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Maggio 2021


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Tourneè


29 ago

Tourneè

immagine di copertina Immagini senza forza

Immagini senza forza

Visioni
di Gigi mangia

Il 25 Maggio del 2020, un poliziotto, con il suo ginocchio sul collo di George Floyd lo faceva morire. Tutti abbiamo visto quelle immagini terribili, piene di violenza raziale. Il 25 Maggio del 2021, sempre dal video di un telefonino, tutti abbiamo visto le terribili immagini del pestaggio a sangue di un giovane scappato dalla Guinea per trovare un mondo migliore. Immagini cariche di violenza raziale, come quelle del povero George Floyd. E sempre tutti, abbiamo visto immagini di bambini, cadaveri gonfi d’acqua, galleggiare su una spiaggia dalla sabbia bianca, della Libia. Anche queste, immagini cariche di violenza raziale, di
indifferenza verso gli immigrati.

Foto e video che creano emozioni della durata di poche ore, per poi sparire e non cambiare di una virgola la pubblica opinione. La verità è che la società è gonfia di odio raziale. La commozione è una forma di narcisismo sociale, mentre la paura del diverso, declinata nel rifiuto, è percepita come una forma di difesa e di tutela dei vantaggi sociali rispetto ai poveri del Mondo.

Le immagini senza la politica perdono la loro forza e finiscono per non cambiare la realtà sociale. Si dimentica, infatti, per liberare il pensiero dall’obbligo politico di agire. 

Il suicidio del giovane Musa Balde, nel CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio) di Torino; è avvenuto nel pieno tradimento della Costituzione, la quale nell’articolo 3 sancisce il rispetto della persona ed in particolare, il rispetto della salute.

L’Italia fa parte del G20 ed è tra i fondatori dell’Europa. Ci chiediamo se l’Italia può avere dei CPR inumani, inadatti a trattenere persone, uguali a gabbie adatte a trattenere animali, come quelli della Libia, perché questo è stato il trattamento riservato ad un giovane straniero mentre i suoi assassini giravano liberamente per la città di Ventimiglia. Musa Balde è stato trattato in questo modo perché immigrato senza permesso di soggiorno e quindi come un soggetto senza diritti.

Per rispettare l’uomo, non basta averne solo pietà. Ci vuole il riconoscimento del rispetto dei diritti sanciti da tutte le Convenzioni internazionali. Quando i nostri politici torneranno a leggere e ad imparare la Costituzione?

Il Teatro prepara i giovani a farlo, perché la conoscenza è la base per il rispetto dei diritti della persona, il rifiuto della violenza e dell’indifferenza.

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immagine di copertina Preservare la terra è un impegno dell’arte

Preservare la terra è un impegno dell’arte

Visioni
di Gigi Mangia

Ecco la terra, la rottura della storia tra l’uomo e l’ulivo e la perdita della memoria. Nella campagna salentina, l’albero d’ulivo senza le sue foglie verde argento, sembra un fantasma di oscuro marrone che fa paura. È troppo grande la ferita al paesaggio. Sembra una pagina della campagna del passato e, invece, è quella del presente, distrutta dalla Xylella fastidiosa. Mancano gli uccelli ed è cambiato anche il rumore del vento. Nel paesaggio triste e ferito, la campagna è un cimitero dei vegetali. Lo sguardo è pesante, gli occhi sono secchi, senza lacrime. Gli ulivi morti non hanno sepoltura, la loro storia è fuori dal mito della sepoltura, riservato solo all’uomo. L’ulivo rimane, il suo tronco finisce in cenere nella terra, ma dalla cenere rinasce la natura.

Per rinascere bisogna lottare. Lottare per la terra, avere fiducia dei fiori, seguire la pecora viola, nel suo nuovo umanesimo, nello sviluppo sostenibile, come racconta il dipinto de Il quarto stato, nella
“rilettura” realizzata sulle pareti della stalla della Masseria Le Stanzìè di Supersano (Le) e teatralizzata grazie all’intervento del Teatro Koreja di Lecce.

