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Marzo 2025

Non sono previsti spettacoli per il mese selezionato.

immagine di copertina MATERNITÀ: una giornata dedicata al dialogo gentile

MATERNITÀ: una giornata dedicata al dialogo gentile

laboratorio Giovani Sguardi

Critica
di Sabrina Console

Nella mattinata di sabato 22 marzo si è svolta, a Teatro Koreja, una tavola rotonda di grande interesse sul tema della maternità, che ha visto la partecipazione di professioniste del settore ospedaliero, del diritto minorile e non solo. Qui le esperienze personali ricevono la parola e si affermano come contributo fondamentale per attraversare argomenti di cui non si parla mai abbastanza: le tappe evolutive, attese e pressate; la denatalitá; l’adozione; la medicalizzazione e l’umanizzazione del parto; le aspettative che la società patriarcale conserva nei confronti della figura genitoriale maschile. Un momento di scambio necessario che ha anticipato la messa in scena serale dello spettacolo “Maternità”. “[…]Da un lato c’é la gioia di avere figli, dall’altro le tribolazioni per averne. Da un lato c’é la libertà di non averne, e dall’altro il rimpianto di non averne avuti. Ma i figli poi, si hanno o si fanno?” É questo uno dei primi interrogativi che pone la rappresentazione teatrale “Maternità”. Tratto dall’omonimo libro di Sheila Heti, riadattato per il palcoscenico ed interpretato da Chiara Lagani cofondatrice, con Luigi De Angelis, della compagnia “Fanny & Alexander”. In scena accade qualcosa d’insolito e stimolante: la narrazione è guidata dalle scelta degli spettatori, grazie ad un telecomandino, a cui vengono poste domande secche, pressanti, sfacciate. É cosí che si apre un ventaglio di sentieri percorribili, un’intricata ramificazione che esplora il tema della maternità, con un bagaglio colmo di dubbi, controversie e riflessioni intime. Un percorso individuale si fa atto politico, comunitario e collettivo, e la protagonista è strumento e portavoce di una pluralità di vissuti. È eccezionale l’utilizzo della scenografia; per esempio, quello di uno specchio posizionato per terra nella composizione scenica, che è in un primo momento riflesso dell’animo di Sheila, e poi diventa un fascio di luce direzionato prepotentemente in platea, un’interpellazione simbolica che rompe la quarta parete. L’illuminazione è compagna della drammaturgia, e trascina questo gioco-dialogo in una dimensione onirica, quando la protagonista si lascia andare a turbinosi flussi di coscienza, navigando tra paure e inquietudini. Il teatro, ancora una volta, si fa voce di questioni sociali e luogo di profonda condivisione.

*Sabrina Console nasce a Fasano nel 2001, si diploma al liceo scientifico “L. Da Vinci” e coltiva sin da piccola una passione per il teatro, che studia e pratica.

Attualmente è studentessa presso il corso di Laurea in Discipline delle Arti, Musica e Spettacolo dell’Università del Salento a Lecce.

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immagine di copertina La Rumba di  Ascanio Celestini : una danza di voci silenziose

La Rumba di Ascanio Celestini : una danza di voci silenziose

Critica
di Sabrina Console

nell’ambito del laboratorio GIOVANI SGUARDI

Domenica 9 marzo sono stata spettatrice di Ascanio Celestini e della sua Rumba, capitolo finale di una “labirintica” trilogia. Un monologo teatrale incalzante e “spettinato”, dove la figura di un Francesco D’Assisi contemporaneo, diventa la chiave per accompagnare lo spettatore in un viaggio attraverso le ferite del mondo.

In scena un sipario rosso, che si apre come finestra su una complessa stratificazione della realtà, e un drappeggio musicale, sapientemente intessuto da Gianluca Casadei nei panni di Pietro, suo interlocutore. Storie di vite interrotte, che toccano il cielo, le stelle e arrivano al mare. Storie di vite strappate via dalle onde, dalla solitudine, dalla fatalità di un destino accanito a cui non si può sfuggire. E come in una Rumba, che l’autore confessa essere la parola ricorrente all’interno di un loop musicale, sentinella del processo drammaturgico, questo si alterna ritmicamente agli scorci di vita del santo, nato nel 1182 e catapultato nella nostra epoca. Una rappresentazione teatrale imprescindibile e con l’amaro in bocca, dico, inevitabile.

“Quante stelle ci sono nel cielo? Tante. Non si possono contare”.

Quante parole ci sarebbero per parlare della Rumba di Celestini? Tante. Non si possono contare.

Ma io ne userò una sola: straordinaria.

