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Luglio 2021

Non sono previsti spettacoli per il mese selezionato.

immagine di copertina A proposito di Casalabate

A proposito di Casalabate

Intervista a Nandu Popu

Interviste
di Annarita Risola

Incontriamo Nandu Popu, al secolo Fernando Blasi, ai Cantieri Teatrali Koreja, a Lecce, la sera del 10 Luglio 2021, dopo lo spettacolo “Casalabate 1492”, di cui è autore e nel quale si presenta anche in veste di attore. Il noto cantante dei Sud Sound System ha già al suo attivo un romanzo dal titolo “Salento Fuoco e Fumo”, edito da Laterza nel 2012.

Come nasce l’idea di questo spettacolo?

Lo spettacolo nasce durante la stesura di un libro, che ho iniziato a scrivere qualche anno fa e che è di prossima pubblicazione. Le idee nascono così, spontaneamente e questa mi è venuta in mente mentre ero a Casalabate, in sella alla mia bicicletta, che uso per rilassarmi e per riflettere. Tanti sono i ricordi che mi legano a quel paesino. Mi sono sempre chiesto come mai la piazzetta antistante il cosiddetto “Casermone” o come dico io “l’ex alcova”, casa d’incontro dell’abate e della
badessa, fosse sempre piena di gente. Casalabate… la casa dell’abate. Ma – il male chiama male – e dall’interno di quel luogo, dove si sono consumate passioni e violenze, il peccato e l’odio si sono propagati all’esterno. Così quel posto è diventato una calamita per i “malandrini”, un cattivo esempio emulato dai più piccoli. Un finto riscatto sociale, basato su una ricchezza priva di morale.

Perché ha scelto come titolo “Casalabate 1492”?

Casalabate è il nome del luogo di vacanza della mia infanzia, quello delle conserve di salsa e delle barche che arrivavano di notte con grandi quantitativi di sigarette, ovviamente di contrabbando, che prontamente, seppur bambini aiutavamo a scaricare, sotto gli occhi di tutti, anche di chi avrebbe dovuto impedirlo. Il numero 1492 ricorda invece la scoperta dell’America, perché quello che racconto era noto a tutti.

Nel racconto si parla di 18 bambini, perché questo numero?

I bambini di cui parlo, figli di questo amore proibito tra l’abate e la badessa, erano tanti, io dico 18. Non è stata una scelta pensata ma casuale. Ad ogni modo, andando a ricercare successivamente, il numero 18 pare abbia diversi significati attinenti alla storia. 18 ore durò la passione di Cristo. Nella smorfia rappresenta il sangue. Infine, da un punto di vista esoterico, il numero 18 simboleggia il tradimento e
l’ignoranza. Stranamente tutto quello che, molto probabilmente, subirono quei bambini, vittime di un iniziale tradimento, quello fatto a Dio, figli dell’ignoranza e destinati a soffrire. Tuttavia, le persone più anziane raccontano che questi bambini una notte riuscirono a scappare da quella maledetta casa e si rifugiarono a Trepuzzi, dove furono accolti da alcuni pastori.

Cosa rappresenta per lei il Teatro?

Lo considero un’avventura, un viaggio introspettivo, un momento intimo che mi consente di attraversare il dolore e far emergere quel male, visto e anche un po’ vissuto che, poiché bambino, non ho ben compreso. Il tempo e la passione per la sociologia e l’antropologia mi hanno aiutato a capire meglio e metabolizzare ciò che è accaduto. Il teatro mi permette di utilizzare più codici e comunicare attraverso il corpo con la danza, la voce con il canto, il gesto con la recitazione, la parola con la narrazione, consentendomi, molto umilmente e a mio modo, di spiegare a chi mi ascolta, ed in particolar modo ai ragazzi, che quel mondo di cui parlo, fatto per lo più di eroi negativi, non va assolutamente emulato, ma al contrario, preso in giro, ridicolizzato. Io credo che se a quei bambini non fosse stata negata un’infanzia spensierata, se avessero potuto giocare a pallone, essere felici, invece di dover lavorare e
subire continui maltrattamenti proprio da quelle persone che avrebbero dovuto solo proteggerli e amarli, vittime a loro volta di violenza e coercizione, forse non sarebbe o diventati quegli adulti, quei “malandrini” pieni di rancore e di rabbia.

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immagine di copertina Giù la mascher(in)a!

Giù la mascher(in)a!

Visioni
di Gigi Mangia

Per il teatro sta finendo il tempo di comunicare i sentimenti con gli occhi.

