Calendario

Dicembre 2020


18 lug

TTB - Accademia delle Forme Sceniche, Accademia Arte Diversità-Teatro La Ribalta Antonio Viganò e Teatro Koreja

Il suono della caduta

Martina Natuzzi e Christian Greco

Dalla Luna alla Terra


19 lug

Tourneè

Teatro Koreja in collaborazione con Potenziali Evocati Multimediali

X di Xylella, Bibbia e alberi sacri

dj set a cura di Enrico Stefanelli

Frequenze naturali


20 lug

Emanuela Pisicchio ed Enrico Stefanelli

Ánemos Nóos

I nuovi scalzi/crest

La Ridiculosa commedia


21 lug

Roberto Latini

Paradiso Perduto

Gianluca De Rubertis (Il Genio)

Discorsi suonati su Paolo Conte


22 lug

Brigitte Cirla & Sébastien Béranger

Recettes Immorales

Brigitte Cirla & Sébastien Béranger

Recettes Immorales


23 lug

Carlotta Viscovo

Il corpo della Lotta

Gianni Blasi e Vincenzo Pentassuglia

Eco Liquido

A. Renda/ Albe, Ravenna Teatro

NEPHESH


24 lug

A. Renda/ Albe, Ravenna Teatro

NEPHESH

A. Renda/ Albe, Ravenna Teatro

NEPHESH

Atalaya de Musicas

Resistencia Arbórea


25 lug

A. Renda/ Albe, Ravenna Teatro

NEPHESH

A. Renda/ Albe, Ravenna Teatro

NEPHESH

Teatro Koreja

Modugno, prima di Volare

Atalaya de Musicas

Suite Flamenca

immagine di copertina Giornata internazionale della dichiarazione universale dei diritti dell’ uomo

Giornata internazionale della dichiarazione universale dei diritti dell’ uomo

10 dicembre

Visioni
di Gigi Mangia

Il 10 Dicembre 1948, giornata della dichiarazione dei diritti universali dell’uomo, è una giornata di svolta dopo le grandi e terribili guerre mondiali, per gli Stati circa il rispetto della persona.

Tale Dichiarazione doveva impegnare tutti gli Stati al rispetto e al riconoscimento della mobilità dei popoli in fuga dalle grandi guerre come i profughi, che abbandonano la loro terra e la loro casa a causa della guerra ( vedi l’ art. 4).

Le cronache di questi ultimi anni riempiono pagine di giornali che raccontano la violenza e il mancato rispetto dei diritti della persona. È questo il mondo degli invisibili.

Sono famiglie, interi villaggi che sfidano la morte nel mare e affrontano la violenza sulla terra sfidando, alle frontiere, i poliziotti armati che per fermarli li violentano con sbarre di ferro arroventate, li feriscono col filo spinato, li aggrediscono con cani feroci. Nessuno vede la violenza contro cittadini in fuga inermi, nessuno si indigna per le donne stuprate nei centri profughi “lager” della Libia e della Siria.

Basta questo per mettere in evidenza come sia lontano il rispetto della Dichiarazione Universale dei diritti della persona. In particolare per noi italiani che dovremmo ricordare la figura di Giulio Regeni che prima di essere ucciso, è stato torturato.

Per questo, nel nostro impegno verso la
Dichiarazione Universale, dedichiamo questa giornata a Giulio Regeni e
chiediamo giustizia per un giovane che è morto nel segno del rispetto dei
diritti della persona.

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17, 18 lug

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Il suono della caduta

18 lug

Martina Natuzzi e Christian Greco

Dalla Luna alla Terra

19 lug

Teatro Koreja in collaborazione con Potenziali Evocati Multimediali

X di Xylella, Bibbia e alberi sacri

Koreja in tournée

immagine di copertina Giornata  internazionale delle  persone con disabilità

Giornata internazionale delle persone con disabilità

3 dicembre

Visioni
di Gigi Mangia

Nella vita sociale dei disabili c’è un
muro di cristallo, che non si vede, ma è insuperabile ed è, quindi, difficile
da abbattere: è quello del pregiudizio pesante come un macigno. La disabilità è
un’esistenza dura di lotta contro l’infausto fato. Nella poesia “La sera del dì festa” il poeta Giacomo
Leopardi accusa il destino:

“a te
la speme nego – mi disse, – anche la speme; e d’altro non brillin gli occhi
tuoi se non di pianto”
.