Bisogna cambiare. Ora: dobbiamo imparare a conservare la terra, il cielo e il mare. È un impegno che nasce nell’arte e cresce nel teatro, nella casa della creatività dove sognare non è essere fuori dalla storia, ma partecipare alla lotta di una terra libera così come nella terra vive, libera, la pecora viola.

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La scuola non chiude

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di Gigi Mangia

Il Ministro della Pubblica Amministrazione ha inviato ai Presidi una sua circolare invitandoli a prendere iniziative per tenere aperte le scuole per l’intera estate. La nobile ragione della circolare è quella di far recuperare agli studenti la formazione persa, in particolare, la socialità, che tanto ha influito sulla formazione socioaffettiva dei più piccoli.

Il teatro nel sociale ha un grande ruolo perché può attivare laboratori di scrittura creativa, di recitazione, di arte e di socialità fra i ragazzi per portarli a recuperare il senso smarrito dell’altro. Il finanziamento alle scuole aperte è di 520 milioni di euro, le domande di partecipazione scadono il 21 maggio, le età dei ragazzi coinvolti è quella che va dai 3 ai 18 anni. L’adesione delle famiglie e dei docenti è volontaria, il compenso del personale è extra stipendio.

Il Ministro Patrizio Bianchi di recente ha scritto un libro: “La scuola nello specchio” in cui focalizza i problemi, i ritardi, ma anche le possibili soluzioni. Il ministro Bianchi, nel suo passato, è stato Assessore all’Istruzione della Regione Emilia-Romagna dove ha fatto l’esperienza di ricostruire le scuole distrutte dal terremoto del 2012. Le piazze piene di macerie dei Comuni “della bassa modenese” e dell’appennino, anche in estate si trasformarono in aule scolastiche. Fu quella un’esperienza di scuola aperta, di partecipazione, di tutte le forze vive della società civile perché sentivano che il futuro è dei bambini e che bisogna difenderli, sostenerli e credere in loro.

L’Emilia-Romagna ha vinto il terremoto, Mario Draghi e Patrizio Bianchi, economisti e professori nella stessa università di Trento, vogliono vincere la pandemia da Covid-19 partendo, investendo e credendo nella scuola. Nel PNRR le risorse per la scuola, per la ricerca, per le borse di studio, per i dottorati, per il sostegno alle università delle aree svantaggiate del Paese risultano essere impegni veri verso l’Italia, che merita fiducie e rispetto da tutte le forze politiche, da tutti gli attori sociali, da tutte le scuole di pensiero economico, da tutte le agenzie culturali.

Il nuovo corso comincia proprio dalle Scuole che rimangono aperte durante l’estate, per recuperare il tempo prezioso perso nell’educazione e nella formazione, poiché i giovani sono il futuro del Paese.

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immagine di copertina Gli occhi del teatro sulla Terra

Gli occhi del teatro sulla Terra

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di Gigi Mangia

22 aprile, giornata della terra. Il teatro fa parte della Terra, vive con la Terra, lotta per la Terra. L’inquinamento del clima ha cambiato la vita, ha modificato la successione delle stagioni. Il caldo anticipato sveglia le api, ma poi le gelate inattese le uccidono, le api muoiono e le piante perdono l’impollinazione. I fiori gelano le piante non danno più i frutti. La Terra è di chi la lavora. La Terra è di chi la conosce e l’attraversa a piedi nudi. La Terra è la salute del corpo, la profezia della vita, la bellezza dei fiori nel cielo.

Nel teatro entra la Terra, la poesia diventa canto di lotta, resistenza contro le povertà. Il teatro Koreja ha fatto della Terra le sue pagine più belle: il Pasto della tarantola, l’ulivo in processione col Santolivo, spettacoli che hanno promosso la bontà, la ricchezza, il lavoro della nostra Terra. La Terra conserva il seme della storia dell’uomo; il teatro è il giardino dove quel seme, attraverso l’arte, diventa rappresentazione dell’identità di chi, nella Terra, costruisce la propria carta d’identità.