Sabrina Console nasce a Fasano nel 2001, si diploma al liceo scientifico “L. Da Vinci” e coltiva sin da piccola una passione per il teatro, che studia e pratica.

Attualmente è studentessa presso il corso di Laurea in Discipline delle Arti, Musica e Spettacolo dell’Università del Salento a Lecce.

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immagine di copertina Lo specchio é il paesaggio dove io mi conosco

Lo specchio é il paesaggio dove io mi conosco

Visioni
di Gigi Mangia

Camminare, attraversare gli anni del tempo, passare i luoghi, ricordare i volti, sentire la lingua, è il modo più profondo per conoscere il paesaggio. Il paesaggio é intimità delle radici dell’identità delle persone, le quali sono corpi in relazione con il paesaggio e i cinque sensi sono i piani della conoscenza: estesa, piena e completa. Il paesaggio é la vita infinita dei colori, dei sapori, dei profumi e della voce del vento che il corpo vive conosce e sente. Il corpo infatti é il libro più grande che la natura ha fatto per avere la conoscenza della bellezza del paesaggio e nella memoria la sua preziosa conservazione. Il paesaggio è l’uomo sono la cultura in cammino, il porto é quello del futuro, dove il tempo non finisce perché il paesaggio é il cambiamento, l’orizzonte, l’infinito della bellezza nella creatività. Nella forza dei poeti
Le donne che colgono le olive
Fra gli olivastri, con la bocca viola;
Tutto é univoco e perso a furia di esistere.
Dove hai nascosto, cielo, l’altra ipotesi?
Quale parte é la nostra?
Non saremo null’altro
Che rozzi testimoni di questo esistere?”

(Vittorio Bodini)
Gli anni del paesaggio li scopri toccando con le mani le pietre, le trasformazioni delle città con gli scavi. Lecce alla luce degli scavi vuole cambiare la sua identità: infatti vuole essere città romana e poi città barocca. L’archeologia é ricerca meravigliosa; studia il paesaggio, aiuta a conoscere il presente e ci dà gli anni del tempo del paesaggio come la trasformazione e il cambiamento che sta venendo in piazza sant’Oronzo, l’anfiteatro e la scoperta del fossato del castello Carlo V.
Solo la fotografia sincera aiuta a raccontare il paesaggio, perché é linguaggio vero.
L’intelligenza artificiale invece, a causa della sua forza artificiale, non puó favorire la conoscenza del paesaggio perché il suo linguaggio é lontano dalla verità.
Io non sono contrario all’intelligenza artificiale ma sono profondamente convinto che é stata la parola e quindi il linguaggio, il primo mezzo di comunicazione fra le persone che ha attraversato tutti i cambiamenti. Stiamo assistendo non solo allo stralcio dei grandi trattati ma anche allo svuotamento del significato delle parole che portano l’uomo ad essere disorientato, a perdere il cammino del conoscere.

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immagine di copertina 8 Marzo giornata internazionale della donna

8 Marzo giornata internazionale della donna

Visioni
di Gigi Mangia

8 marzo giornata internazionale della donna.
L’8 Marzo giornata internazionale dei diritti delle donne é ancora un giorno importante da dedicare alla lotta dei diritti delle donne, le quali nel ventunesimo secolo vedono negati i diritti fondamentali che tutti diamo per scontato ma invece sono drammaticamente a loro negati. Vorrei ricordare la situazione delle donne Afghane, alle quali sono negati i diritti allo studio, al lavoro, all’indipendenza , alla salute, al canto. Le donne Afghane sono letteralmente spogliate dai diritti fondamentali delle persone. In Afghanistan la donna non puó essere curata dall’uomo, ma solo da donne ma alle donne é vietato studiare medicina, di essere medici, perció le donne Afghane non hanno il diritto alla salute. Nelle città i talebani hanno installato telecamere per controllare la vita quotidiana delle donne, nel sottrarsi a tutte le forme di divieto dei talebani; le donne non possono uscire da casa da sole se non sono accompagnate da un uomo. Anche in Iran alle donne é negato il diritto allo studio e alla libertà. Molte giovani donne infatti sono in prigione e rischiano la pena di morte. Il ventunesimo secolo vede la grande trasformazione del Welfare sociale, da Trump a Milei, dagli Stati Uniti all’Argentina, la riforma dello Stato sociale colpisce le donne e i disabili. Per affermare il diritto delle donne, bisogna agevolare un grande movimento culturale e sociale. Serve una grande campagna, in particolare in Italia di educazione dei sentimenti, educazione sessuale e rispetto dell’altro. Bisogna superare il modello della donna Barbie. La donna non deve essere vestita come una bambola, come corpo merce di desiderio dell’uomo. Bisogna lottare contro la donna carta dei grandi giornali di mercato del corpo delle donne: della donna tacco 12. La donna nella storia é una presenza fondamentale, essenziale perché accende e rende possibile la vita. La donna bisogna viverla sentire la sua voce, scoprire nel suo sguardo la profondità della vita, condividere la visione di una esperienza di pensiero e di emozioni aperto all’infinito. La donna non toglie niente al maschio, il maschio invece toglie tutto alla donna perché le toglie la libertà.