Il poeta filosofo della vita ci ha insegnato che la disabilità è quella di fare i conti di persona con la durezza della vita. Essere disabili oggi, vuol dire essere in lotta per non restare soli, per non essere esclusi e per non essere solo assistiti con pochi soldi.

Il vuoto sociale, causato dal Covid19, ha notevolmente aggravato la vita delle persone disabili: nella scuola, nel lavoro, nelle relazioni sociali, in famiglia. Il conto della crisi lo pagano sempre i più deboli percepiti come un peso per la società. La lotta, però, per non finire nell’inferno della crisi, non deve riguardare solo le persone con disabilità, ma anche i giovani, le donne, gli anziani e una società che immagina il futuro senza barriere e che non lascia indietro nessuno.

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17, 18 lug

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Il suono della caduta

18 lug

Martina Natuzzi e Christian Greco

Dalla Luna alla Terra

19 lug

Teatro Koreja in collaborazione con Potenziali Evocati Multimediali

X di Xylella, Bibbia e alberi sacri

Koreja in tournée

immagine di copertina Sconfiggere la cultura dell’odio

Sconfiggere la cultura dell’odio

con l'educazione

Visioni
di Gigi Mangia

25 novembre giornata internazionale contro la
violenza sulle donne.

L’offesa e la violenza sulle donne, oggi, è cresciuta ed è diventato un problema culturale rilevante per l’educazione e la politica. Da studi sociali risulta che i soggetti più odiati, nell’ordine, sono le donne, gli ebrei, gli immigrati, i musulmani, gli omosessuali e i disabili. Oggetto principale dell’odio verso la donna è il suo corpo. La donna, infatti, è giudicata per come si veste, per come si cura, per come mostra la sua bellezza. Gli strumenti preferiti per offenderla sono i social, perché consentono all’uomo un grande potere ed un linguaggio facile per la comunicazione violenta e offensiva.

Donne e carriera

Un altro motivo di disprezzo, sembra essere la carriera. La donna oggi, si è liberata da vecchi stereotipi, si è imposta con successo negli studi e quindi ottiene traguardi professionali superiori a quelli dell’uomo. Tra i diplomati la percentuale delle donne è del 64% e anche tra i laureati le donne sono in maggioranza. Eppure, nonostante i livelli di istruzione più elevati, il tasso di occupazione femminile è ancora molto basso rispetto ai colleghi. Un divario che risulta molto marcato rispetto alla media europea.

La donna preparata, sicura e capace ha messo in crisi il modello maschile fondato sulla figura dell’imprenditore, del manager, del campione nello sport. Nella competizione sociale e professionale la donna ha superato spesso l’uomo e questo è un torto insopportabile. L’uomo ha perso la proprietà del corpo e il potere sulla donna, oggi libera perfino di scegliere quando diventare madre.

Con l’educazione si sconfigge l’odio

Il problema della violenza sulle donne è molto serio e centrale nella società digitale profondamente cambiata rispetto al passato. Per cambiare e per costruire nuove relazioni professionali, culturali e progettare una società libera dal conflitto uomo-donna, bisogna partire dall’educazione. La scuola è coinvolta in questa sfida come anche il teatro. Il terreno da privilegiare è quello di lavorare per un’educazione fondata sulla sfera emotiva e cognitiva, per progettare e costruire una personalità morale e intellettuale in grado di relazionarsi con l’altro nella responsabilità del rispetto e della libertà.