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immagine di copertina a voce Alta

a voce Alta

il progetto dedicato agli studenti per una Puglia libera dalle mafie

Visioni
di Gigi Mangia

Il teatro e i laboratori di educazione alla bellezza e alla legalità. È bello per l’adolescente essere correttamente educato per poi diventare un uomo felice.

Il progetto “A voce alta”, approvato e finanziato in Puglia dalla Presidenza Giunta Regionale, è pensato per affrontare le gravissime difficoltà educative e formative degli anni ’30 del terzo millennio.

A causa della pandemia gli studenti hanno perso 2 anni di scuola, ritardando la loro formazione intellettuale e personale. La didattica a distanza ha aggravato le condizioni di studio, facendo emergere le differenze sociali e aumentando la dispersione scolastica. Per la prima volta, infatti, c’è stata dispersione nella scuola primaria a Napoli e a Caserta dove 100 bambini non sono più andati a scuola, il sud è il
penalizzato. Le linee pedagogiche del progetto riguardano bellezza e legalità, raggiungimento dell’equilibrio personale attraverso il riconoscimento della norma come principio di valore; voce e corpo per definire il tempo e lo spazio delle relazioni attraverso una grammatica capace di vincere la paura dell’altro come causa del contagio; le parole come abito dei rapporti personali.

L’età evolutiva degli adolescenti è complessa, aperta ed imprevedibile. La si può paragonare ad una cattedrale in costruzione, il cui cantiere è fatto da molte competenze. Il tempo percepito dai giovani è quello vuoto, dove il futuro è assente ed è facilmente occupato dalle carriere facili, dai soldi illegali, dalle mafie. L’insegnamento della Costituzione non deve essere inteso come una barriera all’illegalità, ma come la strada attraverso la quale raggiungere il traguardo di cittadino libero di decidere e responsabile di scegliere. La Costituzione è un documento chiaro, scritto per educare, formare il cittadino di ogni tempo
nella cultura del rispetto. Le mafie sono le controculture che non possono essere sconfitte né dal penale né dall’impegno lodevolissimo dei giudici nei tribunali perché l’illegalità è una cultura che attraversa le vene delle parole e si può vincere con l’educazione civica.È bello per gli adolescenti essere correttamente educati per poi diventare uomini felici in una società libera di scegliere, responsabile di agire.

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immagine di copertina Vaccinarsi in un museo

Vaccinarsi in un museo

A Lecce la cultura è un valore accessibile per la salute e il benessere sociale

Visioni
di Gigi Mangia

Al Museo Castromediano di Lecce ci si vaccina ascoltando musica classica e passeggiando fra i reperti archeologici. Il vaccino al museo è un segnale importante di lotta al Coronavirus, un cambiamento e un’idea nuova, che promuove la cultura come valore  accessibile per la salute ed il benessere sociale. È una strada per non cadere nella solitudine. Un’idea di museo come cuore attivo della città, che vive per la comunità. Il museo è la casa delle muse, dove l’arte continua, dove la città si ritrova, dove la cittadinanza non si perde. Il museo conserva la Storia, resiste al tempo, sente l’uomo, lo conosce, parla della sua vita e lo difende. Il museo diventa il fronte dell’impegno civico contro la pandemia, evitando di affrontare il vaccino nel disagio, nella sofferenza della paura.

Ci sono tanti modi per non cadere nell’inferno del dolore, nel peccato della paura: difendere la salute in un museo è come trovare la strada che abbatte tutte le barriere.

L’arte è il solo farmaco che non ha bisogno di essere accompagnato dal bugiardino perché è un bene assoluto.

Chiudere i musei è stato un errore perché ha disorientato la vita della città. Aprirli al vaccino è un modo per ripianare il debito che le città d’arte, a torto, hanno pagato.