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L’Europa

Visioni
di Gigi Mangia

Una grande piazza con la partecipazione di molte città, con un unica bandiera dell’Europa e una sola voce il 15 marzo in piazza del Popolo a Roma per difendere l’Europa.
L’Europa si è scoperta di essere debole perchè divisa e incapace di avere una proposta politica credibile. La guerra dell’Ucraina ha certificato la debolezza dell’Europa, nonostante gli aiuti finanziari e militari all’Ucraina.

L’Europa ha la moneta, ha un grande mercato fatto di 450 milioni, ma non è riuscita a diventare una federazione di Stati e quindi avere una identità politica riconosciuta e rispettata. L’Europa ha avuto una storia difficile, fatta di guerre lunghe e sanguinose. L’Europa peró è stata la strada del pensiero, la civiltà della cultura, la visione dei diritti della persona. Nella storia dell’Europa il pensiero è stato profondo nella ricerca di avvicinare la città celeste di Betlemme della Luce alla città Terrena di Atene la Polis delle Arti e del Sapere: la Polis di Aristotele, la Repubblica di Platone.
La storia dell’Europa è stata il dialogo con l’Oriente, l’incontro di culture, di interessi commerciali. L’Europa cristiana è stata anche rivoluzionaria con l’illuminismo, dichiarando l’uguaglianza, diritto universale. L’Europa si è fatta con le guerre, si è peró affermata con la cultura da Emmanuel Kant a Sigmund Freud a Kafka, è stata la grande Europa del secolo passato.

La seconda guerra mondiale è stata terribile perchè ha fatto milioni di morti, distrutto intere città e ha fatto una denerazione di invalidi, di orfani e di vedove di guerra. Furono ferite socilali gravi che colpirono le classi popolari deboli e povere. L’Europa quindi conosce bene la crudeltà della guerra. L’Italia, grazie alla Resistenza, sconfisse il fascismo e nella Costituzione sancì il rifiuto della guerra scrivendo l’art. 11. “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”

L’Europa vuole avere un ruolo nella geopolitica per contare nelle grandi scelte ed essere coinvolta nelle decisioni deve diventare una federazione di stati, deve darsi una costituzione e nel primo articolo deve sancire il rifiuto della guerra così come ha fatto la costituente italiana scrivendo la nostra Carta Costituzionale.
La guerra non distrugge soltanto la vita, causa morte, brucia i corpi e cancella i diritti. L’uomo senza il rispetto dei suoi diritti è nudo, perde l’identità di essere persona. La guerra è il fallimento che si ripete nella storia: distrugge città, causa morte, lascia feriti e dolore.

Papa Francesco non si stanca di ripetere che : la guerra è sempre una sconfitta. Il 15 marzo a Roma una sola voce per difendere un Europa unita.
Le ore della politica che stiamo vivendo sono molto difficili, il buio della notte sembra non finire mai. Il racconto dell’intelligenza artificiale è un inganno della realtà: le nostre parole servono ancora per capire e per conoscere…

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immagine di copertina La visione sociale e pedagogica della città con l’avvento dello smartphone

