalmente si chiude il capitolo della mafia stragista, ma non è la fine della mafia.

Bisogna fare i complimenti alla procura di Palermo, al grande impegno investigativo del Procuratore Maurizio De Lucia e del Sostituto Paolo Guido come all’impegno straordinario per le qualità investigative del Generale dei Carabinieri, Pasquale Angelo Santo, per essere riuscito ad arrestare “lu siccu” Matteo Messina Denaro, mettendo fine alla sua latitanza di trent’anni. Per lo Stato è una grande vittoria contro Cosa Nostra, ma non può essere considerata la fine della mafia.

La mafia in Italia ha una presenza di oltre 160 anni e per combatterla ci sono state 17 commissioni parlamentari, ma non è stata sconfitta. Il nuovo Parlamento non ha ancora eletto la nuova commissione anti-mafia, manca la legge, ed è in ritardo. La mafia è un fenomeno complesso del costume italiano. È un processo liquido che condiziona le classi sociali. La mafia entra nella cultura, gode dei favori della borghesia, vive e fa affari nell’economia, condiziona e gestisce la grande distribuzione nei supermercati. La mafia si sostituisce alla Stato. Offre un welfare alternativo, da lavoro e si cura dei poveri e garantisce loro l’assistenza.

Oggi la letteratura racconta la mafia keynesiana, quella che è interessata alla realizzazione delle grandi opere pubbliche. La mafia, infatti, costruisce grandi opere, poi le distrugge, come fa con i ponti, le strade e gli ospedali e poi li ricostruisce. I reati della nuova mafia non sono più quelli del sangue e della lupara, ma i reati illegali di interessi economici nella realizzazione delle grandi opere che valgono miliardi. La mafia keynesiana, infatti, è eserta nel prendere gli appalti, è specializzata nella cura dei rapporti con la pubblica amministrazione, sa fare affari con la politica e le banche compiacenti. La mafia alla guida di Matteo Messina Denari è quella che segue i soldi. Il latitante di Campobello di Mazzara è il leader indiscusso di questo movimento, il quale però ha a sua disposizione una rete e mafiosi preparati negli studi fatti nelle grandi Università e quindi in grado di muoversi sui mercati finanziari internazionali. Questa forma di mafia 4.0 è la mafia digitale e dello smartphone.

Matteo Messina Denaro è l’archivio della mafia stragista di Cosa Nostra, essendo stato protagonista diretto dei grandi attentati che hanno colpito Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ed è anche la cassaforte di tutti gli affari illegali in Italia e all’Ester delle amicizie e dei rapporti. Difficilmente il mafioso parteciperà, aiutando i giudici alla ricerca della verità. Matteo Messina Denaro non collaborerà, sarà muto e non rivelerà nessun segreto. Questa considerazione nasce dalla biografia personale di Matteo Messina Denaro, fatta di sangue e di violenza senza scrupoli. Nasce anche, dalla famiglia: Don Ciccio Messina Denaro, suo padre, è stato un latitante morto in libertà però. Nella storia della mafia, la successone dei capi avviene secondo regole chiare e rigide, come una vera monarchia assoluta. La mafia continuerà e la strada dei nuovi interessi, soprattutto nell’economia, non finiranno. Bisogna combatterla quindi sui soldi. Un grande impegno in politica deve essere quello di impedire alla mafia di partecipare agli appalti, di condizionare la politica e le pubbliche amministrazioni, soprattutto di indagare quella zona grigia della borghesia mafiosa che, senza essere disturbata, continua a fare affari. In particolare, una grande attenzione va rivolta ai soldi del PNRR che potrebbe essere il piatto d’argento della mafia dei colletti bianchi.

La cattura di Matteo Messina Denaro è sui siti e nei telegiornali di tutto il mondo, ma le ombre, i dubbi, le pagine oscure e le molte domande ancora senza risposta, rimangono nella nostra storia. Le risposte spettano alla politica e in particolare alla cultura e alla scuola che devono portare il Paese verso una grande educazione legale, che metta fine alla mafia lunga di 160 anni nel costume italiano.