Bisogna superare il modello culturale che privilegia il maschio forte come un soldato e ricco come un manager rispetto ad una donna obbediente ed esperta di cucina, impegnata a tenere la casa pulita. Bisogna, insomma, liberare l’educazione dai ruoli che contrappongono l’uomo e la donna nella società. L’uomo sano sa amare quando la mente non comanda il cuore, ma al contrario, lo sa ascoltare. Nella mente, infatti, spesso nascono i disturbi più pericolosi, il comportamento violento, il disprezzo dell’altro, il sentimento di proprietà e possesso del corpo della donna quale strumento dei suoi bisogni, a partire dalla sessualità. Insieme, la scuola e il teatro possono lavorare per sconfiggere, con l’educazione, la cultura dell’odio.

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17, 18 lug

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Il suono della caduta

18 lug

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Dalla Luna alla Terra

19 lug

Teatro Koreja in collaborazione con Potenziali Evocati Multimediali

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Koreja in tournée

immagine di copertina La contemporaneità nel nome di Ovidio

La contemporaneità nel nome di Ovidio

Visioni
di Gigi Mangia

È la forza del teatro quella che carica l’energia e la potenza espressiva delle attrici, fior fiore di giovani donne. Le Eroidi, fanno parte delle opere giovanili di Ovidio e furono pubblicate tra il 20 o il 2 a.c. Il poeta tratta il tema dell’amore, insolito in poesia, ma non per lui, che approfondirà nelle Metamorfosi il tema dell’amore e la figura femminile nel regno dei Celesti.

La magia della narrazione

Il teatro è la magia della narrazione e anche il potere di liberare le parole dal tempo e di far loro attraversare valori e significati. Le attrici si muovono sul palco spinte dal messaggio di Ovidio, nella libertà nell’arte. Ognuna di loro, disegna tratti di femminilità in lotta nella storia.

L’urlo “è solo” più volte ripetuto, è come la forza di un martello e serve a loro ad aprire un varco nel regno dei Celesti in cui mappare i torti, le violenze e il dolore subiti, per poi indicare l’affrancamento delle donne dal modello maschile dell’eroe potente e vincente, scrivendo la lotta con l’inchiostro della libertà.

Il ritmo della recitazione e l’alternarsi delle figure e delle voci declina il filo di una storia tutta al femminile. Le musiche e la “lingua locale” aiutano il racconto ad accendere una luce sulla violenza contro le donne del nostro tempo. Le lettere d’amore, vecchie di 2000 anni, diventano narrazione del conflitto della nostra società e denunciano il ritardo della parità di genere, ancora un traguardo da raggiungere.

Nello spettacolo, c’è ancora pedagogia e forza letteraria. Un poeta che misurò la vita col dolore, suicidandosi, Cesare Pavese ci lasciò una raccomandazione: il poeta, il narratore riescono a meravigliare quando scrivono e parlano dei luoghi e delle persone che conoscono. Così, anche le parole di Giorgia Cocozza, Angela De Gaetano, Alessandra De Luca, Elisa Morciano, Maria Rosaria Ponzetta, Anđelka Vulić, sono sentite e vissute da donne e artiste, preparate e mature nello spirito e nella lezione indicata dal grande letterato Pavese.

Fior fiore di donne attrici, intorno a voi applausi e un mio 10 e lode. Brave!

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Il suono della caduta

18 lug

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19 lug

Teatro Koreja in collaborazione con Potenziali Evocati Multimediali

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Koreja in tournée

immagine di copertina Giornata mondiale della filosofia

Giornata mondiale della filosofia

19 novembre

Visioni
di Gigi Mangia

Oggi è la giornata mondiale della filosofia, per noi una giornata particolare, esclusiva, perchè amiamo camminare nel pensiero e crediamo nella cultura.

La crisi che stiamo attraversando ha bisogno anche di filosofia per riuscire a scongelare le incognite sul futuro e ha bisogno di più cultura per educare l’uomo ad una nuova socialità, fondata sulla scoperta dei valori dimenticati. Il nostro tempo è quello di un nuovo Rinascimento, che attivi i luoghi del sapere e dell’arte: la scuola, i teatri, le biblioteche, i musei.