Potremo ricominciare a dirci ciao sorridendo.

È il tempo di costruire a piene mani il sociale con la cultura, attraverso la promozione e la partecipazione.

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immagine di copertina Corpi vuoti

Corpi vuoti

Visioni
di Gigi Mangia

Il 19 giugno è stata la giornata nazionale del rifugiato. Sono 82.500.000 di persone i corpi vuoti senza diritti. Persone in marcia che lottano per avere pane, per avere una casa, per avere lavoro, per avere istruzione. Sono persone nella storia, che non hanno attenzione, ma la storia non può dimenticare e per il teatro sono sempre una storia da raccontare.

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immagine di copertina C’è un giardino chiaro

C’è un giardino chiaro

Visioni
di Gigi Mangia

Per vincere la pandemia, il Teatro Koreja ha avuto coraggio e non è stato facile. Ci sono stati mesi di lavoro invisibili.  Senza il pubblico il teatro è vuoto, la creatività è congelata, le parole sono assenti e lo sguardo è sospeso. Un solo pensiero ha armato la fiducia di Koreja, quello di resistere e avere coraggio. Il coraggio, infatti, ha cambiato il teatro. L’ortale con i suoi alberi di limone, è uno spazio nuovo per fare teatro all’aperto, sotto il cielo a fasce blu, quando la luna è lontana, assente, nelle notti d’estate. Il teatro fuori è quello dell’aria, dei profumi e dei sapori. È il teatro in cui partecipano le ombre e le orecchie o il naso, fanno più degli occhi. Sentire ed ascoltare è bello, perché vuol dire partecipare, essere coinvolti dal teatro.

Il teatro dei luoghi non è quello degli stucchi e dei velluti rossi, è il teatro che vive della forza profonda del “genio” del paesaggio della terra.

“C’è un giardino chiaro, fra mura basse,

di erba secca e di luce, che cuoce adagio

la sua terra.È una luce che sa di mare.

Tu respiri quell’erba”.

Da Estate di Cesare Pavese

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immagine di copertina Vivere fuori

Vivere fuori

Visioni
di Gigi Mangia

Il Teatro dei Luoghi è il Teatro del vivere fuori, dell’incontro e del ritorno del tempo nella memoria dei luoghi e dei volti, conosciuti e non dimenticati. È il teatro dei borghi, dei cortili e delle piazze, dove l’arte rinnova la terra e risveglia la partecipazione sociale. Il teatro riempie il tempo, la musica, la poesia, lo spettacolo, cancellano il buio profondo, a volte profondo come un oceano.

Il teatro dei luoghi affascina i corpi, quando mette la storia nel piatto e i profumi dei vini nel palato. Il teatro dei luoghi, nel Salento, si vive di notte ma comincia al “mattino”:

La finestra socchiusa contiene un volto
sopra il campo del mare. I capelli vaghi
accompagnano il tenero ritmo del mare.

Non ci sono ricordi su questo viso.
Solo un’ombra fuggevole, come di nube.
L’ombra è umida e dolce come la sabbia
di una cavità intatta, sotto il crepuscolo.
Non ci sono ricordi. Solo un sussurro
che è la voce del mare fatta ricordo.

Nel crepuscolo l’acqua molle dell’alba
che s’imbeve di luce, rischiara il viso.
Ogni giorno è un miracolo senza tempo,
sotto il sole: una luce salsa l’impregna
e un sapore di frutto marino vivo.

Non esiste ricordo su questo viso.
Non esiste parola che lo contenga
o accomuni alle cose passate. Ieri,
dalla breve finestra è svanito come
svanirà tra un istante, senza tristezza
né parole umane, sul campo del mare.

( Poesia di Cesare Pavese)

Il teatro dei luoghi è il riscatto della nostra terra, disprezzata in passato, giudicata provincia, definita “affica” in segno di disprezzo dalla cultura degli intellettuali del nord.

Noi, invece, abbiamo creduto nella nostra terra e abbiamo difeso il paesaggio, così abbiamo vinto. Il teatro dei luoghi è oggi forza trainante di un turismo fatto di cultura, tradizione e innovazione, legato ad una terra generosa.

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immagine di copertina Il Teatro ricorda Carla Fracci

Il Teatro ricorda Carla Fracci

Visioni
di Gigi Mangia

La storia artistica della danzatrice Carla Fracci, è la storia del teatro italiano nel Mondo.

La vita di Carla Fracci è cominciata in teatro, dove ha danzato da quando era ragazzina; il suo addio al teatro avverrà nel Foyer della scala, mentre i funerali si svolgeranno nella Chiesa di San Marco a Milano.