La visione sociale e pedagogica della città con l’avvento dello smartphone

Visioni
di Gigi Mangia

L’introduzione dello smartphone ormai ha raggiunto 13 anni e sono stati sufficienti per far cambiare radicalmente la vita: le relazioni sociali. La preoccupazione, che tormenta la cultura, é quella dell’identità costruita ancora sul vecchio dualismo: amico/nemico esposta alla paura e all’incapacità di vedere con gli occhi l’identità dell’altro.
Il saggio Aristotele ci ha insegnato che la costruzione dell’identità individuale poteva realizzarsi soltanto all’interno di rapporti sociali organizzati nella Polis. La città dunque é il tempo di vivere e lo spazio da abitare. L’architettura culturale é la quarta pedagogia che oggi é coinvolta a progettare il nuovo modello di città-smartphone. I luoghi della città li abbiamo tutti nello smartphone: ci muoviamo con gli occhi nello schermo del telefono per trovare le strade, anche quelle che non conosciamo, per raggiungere i musei, il teatro, la biblioteca, i servizi. Siamo sordi ed assenti, non sentiamo le voci, i profumi, non vediamo i segni del tempo nelle pareti dei palazzi storici. Siamo soli, perdiamo il fascino, la meraviglia, la bellezza dei corpi del paesaggio urbano nella città. Il dialogo é la strada per conoscere e vivere la città. Dialogare vuol dire:
Saper ascoltare, sentire il silenzio, parlare e poi riconoscere con gli occhi l’altro, il diverso, il mai visto…
Siamo sicuri, ci facciamo guidare dallo smartphone ma siamo soli anche davanti alla bellezza di un dipinto come di una statua sacra nel silenzio di una chiesa. La città é immersione nella storia, incontro con la fede, scoperta dei profumi e sapori, perché tutto é vita in città. La città la vedi con gli occhi, la conosci con le mani, la senti con le orecchie: il dialogo del corpo é infatti la conoscenza profonda della città.
La visione della città del post illuminismo deve essere quella di una città aperta alle culture, inclusiva con le differenze, accessibile in tutte le strutture culturali , dai teatri ai musei, dalle biblioteche ai cinema, dagli impianti sportivi ai parchi.
Il nuovo è difficile capitolo del rapporto con la città é quello dell’intelligenza artificiale che porterà ancora più profondi cambiamenti che al momento non sono ancora ben definiti.
Dobbiamo essere pronti, perché servirà molto studio, competenze e capacità progettuali per organizzare una nuova cultura organizzata della città del futuro.
Infine mi pare molto utile accogliere l’appello del grande architetto Renzo Piano sulle città le quali sono soggette ad una grande trasformazione che in favore dei soldi sacrificano l’identità urbana. ( “Salviamo i cinema per ripensare le nostre Città” di Renzo Piano su La Repubblica)

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immagine di copertina La Treccani compie 100 anni

La Treccani compie 100 anni

Visioni
di Gigi Mangia

Ieri l’enciclopedia Treccani ha compiuto cent’anni. L’istituzione ha portato nel mondo la nostra lingua, la nostra cultura .

Sono cent’anni straordinari di attività ,quindi da parte di Koreja gli auguri a Treccani e a suo direttore Massimo Bray.

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immagine di copertina Giornata internazionale della lotta contro il tumore

Giornata internazionale della lotta contro il tumore

Visioni
di Gigi Mangia

Nella giornata internazionale della lotta contro il tumore, per tutti diventa una giornata di impegno e soprattutto di sostegno nella ricerca contro questa terribile malattia, che non fa più paura, che é stata sconfitta, ma ancora non é stata debellata.

La ricerca ha fatto scoperte straordinarie, ha scoperto nuovi farmaci ed in particolare, grazie all’intelligenza artificiale oggi ha più possibilità di sconfiggere il cancro ed evitare la morte, in particolare alle donne, le più colpite. Il diritto alla salute é tra i diritti quello che va più difeso ma bisogna sottolineare peró che i tagli alla sanità hanno messo in discussione il diritto e la tutela della salute in particolare delle fasce più deboli della popolazione. Nel nostro paese più di cinque milioni di persone, a causa della povertà rinunciano alle cure.

La difesa della sanità pubblica é una delle battaglie più importanti che bisogna fare con l’alleanza dei medici e dei ricercatori contro la politica del governo che al contrario stanno indebolendo la sanità pubblica in favore della sanità privata. In secondo luogo una grande battaglia va fatta nel sud d’Italia perché che nasce al sud ha meno possibilità di essere curato e quindi difficilmente puó vincere la battaglia contro il cancro che comunque rimane a fare tanta paura.

La strada più importante che porta alla vittoria del male é quella della prevenzione che per essere efficace peró devo vedere il coinvolgimento dell’intera società perché la prevenzione é educazione che si realizza attraverso la cultura.

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IL CONFINE NEL TEMPO TRUMPIANO

Visioni
di Gigi Mangia

Con un tratto di penna, il presidente Donald Trump, ha cancellato lo “ius soli” ed il mondo intero ha visto gli immigrati in catene in aereo, espulsi e mandati nel nolo paese d’origine: il Guatemala. Il confine può essere una barriera naturale: un fiume, un mare, le montagne, un deserto oppure una linea artificiale stabilita dalla politica, fatta di alte mura in cemento da chilometri di filo spinato, da ponti o boschi, è questa la frontiera.
Il tema del confine è tornato ad occupare l’immaginario contemporaneo e nel nostro tempo sta assumendo configurazioni inattese e preoccupanti. Una riflessione su come declinare il concetto di confine secondo la nuova destra per come saranno trattate: le acque, il clima, i minerali, le terre rare e lo spazio, come il vero campo di guerra è stato proposto dallo studioso Klaus Dodds, docente presso la Royal Dalloway University di Londra.