Nella giornata della filosofia rinnovo la proposta di riconoscere alle mura urbiche cittadine restaurate, il valore di percorso del pensiero. La città del futuro deve liberarsi dai rumori e ritrovare i luoghi della riflessione.

Lecce è preparata a questo riconoscimento.

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Il suono della caduta

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19 lug

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X di Xylella, Bibbia e alberi sacri

Koreja in tournée

immagine di copertina La scuola digitale italiana

La scuola digitale italiana

Ad oggi, ultima in Europa.

Visioni
di Gigi Mangia

Che la scuola italiana attraversi momenti difficili è noto a tutti, più ancora alle famiglie interessate.

In passato la scuola è stata ignorata dalla politica. Negli anni 2009/2012 i Paesi di Europa hanno fatto grandi investimenti nella scuola, soprattutto introducendo e innovando con le tecnologie digitali. La scuola dei Paesi più importanti è stata facilitata quindi, dal passaggio dal 3G al 4G: un vero rinnovamento, una rivoluzione didattica dell’insegnamento.

Il sistema scuola in Italia

Quegli anni per l’Italia sono stati anni difficili, di dura crisi, erano infatti gli anni dello spread spaventoso a 570 punti e l’Italia era a rischio di fallimento. La crisi fu pagata dalla sanità e dalla scuola con pesantissimi tagli. La nostra scuola così perse il passaggio dal 3G al 4G, ed oggi ne paga le conseguenze. Da noi la didattica a distanza non può essere proficuamente praticata proprio per il ritardo digitale, come l’esperienza ci ha dimostrato, nel pieno della crisi pandemica.

L’Italia è in ritardo

Ancora da noi si parla di edilizia scolastica e non di architettura scolastica, come è avvenuto nei Paesi culturalmente più sviluppati d’Europa. Le nostre scuole, ancora, sono fatte di ampi corridoi con le porte chiuse delle aule, invece di avere spazi aperti (laboratori) attrezzati per favorire lo studio-confronto fra gli studenti e i docenti.

Anche l’amministrazione è vecchia nella sua organizzazione, per fare un solo esempio, le scuole primarie, elementari e medie, compresi i licei classici dipendono dai comuni, mentre i licei scientifici e gli istituti tecnici dipendono dalle province: è questo un ritardo inspiegabile. Io sono fuori dalla scuola dal 2010 e non sono un esperto di didattica a distanza. Mi permetto, però, di far notare che: la didattica a distanza non può essere quella della lezione seguita davanti allo schermo per 40 o 50 minuti dagli studenti, con uno che parla. È difficile mantenere l’attenzione per un tempo così lungo.

Come cambia la scuola

Questa didattica non è a distanza ma semplicemente, è un modo per fare lezione in streaming. La nostra scuola va cambiata e deve essere pensata sul modello di un Paese competitivo come il nostro. Il ritardo è studiato e analizzato dal professor Patrizio Bianchi, nel suo ultimo libro “la scuola allo specchio” pubblicato il 20 Ottobre 2020 dal Mulino.

Tocca alla politica dire quale scuola vuole progettare per il futuro. Si è perso troppo tempo, non è un problema facile, ci vuole un ministro capace e competente per progettare una scuola che sia in grado di declinare le pedagogie più avanzate. Speriamo che la chiusura della scuola, imposta dal presidente Michele Emiliano, duri poco e lo stretto necessario.