Ricorderemo la figura di Carla Fracci, il suo corpo elegantissimo, sempre vestita di bianco, la sua eleganza anche quando camminava nelle strade. Carla Fracci è stata il poeta di Euclide, perché la sua arte ha saputo disegnare lo spazio e, soprattutto, ha saputo mettere insieme la musica e la danza, il vedere e il sentire e, soprattutto, ha saputo entusiasmare la felicità della mente.

Carla Fracci rimarrà nella storia del teatro. La morte è fatta del vuoto che causa dolore, porta ad una parola, l’addio, la distanza dal corpo che, però, rimane nella memoria. Il teatro non dimentica, ma ricorda e quindi l’arte non si perde. Carla Fracci rimane nel teatro, ci insegnerà ancora a danzare e, soprattutto, ci insegnerà ad avere entusiasmo per la danza, un disegno ideale dello spazio dove la fantasia volteggia e non si ferma mai.

Foto Archivio Koreja

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immagine di copertina Immagini senza forza

Immagini senza forza

Visioni
di Gigi mangia

Il 25 Maggio del 2020, un poliziotto, con il suo ginocchio sul collo di George Floyd lo faceva morire. Tutti abbiamo visto quelle immagini terribili, piene di violenza raziale. Il 25 Maggio del 2021, sempre dal video di un telefonino, tutti abbiamo visto le terribili immagini del pestaggio a sangue di un giovane scappato dalla Guinea per trovare un mondo migliore. Immagini cariche di violenza raziale, come quelle del povero George Floyd. E sempre tutti, abbiamo visto immagini di bambini, cadaveri gonfi d’acqua, galleggiare su una spiaggia dalla sabbia bianca, della Libia. Anche queste, immagini cariche di violenza raziale, di
indifferenza verso gli immigrati.

Foto e video che creano emozioni della durata di poche ore, per poi sparire e non cambiare di una virgola la pubblica opinione. La verità è che la società è gonfia di odio raziale. La commozione è una forma di narcisismo sociale, mentre la paura del diverso, declinata nel rifiuto, è percepita come una forma di difesa e di tutela dei vantaggi sociali rispetto ai poveri del Mondo.

Le immagini senza la politica perdono la loro forza e finiscono per non cambiare la realtà sociale. Si dimentica, infatti, per liberare il pensiero dall’obbligo politico di agire. 

Il suicidio del giovane Musa Balde, nel CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio) di Torino; è avvenuto nel pieno tradimento della Costituzione, la quale nell’articolo 3 sancisce il rispetto della persona ed in particolare, il rispetto della salute.

L’Italia fa parte del G20 ed è tra i fondatori dell’Europa. Ci chiediamo se l’Italia può avere dei CPR inumani, inadatti a trattenere persone, uguali a gabbie adatte a trattenere animali, come quelli della Libia, perché questo è stato il trattamento riservato ad un giovane straniero mentre i suoi assassini giravano liberamente per la città di Ventimiglia. Musa Balde è stato trattato in questo modo perché immigrato senza permesso di soggiorno e quindi come un soggetto senza diritti.

Per rispettare l’uomo, non basta averne solo pietà. Ci vuole il riconoscimento del rispetto dei diritti sanciti da tutte le Convenzioni internazionali. Quando i nostri politici torneranno a leggere e ad imparare la Costituzione?

Il Teatro prepara i giovani a farlo, perché la conoscenza è la base per il rispetto dei diritti della persona, il rifiuto della violenza e dell’indifferenza.

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immagine di copertina Preservare la terra è un impegno dell’arte

Preservare la terra è un impegno dell’arte

Visioni
di Gigi Mangia

Ecco la terra, la rottura della storia tra l’uomo e l’ulivo e la perdita della memoria. Nella campagna salentina, l’albero d’ulivo senza le sue foglie verde argento, sembra un fantasma di oscuro marrone che fa paura. È troppo grande la ferita al paesaggio. Sembra una pagina della campagna del passato e, invece, è quella del presente, distrutta dalla Xylella fastidiosa. Mancano gli uccelli ed è cambiato anche il rumore del vento. Nel paesaggio triste e ferito, la campagna è un cimitero dei vegetali. Lo sguardo è pesante, gli occhi sono secchi, senza lacrime. Gli ulivi morti non hanno sepoltura, la loro storia è fuori dal mito della sepoltura, riservato solo all’uomo. L’ulivo rimane, il suo tronco finisce in cenere nella terra, ma dalla cenere rinasce la natura.