La proposta di una nuova geografia politica dello studioso Klaus Dodds è molto interessante non solo perché indica le nuove cause delle guerre ma più ancora perché propone un nuovo modo di vedere la nuova scienza geografica.

Abbiamo considerato, e forse lo facciamo ancora, sinonimi il confine e la frontiera che al contrario sono diversi e regolano i rapporti fra i popoli. La frontiera, infatti, è fissata dalla volontà politica e comprende la lingua, la religione, i costumi, le tradizioni e la razza. La frontiera è chiusa e rifiuta la mobilità, respinge il diverso. Il ritorno della nuova destra fa della difesa della frontiera la bandiera della sua guerra contro la razza e individua nello straniero il nemico da cui difendersi. L’arma più usata è quella della paura, la quale mette in pericolo la sicurezza sociale economica e culturale, rendendo difficile la vita nelle città.

La difesa della frontiera si ottiene facendo guerra al diverso eliminandolo dalle città. Quella che stiamo vivendo è una crisi profonda perché nega e rifiuta la civiltà dei lumi ed in particolare mette in discussione la carta dei diritti internazionali che sono alla base della geografia politica nata dopo la Seconda guerra mondiale. È il mondo della cultura quello che si deve svegliare, che deve trovare le vie per sconfiggere le paure che inquietano la vita e portano la solitudine come barriera della mente, incapace di vedere la felicità del vivere.

Serve promuovere una grande architettura culturale, aperta senza frontiere, serve una grande alleanza fra potere e intellettuali, fra artisti e politica per guarire le classi sociali dalla paura ed educarle a trovare una vita sociale aperta al diverso, alla convivialità delle differenze. Non è un semplice esercizio di utopia ma un disegno di geografia politica e sociale urgente da realizzare se vogliamo davvero pensare un futuro diverso.

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immagine di copertina Un campo di morte per lo sterminio degli ebrei

Un campo di morte per lo sterminio degli ebrei

Visioni
di Gigi Mangia

Uno spietato sterminatore di ebrei fu Rudolf Hoss, per suo padre doveva diventare sacerdote, ma diventó invece il più grande criminale nazista, responsabile della più terribile impresa di morte mai concepita dalla mente umana. Quando, il 1 marzo 1941, Himmler del campo si congratuló con lui e lo incaricó di ingrandire il campo in vista di accogliere grandi arrivi di prigionieri ebrei: centomila internati, un grande disegno di sterminio di ebrei sconosciuto nella storia.

Bisognava trovare il metodo più efficace per realizzare lo sterminio. In un primo momento si pensó al monossido di carbonio prodotto da motori diesel, venne peró scartato perchè ritenuto artigianale. Karl Frtzsch trovó la soluzione: “lo Zyklon, un preparato di acido prossico usato al campo per la disinfettazione dei parassiti edin particolare perchè si trovava facilmente in grandi quantità in commercio. La prima prova fu fatta su 900 prigionieri russi. I prigionieri vennero fatti entrare in una sala e venne detto loro che sarebbero stati spidocchiati.

Dalle aperture del soffitto lo Zyklon B venne gettato in palline all’interno della sala. Si sentì un urlo disperato, i prigionieri russi cercarono di forzare le porte che peró non riuscirono ad aprire. Le porte, passata mezz’ora, vennero aperte e comparvero enormi quantità di cadaveri gassati. I cadaveri non mostravano ne spasmi e ne contrazioni perchè lo Zyklon B agisce sui polmoni e causa effetti paralizzanti. Cominciava così lo sterminio degli ebrei. Dal 1942 al 1944 arrivarono ogni giorno treni carichi di ebrei provenienti dai paesi europei occupati dai tedeschi o loro alleati. Le 250 baracche potevano contenere 300 prigionieri ciascuna e le 4 camere a gas di Birkenau erano in grado di uccidere 2000 internati alla volta.
Non era solo un piano di morte degli ebrei, ma era la loro cancellazione dalla storia. Era questa la follia, l’abisso del male della ragione che l’uomo non puó dimenticare. A questo serve la Giornata della Memoria, che la cultura, il teatro, la scuola devono far studiare, devono promuovere e informare, perchè la lotta per sconfiggere l’odio non è ancora finita e deve continuare.

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