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Koreja in tournée

immagine di copertina A rischio l’insegnamento della storia

A rischio l’insegnamento della storia

Visioni
di Gigi Mangia

A Samuel Paty, professore di storia in Francia, un suo studente ceceno mussulmano taglia la testa perché ha osato approfondire il ruolo della satira nella storia, affrontando ed illustrando le vignette blasfeme su Maometto. In Italia il quotidiano “La Verità” ha pubblicato in prima pagina l’immagine della testa mozzata, per montare una campagna ideologica contro l’Islamismo in Europa, in particolare in Francia, dove il tema è molto presente e dove l’intera Nazione ha pagato con morti innocenti. La scuola è la palestra della libertà e dell’educazione alla libertà, alla responsabilità e alla comprensione del “diverso”. La storia non può essere soggetta a divieti e a limiti, perché verrebbe meno la sua funzione: quella di conoscere l’uomo e di documentare la sua evoluzione sociale e culturale e soprattutto il potere di usare tutte le forme espressive, a partire dalla lingua, alle arti, alla satira compresa. Il Teatro si è sempre basato sulla conoscenza dell’uomo, manifestandosi come pedagogia di ricerca e approfondimento sociologico della realtà e già solo per questa ragione  non può restare sordo e insensibile a quest’evento. Il punto e il tema, dunque, non sono quelli della denunzia ideologica dell’islamismo radicale ma, piuttosto, la necessità di compiere una battaglia culturale e trovare una strada affinché si riconosca l’importanza della storia come lezione sulla libertà.

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Il suono della caduta

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Martina Natuzzi e Christian Greco

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19 lug

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X di Xylella, Bibbia e alberi sacri

Koreja in tournée

immagine di copertina Vivere il respiro

Vivere il respiro

Visioni
di Gigi Mangia

Molto comincia dal vivere il respiro: la vita, la crescita, la salute, il diritto di respirare aria sana, ma anche la paura e la crisi, causata dal Covid 19 e dalla paura del dolore ai polmoni. L’aria si muove. Comincia l’autunno, per noi salentini, la stagione dei venti di scirocco e tramontana, di quelli freddi dei Balcani e della Siberia. È la stagione dei raffreddori e dell’influenza, che favorisce la diffusione del virus quindi il rischio di essere contagiati. Le persone, più ancora gli anziani, hanno paura, si chiudono in casa, vivono l’isolamento come difesa. È una risposta sbagliata. Il respiro è la luce dell’aria da vivere fuori, con gli altri, senza avere paura. L’aria è il bene più universale per tutti, senza distinzione sociale, da vivere nelle relazioni. Il teatro Koreja è aria sociale, accoglienza, casa comune dove partecipare con gli altri agli spettacoli, senza paura. Il Foyer è grande, comodo e ben arieggiato, dove le regole di sicurezza possono essere rispettate e garantite per la tutela della salute di tutti. Il teatro senza pubblico non è teatro, perde il respiro, gli manca la luce dell’aria sana. Strade maestre continua ancora, non si ferma. Dobbiamo tornare a frequentare e partecipare alle iniziative del teatro, vincendo la paura del virus e credendo alla forza della cultura come risposta al piacere di vivere il respiro con gli altri. I venti di autunno del Salento non ci devono fare paura e meno che mai ci devono tenere chiusi nelle nostre case. Tutti in teatro allora.

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immagine di copertina Aprire la scuola alla città