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immagine di copertina L’anno che verrà

L’anno che verrà

Visioni
di Gigi MAngia

Tre giovani attivisti ecologisti, con vernice arancione lavabile, hanno imbrattato il muro del Senato, è un gesto che non crea nessun danno ma ha la forza di accendere il dibattito sulla crisi del clima.

Sicuramente il 2023, l’anno nuovo che verrà, non cambierà molto la nostra vita: il grande tema sarà quello di come abitare il pianeta e rispettare la natura.

Ad Otranto, Punta Palacia continuerà ad essere la finestra sul mare dove per primo si potrà ammirare il sorgere del sole. I grandi temi della transizione ecologica, del cambiamento climatico e del nuovo modello di sviluppo sono scomparsi dal dibattito politico. È ritornato l’interesse per le fonti fossili: gas, carbone e nucleare e le grandi compagnie, quindi, realizzano grandi affari con il consenso della politica. I giovani hanno poche armi per lottare e per farsi sentire, perciò ricorrono a nuovi dirompenti linguaggi, come quello di sporcare con la vernice lavabile il muro del Senato, oppure con la salsa di pomodoro i Girasoli di Van Gogh. È questa una forma di comunicazione estrema, di disubbidienza civile che mette in crisi il potere. I tre giovani di appena 20 anni, due di loro arrestati, saranno incarcerati per direttissima e rischiano di essere condannati. La politica è complice della crisi, invece di ascoltare e rispondere alle richieste dei giovani, agisce con la repressione usando il carcere come soluzione. I giovani sono il futuro e hanno il diritto di difendere l’avvenire e la tutela dell’ambiente. Lo sviluppo che noi rifiutiamo, e che molto bene conosciamo, è quello dell’ acciaieria più grande d’ Europa di Taranto, dove la fabbrica ha divorato la vita degli operai, delle donne e dei bambini. Taranto è stata dichiarata dall’ONU una delle città più inquinate al mondo. I giovani sono nel giusto, hanno ragione a lottare. Dobbiamo incoraggiarli e solidarizzare.

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immagine di copertina La violenza è una brutalità sociale e all’educazione spetta il compito di superarla

La violenza è una brutalità sociale e all’educazione spetta il compito di superarla

25 Novembre giornata mondiale della violenza sulle donne

Visioni
di Gigi Mangia

La violenza subita dalle donne è un macigno che pesa sulla società, che la politica però non riesce a combattere. Questo compito è assegnato all’educazione. Le donne prendono coscienza dei loro diritti, si organizzano, lottano, diventano un movimento e trovano consenso nella cultura. Sostengono la lotta delle donne, il teatro, la musica, il cinema, la scuola, la fotografia. Finalmente le donne in lotta, contro la violenza, non sono più sole. L’informazione, i video nei social e la fotografia tagliano le unghie ai governi che non sono in grado di nascondere al mondo la violenza sulle donne, la repressione e la negazione dei loro diritti. Nelle carceri iraniane ci sono più di 15mila giovani, donne e uomini, reclusi e tenuti in condizioni disumane perché lottano per la libertà e le donne per la loro liberazione.

250 parlamentari iraniani vogliono introdurre la pena di morte per reprimere la lotta giovanile. Le scuole e le università del Paese rimangono occupate, le giovani donne non si arrendono, il movimento cresce e cresce anche il consenso politico  e culturale a sostegno della loro lotta, iniziata con la morte della giovane Mahsa Amini. Il rifiuto del velo bruciato è diventato il simbolo, la bandiera della liberazione delle giovani donne dall’Islam, fermo ancora ad una società medievale nella quale la donna era serva sottomessa priva di diritti. Il corpo della donna non è né di proprietà dell’uomo, né dello Stato, né della religione. È, invece, della donna ed è il fondamento della sua libertà. Il principio della libertà del corpo supera e annulla il modello sociale della superiorità dell’uomo sulla donna e porta tutti ad essere liberi di vivere e di sentire i sentimenti della vita. Non ci sono due umanità, quella maschile e quella femminile, l’umanità è una sola e al centro ha la persona. Il rispetto delle emozioni, la libertà di sentire, di scegliere come amare è il sentiero del futuro del nuovo paesaggio umano senza barriere, libero dei pregiudizi in cui cancellare la parola “razza” che ha dato origine al modello delle disuguaglianze.

