Calendario

Aprile 2020


18 lug

TTB - Accademia delle Forme Sceniche, Accademia Arte Diversità-Teatro La Ribalta Antonio Viganò e Teatro Koreja

Il suono della caduta

Martina Natuzzi e Christian Greco

Dalla Luna alla Terra


19 lug

Tourneè

Teatro Koreja in collaborazione con Potenziali Evocati Multimediali

X di Xylella, Bibbia e alberi sacri

dj set a cura di Enrico Stefanelli

Frequenze naturali


20 lug

Emanuela Pisicchio ed Enrico Stefanelli

Ánemos Nóos

I nuovi scalzi/crest

La Ridiculosa commedia


21 lug

Roberto Latini

Paradiso Perduto

Gianluca De Rubertis (Il Genio)

Discorsi suonati su Paolo Conte


22 lug

Brigitte Cirla & Sébastien Béranger

Recettes Immorales

Brigitte Cirla & Sébastien Béranger

Recettes Immorales


23 lug

Carlotta Viscovo

Il corpo della Lotta

Gianni Blasi e Vincenzo Pentassuglia

Eco Liquido

A. Renda/ Albe, Ravenna Teatro

NEPHESH


24 lug

A. Renda/ Albe, Ravenna Teatro

NEPHESH

A. Renda/ Albe, Ravenna Teatro

NEPHESH

Atalaya de Musicas

Resistencia Arbórea


25 lug

A. Renda/ Albe, Ravenna Teatro

NEPHESH

A. Renda/ Albe, Ravenna Teatro

NEPHESH

Teatro Koreja

Modugno, prima di Volare

Atalaya de Musicas

Suite Flamenca

immagine di copertina Pratica in cerca di pratica

Pratica in cerca di pratica

Visioni
di Emanuela Pisicchio

Cosa resta di una Pratica che deve fare a meno della sua
pratica?

Il nostro lavoro si è fermato all’improvviso, abbiamo dovuto abbandonare una sala prove che traboccava di immagini, oggetti, costumi e parole. Se si potesse spiare al suo interno, forse ci potremmo scorgere ancora il tavolo ricoperto da una tovaglia rossa, una camicia verde acqua, una lanterna ancora accesa, un cappello verde, una sedia, un abito bianco e un fioco controluce.Abbiamo incontrato alcuni personaggi, li abbiamo vestiti, abitati, ne abbiamo ricercato la camminata, la postura, la voce, le parole. Abbiamo piegato, tirato, strappato, sbattuto e accarezzato la tovaglia rossa. Silenziosa testimone di un mondo in divenire. Quinta, sipario, riparo. Dopo giorni di silenzio, qualcuno si è riavvicinato al proprio personaggio. Lo ha chiamato per nome, pizzicandogli la guancia, invitandolo a camminare un po’ e a raccontarsi. Per quello che è adesso.

Questo è
il Caronte di Guido.

Attraverso la siepe rada che circonda il giardino si intravede un paesaggio urbano. Sulla strada transitano rade automobili e ancor più radi passanti. Caronte è steso su una sedia a sdraio, sotto un albero al centro del giardino. Infradito, pantaloncini da bagno evidenziano le vecchie gambe magre e muscolose, la t-shirt bianca si confonde con la lunga barba. I capelli sono raccolti in una specie di coda elaborata proprio alla sommità del capo.Grandi occhiali scuri, molto scuri, nascondono i proverbiali occhi di bragia rivolti verso la strada al di là della siepe rada che circonda il giardino.

Caronte         Li chiamano eroi! Medici e infermieri, i nuovi eroi del 2020!

Ma eroi di cosa? Eroi perché?

Per aver prolungato la di qualche mese, di qualche anno, se va bene, la vita di tanti inutili vecchi? O aver contribuito a rigettare in questa vita vuota pochi giovani sfortunati. Magari sono sfortunati solo per essere sopravvissuti.O per aver portato le loro stesse a incrementare il numero delle anime che si affollano sperdute sulle rive dell’Acheronte?E già, perché anche oggi non passa nessuno. Non solo perché nessuno pensa più a lasciar loro una moneta come obolo sotto la lingua o a tenere chiusi gli occhi spenti ma perché anche oggi nessuno li porterà dall’altra parte.