Aprire la scuola alla città

Visioni
di Gigi Mangia

L’educazione, la formazione della cittadinanza responsabile, non è un compito solo della scuola, ma di tutta la Polis. Nel 1977, con la chiusura delle scuole speciali, l’Italia faceva l’impegnativa scelta della scuola inclusiva di tutti. Quegli anni furono quelli delle grandi riforme, come la chiusura dei manicomi e la riforma sanitaria nazionale. Questa stagione oggi, sembra avere esaurito tutta la sua spinta sociale innovativa. Il Covid ha accelerato la crisi, limitando i diritti e portando indietro le grandi conquiste sociali, come la mobilità, alla base delle grandi trasformazioni del ‘900, il secolo della nascita dell’Europa dei diritti universali. La crisi ha colpito principalmente la scuola, indebolendo l’educazione, l’istruzione e la formazione di cui oggi abbiamo un grande bisogno. Ce lo chiede il futuro. Da sempre, la scuola, per le famiglie è stata una certezza, ora non lo è più, a partire dall’ orario dell’inizio delle attività. I servizi della mobilità sono in confusione. Le famiglie deluse e disperate. Alla scuola mancano quasi 200 mila insegnanti, di questi, almeno la metà sono supplenti e insegnanti di sostegno per di più viene meno la continuità didattica per i disabili nonostante sia stata riconosciuta da tante Sentenze. Questi docenti non sono specializzati, non sono preparati, non hanno esperienza e sono poco motivati ad insegnare a ragazzi che hanno gravi problemi, dove la motivazione è fondamentale per avere un rapporto socio-affettivo importante. Spesso i disabili sono pluriminorati, perciò il sostegno è più complesso e anche più difficile: serve avere molta esperienza. La scuola dell’inclusione sociale è in ritardo e il prezzo lo pagano i pluriminorati e i poveri delle periferie. La dispersione e l’impoverimento sociale sono due sconfitte che la scuola deve evitare. Nell’ anno scolastico passato, più di 1 milione di studenti è stato fuori dalla scuola compresi 285 mila disabili.
Per superare le diverse difficoltà si dovrebbe favorire un’alleanza fra docenti curriculari e insegnanti di sostegno, fra operatori sociali ed esperti pedagogisti. La scuola deve trovare la forza per aprirsi alla città. Le strade e le piazze dove di trovano le scuole devono essere pedonalizzate, da usare per fare lezioni quando il bel tempo lo consente. La città è una foresta di motivazioni di studio. Le mura, le piazze e le vie sono piene di significati: i nomi di poeti, di statue, di date delle grandi scoperte geografiche, sociali e scientifiche. La città poi è ricca di voci e di suoni dei mestieri che fanno parte della vita di ognuno di noi. Le mura, le facciate dei palazzi, le chiese testimoniano la storia e la grandezza della città. L’architettura rappresenta la trasformazione del paesaggio e il rapporto con la campagna. La scuola deve aprirsi, deve uscire fuori, incontrare la città, valorizzare i luoghi del sapere come i musei e le biblioteche, il cinema e il teatro. La cittadinanza etica e responsabile si impara a scuola ma si costruisce nella Polis. Il rinascimento dell’Italia, comincia a scuola, passa dall’ università e dai centri di ricerca. Il debito che stiamo facendo noi lo pagheranno, però, le nuove generazioni. Non dobbiamo sbagliare e come ci ha insegnato il Presidente della B.C.E. Mario Draghi, c’è un debito cattivo e un debito buono, per questo, questa volta, non possiamo sbagliare.

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Koreja in tournée

immagine di copertina Rosa Balistreri

Rosa Balistreri

suono di voce e luogo dell’anima

Interviste
di Annarita Risola*

Angela De Gaetano, voce recitante e autrice del testo “Rosa,
Rose”.

Uno spettacolo dove la parola acquista il doppio significato che Aristotele gli attribuì nel De interpretatione : “suono di voce significativo per convenzione e simbolo delle affezioni che hanno luogo nell’anima”.  Come nascono e che significato da alle parole utilizzate nel suo testo?

Dopo aver accolto l’invito di Ninfa Giannuzzi e
Valerio Daniele a prendere parte a questo progetto, ho attivato una fase di
studio. Ho cercato di “assorbire” la voce di Rosa Balistreri da semplice
ascoltatrice e, dopo aver attraversato da appassionata lettrice tutte le
vicende della sua vita, ho sentito che l’unico modo per poter raccontare la
storia di questa donna fosse procedere a ritroso, raccontando in terza persona.
Dalla sua morte alla sua nascita
. In direzione contraria. Mi sembrava una modalità
perfetta per una persona “controcorrente” come Rosa.

Perché la scelta di parlare in terza persona?

Perché, a mio avviso, in questo caso è l’unico modo
possibile. In primo luogo, per una questione di rispetto verso la vita di Rosa,
nella sua autenticità. A mio avviso, la prima persona in questo racconto
avrebbe creato una stonatura. C’è una scelta d’autrice precisa, che danza tra
le parole, scegliendo un percorso non lineare, che procede per frammenti, con
l’obiettivo di arrivare alla sua nascita, che per me rappresenta, in questo
caso, un forte desiderio di ri-nascita. Raccontando in terza persona, ho
cercato di creare la giusta distanza, per sfiorare con una carezza la sua vita
già troppe volte calpestata. Ho cercato di abbracciare i sentimenti nel modo
più schietto possibile, da donna a donna, senza cercare di essere
(teatralmente) altro da me. Per avvicinarmi ad un racconto che fosse il più autentico
possibile, senza l’intermediazione del teatro. Il mio intento era quello di
creare un racconto che precipitasse in un atto d’amore puro.