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La parola pace

Visioni
di Gigi Mangia

Nel suo viaggio del 17 marzo, il Papa ha parlato al mondo di Pace.
Sono 42 i Pesi in cui c’è la guerra ed è bandita la parola Pace: il mondo d’odio dei campi di concentramento, della distruzione dei villaggi, dei lager, dei profughi di guerra in cui il diritto alla vita è sospeso nelle mani di trafficanti i esseri umani. Papa Francesco ha parlato del tragico esodo dei cristiani, dopo l’invasione della Piana di Ninive da parte dell’Isis. La tappa ricca di significato è stata quella nella città di Qaraqosh, nella Chiesa dell’Immacolata Concezione che i terroristi avevano trasformato in un poligono di tiro. La storia delle religioni monoteiste è storia di sangue innocente, di distruzione dei simboli, di abbattimento dei templi di preghiera. Colpire i simboli religiosi, abbattere i monumenti serve per cancellare la storia e per annullare il genius loci dei valori, delle identità forti e delle loro tradizioni.

La città di Otranto è stata una pagina di storia di odio e di violenza religiosa. Nel 1480, la cittadina salentina subì l’invasione dei turchi al comando del sultano Maometto II Natih, il quale dopo aver decapitato, sul colle della Minerva 800 cristiani, invase la città e poi occupò la Chiesa dei Martiri, trasformandola in una stalla per i suoi cavalli, i quali ebbero modo di calpestare il mosaico del Frate Pantaleone. La guerra dell’Islam estremista del XXI secolo è stata rivolta proprio contro i simboli e i luoghi della cultura città, dalle sedi dei giornali ai monumenti. C’è un sovranismo di ritorno tra i popoli.

C’è una strada che porta all’odio e causa sangue: è quella che unisce il potere della politica al potere dell’altare nella fede. La cultura non ha chiuso il suo conto con gli errori del ‘900 ed il vocabolario degli intellettuali non ha le parole giuste per favorire una narrazione capace di affermare il futuro di Pace che vogliamo essere. È una lotta, lunga e faticosa, quella che bisogna fare prima di raggiungere quel modello sociale, culturale, economico-ambientale, in cui l’uomo non sia più lupo di sé stesso.

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immagine di copertina Le cose che vorrei rifare post Covid

Le cose che vorrei rifare post Covid

Visioni
di Guido de Liguoro*

Sprofondando nella giungla di Facebook a volte capito sopra una smagliante pepita di umorismo demenziale che qualche sconosciuto genio ha seminato come un moderno Pollicino a favore di noi stremati viandanti della quarantena.

Di solito me ne basta una a dare una boccata d’ossigeno alla mia giornata; oggi però sono inciampato su questo “Sta quarantena sta durando talmente tanto che il problema non sarà cosa faremo dopo, ma ricordarsi che ca@@o facevamo prima” non ho fatto in tempo a lasciar svanire il sorriso spontaneo che mi ha assalito il dubbio: non è che sarà davvero così?

Ho la sensazione di essere sulla strada della rassegnazione, della accettazione di questa realtà quotidiana come l’unica possibile, dell’abbandono della voglia di fare altro, di vivere altrimenti. Magari come vivevo prima.

Certo, penso rassicurato, mi ricordo bene che cosa facevo prima ma sarà possibile rifarlo uguale? E so che no, non sarà possibile! Come minimo perché io sarò cambiato, sono già cambiato e non so se vorrei davvero tornare come prima. Vorrebbe dire non aver tratto nessun insegnamento da questa condizione violentemente subita, vorrebbe dire aver cancellato un anno, rafforzato come la zona rossa, della mia vita.

Se penso a cose che facevo prima e che voglio ancora fare mi vengono in mente il turismo lento nella natura e in città, i concerti all’aperto, le gare di golf.

Poi ci sono cose che vorrei rifare in modalità evoluta, post Covid, 6.0: stare con gli amici e a teatro. O le due insieme.