Questo è cantiere della cultura dove tutta l’arte è impegnata per promuovere la comunità libera attraverso un patto educativo, aperto a tutte le culture. Le scuole sono chiamate a sentire questo grande impegno coinvolgendo i giovani. Sarebbe un grande gesto di fiducia e di coraggio, dedicare la giornata internazionale della violenza sulle donne, alle giovani donne iraniane, in lotta per la liberazione perché dalla loro lotta può cambiare la società in cui i diritti e le libertà sono chiari, senza ombre, riconosciuti per tutti, senza distinzione del colore della pelle, di lingua, di costume, di religione. La violenza è un macigno sociale, tocca all’educazione il compito di cambiare il modello sociale, riconoscendo a tutti la felicità di vivere e di amare.

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immagine di copertina Il paesaggio, la crisi dell’uomo, la perdita dei diritti

Il paesaggio, la crisi dell’uomo, la perdita dei diritti

Visioni
di Gigi Mangia

Il 30 ottobre per le regioni del sud Italia, Puglia, Calabria e Sicilia, è stata una giornata di sbarco di profughi. Hanno toccato terra in 700, 63 in barca a vela sono sbarcati nel porto di Santa Maria di Leuca, fra di loro c’erano donne, minori e minori non accompagnati. In questi giorni, attraverso la televisione, abbiamo potuto vedere nella sala mortuaria del cimitero di Lampedusa, 16 bare. 6 erano bianche di bambini, 2 di gemelli di 25 giorni, morti a causa del freddo e del vento di mare che consuma la pelle. Sono immagini che descrivono il cambiamento profondo del paesaggio umano già narrato nelle pagine di Alessandro Leogrande. Nel libro “la frontiera” è descritta la crisi del paesaggio umano dove notare la grande differenza delle persone che hanno diritti rispetto a quelle senza diritti. Dei senza diritti noi non abbiamo interesse, non avvertiamo il dramma della vita senza la cittadinanza di rischiare la vita per fuggire dalla guerra. Noi non sentiamo il grido disperato della loro accoglienza. Con l’arma dell’indifferenza, con l’occhio dell’egoismo, voltiamo le spalle e percepiamo come necessari i campi profughi dove la violenza annulla la persona. Nei social possiamo notare la violenza delle torture subite da un giovane di 17 anni nel campo profughi in Libia di Tripoli. I migranti nei campi non hanno nome come non hanno nome nella morte nel mare; i migranti sono corpi di scambio di un capitalismo sporco e inumano. I disperati abitano e vivono un paesaggio umano, dove i diritti della persona sono cancellati. Infatti il corpo del giovane Abdal, torturato nei campi di tripoli è usato come ricatto di denaro rispetto ai familiari. Le convenzioni, le carte dei diritti umani, non sono più riconosciute e rispettate, se sono i governi i primi a non rispettarle. Infatti i Libici ricevono finanziamenti dall’Italia e dall’Europa per tenere chiusi nei campi i migranti e violentarli. Con quale diritto, il ministro degli interni Matteo Piantedosi, del governo di Giorgia Meloni, sequestra le navi ONG cariche di Immigrati tra i quali 10 ragazzi sui cui corpi sono evidenti i segni di violenza e di pestaggi e torture che hanno subito e che necessitano quindi di essere curati e assistiti. In Italia verso gli immigrati ritorna la politica dei poeti chiusi per affermare la sicurezza e la legalità: la politica della lega di Matteo Salvini il cui motto è “prima gli Italiani “. I valori della gerarchia fra le classi sociali è stata al fondamento del fascismo. Il grande esecutore della gerarchia fu Benito Mussolini. Nella rivista: “la Gerarchia” di cui il duce fu direttore possiamo leggere attraverso i suoi interventi e capire il comportamento del fascismo in particolare nella sua politica di violenza verso i lavoratori. Il paesaggio umano del terzo millennio vede la divisione dei diritti, cittadini contro esclusi, cioè le persone senza cittadinanza. Non ci può essere pace senza uguaglianza; non ci puó essere futuro senza cittadinanza, civiltà senza libertà. Ora è il tempo per la politica, per la scuola, per l’arte, per la musica e il teatro , per tutti di lavorare, per promuovere un nuovo umanesimo dove le mani non devono servire per costruire barriere, per costruire armi per ammazzare, ma costruire città per includere ,scuole per studiare, giardini per far giocare i bambini. Chi evita la morte di un bambino salva il mondo, perché la forza di un bambino è quella di essere libero di giocare in un mondo che cancella nelle relazioni la violenza