Secondo lei è esistita o esiste un’artista paragonabile a Rosa
Balistreri?

Ogni artista è unico e il paragone con altri non è
mai cosa che rende giustizia all’arte. Posso però dire che Rosa rappresenta
tutte le donne, artiste e no, che lottano quotidianamente contro le
ingiustizie, con una forza inaudita e un istinto di sopravvivenza
sorprendentemente primordiale.

Lo spettacolo è pregno di drammaticità. La stessa Rosa definiva
la sua nascita: “ il più grande dramma della sua vita”. Se fosse vissuta in
quest’epoca, avrebbe avuto lo stesso destino?

Sicuramente il contesto storico e le condizioni
sociali erano completamente diverse: povertà estrema, sia materiale che
educativa, violenza domestica ripetuta e una guerra mondiale non sono fattori
trascurabili. Nonostante questi drammi, Rosa è riuscita a riscattarsi
attraverso la sua indole ribelle, il suo cuore e la sua voce. Fuggire dalla
Sicilia è stato un passaggio fondamentale della sua vita. Se non fosse andata a
Firenze, forse, non avrebbe avuto tutta una serie di opportunità che poi
l’hanno condotta a diventare una cantautrice. Forse, se non fosse andata a Firenze,
non l’avremmo mai conosciuta. Questo fa riflettere su quanto, a volte, sia
necessario allontanarsi da certi contesti, per poter far esplodere il proprio
talento e, in alcuni casi (come questo), salvarsi.

Come nasce il titolo dello spettacolo?

Il titolo dello spettacolo vuole “includere” le
tantissime donne che, ancora oggi, nelle diverse parti del mondo, subiscono
forti discriminazioni e violenze, dalle più “piccole” fino ad arrivare alle
tragiche azioni che conducono alla morte. C’è ancora tanta violenza ovunque,
una violenza che va disinnescata. E, in tal senso, l’arte tutta in generale e,
nel nostro caso il teatro, la narrazione, la musica e il canto, sono strumenti
molto potenti.

Rosa  Balistreri diceva:” si può fare politica
cantando”. Le chiedo: si può fare politica anche con un “apparentemente
semplice” spettacolo?

Ogni gesto, anche il più “banale” è un atto
politico, nella misura in cui ha delle ripercussioni sulla società. Se si
ponesse l’attenzione su questo, se ciascuno di noi acquisisse vera
consapevolezza delle proprie azioni, anche piccole e quotidiane, penso che il
mondo ne gioverebbe. Ci vuole maggior cura delle relazioni con gli uomini, con
le cose, con il mondo. Più amore e rispetto ci vorrebbero, per valorizzare gli
uomini in ogni angolo del mondo.

Cosa può fare il teatro per migliorare la società?

Al di là della questione strettamente artistica, la
pratica teatrale, se ben condotta, attiva un processo di miglioramento del
singolo attraverso la relazione con l’altro. Attraverso il teatro abbiamo la
preziosa possibilità di metterci in discussione e di rivolgerci all’altro con
uno sguardo nuovo. Abbiamo l’occasione di creare le condizioni per veder
nascere una fertile comunità di uomini, che, per quanto mobile e provvisoria,
rende altresì viva e concreta la possibilità di riflettere e di rivoltarsi
costantemente, agendo affinché la diversità e la cooperazione siano sempre
ricchezza, nell’attivazione di un inedito processo di crescita condivisa e di
trasformazione continua, che ampliano costantemente i nostri orizzonti.

*Progetto GIOVANI SGUARDI

Annarita Risola è studentessa Corso di Laurea DAMS e Socia fondatrice Palchetti Laterali Università del Salento

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