Non so quale sarà la diversità che vorrò scoprire, so che dovrò esplorare più nel profondo quando ce ne saranno le condizioni. Sento che per me la base di partenza dovrà essere mettermi più a nudo, essere più sincero? Più spontaneo sicuramente. Spero di trovare qualche amico che vorrà fare con un me un pezzo di questa ricerca, magari tra le assi di un palcoscenico.

*Meridionale per nascita, lombardo per formazione, cittadino d’Europa per scelta. Dopo una lunga vita di lavoro, viaggi e divertimenti vari, incontra l’ispirazione a Lecce. Curioso di tutto, appassionato di teatro e molto altro ancora, vive seguendo un motto: “c’è un solo modo per essere felici, fare solo cose appassionanti. E c’è un solo modo per fare solo cose appassionanti: appassionarsi di tutto quello che si deve fare!” Quasi attore in formazione, spettatore appassionato, attualmente cura il blog parolemiti.net

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Io non ho paura

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di Gigi Mangia

Il teatro non muore, vive.

Il teatro non ha un Dio da seguire, né una fede da praticare. Il teatro è il tempio della cultura, la casa dove si impara a lottare, a conoscere e a rispettare le parole; a crescere e a saper essere creativi; a vivere l’Altro, a resistere e vincere la paura.

Il teatro non è morto, con la sua forza ha superato le quattro stagioni del virus che ha sospeso la vita sociale e
congelato i rapporti personali.

La scienza è alleata dell’uomo. Il vaccino ci difende, il teatro ci guarisce. Passerà, io ci credo. Il teatro continuerà ad essere il tempio vivo della creatività dell’arte: il cantiere dove costruire il futuro ed imparare a camminare con gli altri.

IO NON HO PAURA.

Il 27 Marzo, nella giornata internazionale del teatro riflettiamo, studiamo, facciamo sentire la nostra voce indispensabile per fare della crisi un’opportunità, di crescita nella e con la cultura. Abitando il teatro.

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Fratello mio

Visioni
di Andrea Ortese*

Fratello mio,

sogno di quel posto ove l’anima mia, il cuore e la mente si ritemprano e vagano inconsapevoli vivendo colorate realtà; ove conigli, gatti, volpi e giovani draghi raccontano le loro storie e le loro gesta. Mi perderei nelle loro paure, decidendo di non sottrarmi dinanzi ad esse, poiché l’abbandono è un viaggio straordinario, necessario a ritrovarti, fratello mio, nei loro occhi ed in quelli sognatori e disubbidienti della mia
piccola Clara, seduta accanto a me, composta e timorosa, in una buia sala.

La tua assenza non segna l’oblio, ma ne perpetua la memoria e porta a comprendere la ragione del terrore. I confini tra sogno e realtà sono sfumati e la tua sigaretta restituisce immaginifiche figure che prendono vita, trafitte da luci psichedeliche nel silenzio fragoroso di una danza ancestrale.

“Zac, hai visto Sergio?” “Ma certo! È lì che insegue la sua amata in un candido abito da sposa, dirigendosi, curiosa, nella stanza proibita…”

“Ma non lo vedi? É là! Intento a cercare ristoro nel castello di Barbablù con i suoi due fratelli ed il loro biondo cane Dick”.

Ed io, ad un tratto, assaporo la bellezza di cui tanto parlavi e che la scena mi aiuta a rimembrare…un certo Tancredi, Conte di Lecce e re di Sicilia, le sue valorose imprese ed il suo regno breve come la tua esistenza, che segnò la fine del dominio normanno nel sud Italia.

Pensami Sergio, come io faccio sulla scena, tutto mi riporta a te e, desideroso, attendo riaprirsi il sipario.

“The greater is the struggle, and more glorious is the triumph“ (Nick Vujicic)

*ASSENTI, PRESENTI – Progetto di scrittura e drammaturgia partecipata con gli spettatori Guarda il video https://vimeo.com/521344407

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