Per rinascere bisogna lottare. Lottare per la terra, avere fiducia dei fiori, seguire la pecora viola, nel suo nuovo umanesimo, nello sviluppo sostenibile, come racconta il dipinto de Il quarto stato, nella
“rilettura” realizzata sulle pareti della stalla della Masseria Le Stanzìè di Supersano (Le) e teatralizzata grazie all’intervento del Teatro Koreja di Lecce.

Bisogna cambiare. Ora: dobbiamo imparare a conservare la terra, il cielo e il mare. È un impegno che nasce nell’arte e cresce nel teatro, nella casa della creatività dove sognare non è essere fuori dalla storia, ma partecipare alla lotta di una terra libera così come nella terra vive, libera, la pecora viola.

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immagine di copertina La scuola non chiude

La scuola non chiude

Visioni
di Gigi Mangia

Il Ministro della Pubblica Amministrazione ha inviato ai Presidi una sua circolare invitandoli a prendere iniziative per tenere aperte le scuole per l’intera estate. La nobile ragione della circolare è quella di far recuperare agli studenti la formazione persa, in particolare, la socialità, che tanto ha influito sulla formazione socioaffettiva dei più piccoli.

Il teatro nel sociale ha un grande ruolo perché può attivare laboratori di scrittura creativa, di recitazione, di arte e di socialità fra i ragazzi per portarli a recuperare il senso smarrito dell’altro. Il finanziamento alle scuole aperte è di 520 milioni di euro, le domande di partecipazione scadono il 21 maggio, le età dei ragazzi coinvolti è quella che va dai 3 ai 18 anni. L’adesione delle famiglie e dei docenti è volontaria, il compenso del personale è extra stipendio.

Il Ministro Patrizio Bianchi di recente ha scritto un libro: “La scuola nello specchio” in cui focalizza i problemi, i ritardi, ma anche le possibili soluzioni. Il ministro Bianchi, nel suo passato, è stato Assessore all’Istruzione della Regione Emilia-Romagna dove ha fatto l’esperienza di ricostruire le scuole distrutte dal terremoto del 2012. Le piazze piene di macerie dei Comuni “della bassa modenese” e dell’appennino, anche in estate si trasformarono in aule scolastiche. Fu quella un’esperienza di scuola aperta, di partecipazione, di tutte le forze vive della società civile perché sentivano che il futuro è dei bambini e che bisogna difenderli, sostenerli e credere in loro.

L’Emilia-Romagna ha vinto il terremoto, Mario Draghi e Patrizio Bianchi, economisti e professori nella stessa università di Trento, vogliono vincere la pandemia da Covid-19 partendo, investendo e credendo nella scuola. Nel PNRR le risorse per la scuola, per la ricerca, per le borse di studio, per i dottorati, per il sostegno alle università delle aree svantaggiate del Paese risultano essere impegni veri verso l’Italia, che merita fiducie e rispetto da tutte le forze politiche, da tutti gli attori sociali, da tutte le scuole di pensiero economico, da tutte le agenzie culturali.

Il nuovo corso comincia proprio dalle Scuole che rimangono aperte durante l’estate, per recuperare il tempo prezioso perso nell’educazione e nella formazione, poiché i giovani sono il futuro del Paese.

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immagine di copertina Gli occhi del teatro sulla Terra

Gli occhi del teatro sulla Terra

Visioni
di Gigi Mangia

22 aprile, giornata della terra. Il teatro fa parte della Terra, vive con la Terra, lotta per la Terra. L’inquinamento del clima ha cambiato la vita, ha modificato la successione delle stagioni. Il caldo anticipato sveglia le api, ma poi le gelate inattese le uccidono, le api muoiono e le piante perdono l’impollinazione. I fiori gelano le piante non danno più i frutti. La Terra è di chi la lavora. La Terra è di chi la conosce e l’attraversa a piedi nudi. La Terra è la salute del corpo, la profezia della vita, la bellezza dei fiori nel cielo.

Nel teatro entra la Terra, la poesia diventa canto di lotta, resistenza contro le povertà. Il teatro Koreja ha fatto della Terra le sue pagine più belle: il Pasto della tarantola, l’ulivo in processione col Santolivo, spettacoli che hanno promosso la bontà, la ricchezza, il lavoro della nostra Terra. La Terra conserva il seme della storia dell’uomo; il teatro è il giardino dove quel seme, attraverso l’arte, diventa rappresentazione dell’identità di chi, nella Terra, costruisce la propria carta d’identità.

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