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immagine di copertina Hijab

Hijab

Visioni
di Gigi Mangia

Il Rifiuto di indossare il velo lo Hijab non è solo un atto di ribellione è di più, è l’inizio di una rivoluzione

Nell’intero Iran le donne si spogliano degli “hijab” dando fuoco ai veli e si tagliano i capelli in segno di protesta contro il regime che reprime le loro libertà. La protesta è iniziata con la morte della giovane Masha Amini ed è proseguita con la morte della giovane liceale Asra Panahi, uccisa dalle mani della polizia morale per essersi rifiutata di cantare l’inno nazionale e per arrivare all’anziana donna (di 80 anni) Gohar Eshghi, la quale si è spogliata del velo, mostrando la foto del figlio ucciso dal regime. Il Kurdistan iraniano è stato il primo terreno di scontro delle giovani donne. Le proteste contro il velo hanno superato presto i confini della regione: dalla provincia del Gilan, a quello di Yazd , per arrivare alla capitale Teheran. Così è cresciuto il conflitto fra le donne e la polizia. Le scuole e le università sono diventate luoghi di duri scontri, ma le donne non sono state lasciate sole nella lotta, a loro infatti si sono uniti i giovani e le donne anziane.

A questa lotta si sono uniti gli artisti, i poeti, la musica e il teatro. La lotta contro il velo ha unito più generazioni ed è diventato un movimento internazionale. Il corpo delle donne è al centro della protesta che prende forma per le strade dell’Iran e si arriva poi nei canali social. I falò del velo illuminano le notti dell’Iran ed indicano con forza il diritto delle donne del proprio corpo, il quale non è nella disposizione dei maschi, dello stato, della religione: è della donna. Le donne bruciano il velo e lo sventolano nel vento come se fosse la bandiera della libertà del loro corpo. Il corpo, infatti, è vita e libertà. La ribellione contro il velo, iniziata con la morte di Masha Amini, si carica di significato politico e coinvolge tutte le donne dell’ Islam e vede la partecipazione di molte generazioni di donne, per questo forse è il tempo di parlare dell’inizio di una rivoluzione contro un assurdo costume medioevale che nega alle donne di essere libere di vivere il proprio corpo. Le rivoluzioni non si affermano con le guerre e le armi, ma con le lotte delle classi sociali che contestano e non riconoscono il potere. Coi falò del velo delle giovani donne iraniane la festa dell’8 Marzo del ‘900 cambia significato, non è più quella del lavoro ma quella del diritto di avere rispetto del corpo, del ruolo e soprattutto delle donne, a vivere la vita con il viso scoperto e con gli occhi per vedere e godere del paesaggio del mondo.

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