Eh sì, ho finito la quarantena ma sono ancora in convalescenza e me la godo. Certo, potrei farmi una autocertificazione per comprovate esigenze lavorative, ma perché dovrei affrettarmi a tornare al lavoro? Mi avete sempre ignorato o denigrato il mio impegno quotidiano, faticoso, sotterraneo (è proprio il caso di dirlo). Avete sempre finto di piangere i vostri morti, li avete accompagnati al cimitero con ipocrite encomiastiche narrazioni e bisbigliate divertite malignità, per poi abbandonarli indifferenti ad un destino a voi estraneo. Oggi neppure quello! Se vanno da soli e voi vi sentite alleggeriti, non è toccato a voi e con uno di meno ci sarà una parte in meno da fare quando ci si risiederà al tavolo del consumismo. Dite che non è vero? Mi dispiace che non potrò davvero vedervi in quel momento, sarò tornato giù a fare il mio dovere, io. Ma per adesso sono qui sopra a godermi questa inaspettata vacanza, non sono abituato a tutta questa luce, al colore dei fiori, al profumo della primavera. E voi che l’avete sempre data per scontata, vi rendete conto di quanti più luce, colori, profumi quest’anno intorno? A guardarvi aggirarvi rabbiosi nelle vostre case, a rincorrere la vostra incoscienza su strade troppo affollate, a sentirvi lamentare in continuazione, a leggere i vostri immondi commenti sui social network, proprio non si direbbe. E posso capire i vecchi, tanti sanno bene che non hanno più alcuna voce in capitolo, oggi più di prima inutile peso di questo mondo che vuole solo ricominciare a correre, a produrre, a consumare. Posso anche capire i giovani, bimbi e adolescenti davvero ignoranti, volutamente tenuti ignoranti, dei minimi rudimenti della solidarietà e della convivenza civile.

Ma gli adulti? Quelli che il prossimo progetto di mondo dovrebbero guidarlo? Potenziale classe dirigente di una ripartenza possibile? Che cosa fanno, che cosa pensano, che cosa sognano gli adulti del 2020? Mi direte che, troppo abituato al buio dell’Ade, alle fangose paludi degli inferi, alle acque limacciose dell’Acheronte, non posso che immaginare un futuro putrido e oscuro. Pensate quello che volete, io, tra un po’, me ne tornerò giù ad aspettarvi paziente, mi racconterete allora quello che avrete saputo fare ma non crediate che con la scusa della gravità della situazione rinuncerò ai miei due oboli. Portatemi qualcosa di buono, qualcosa di valore, o vi lascerò a vagare per cento anni nelle nebbie puzzolenti del mio regno.

Dal laboratorio “Pratica in cerca di teoria #2”, diretto da Emanuela Pisicchio.

prossimi Appuntamenti

17, 18 lug

TTB - Accademia delle Forme Sceniche, Accademia Arte Diversità-Teatro La Ribalta Antonio Viganò e Teatro Koreja

Il suono della caduta

18 lug

Martina Natuzzi e Christian Greco

Dalla Luna alla Terra

19 lug

Teatro Koreja in collaborazione con Potenziali Evocati Multimediali

X di Xylella, Bibbia e alberi sacri

Koreja in tournée

immagine di copertina Il mondo in quarantena

Il mondo in quarantena

Visioni
di Gigi Mangia

Il 22 Aprile è la giornata mondiale dedicata alla Terra. Per tutto il mondo sarà una giornata particolare da passare chiusi in casa, in quarantena. Guarderemo la terra dalla finestra, con gli occhi chiusi, senza parole. Il nostro pensiero si disorienta nel silenzio vuoto, nella solitudine inutile, nella mancanza di contatto con le meraviglie della Terra che entrano nel nostro corpo e animano i viaggi della nostra mente. Ci chiediamo come mai da un villaggio sperduto e lontano da noi, il Covid19 abbia potuto attraversare la Terra, la casa di tutti. Il Coronavirus ha superato gli oceani, ha raggiunto i continenti e ha colpito le popolazioni. L’abbiamo definita Guerra Mondiale. Sentiamo la Terra in pericolo viviamo la paura di non avere più una casa sicura. Per difenderci, agli inizi del ‘900, avevamo costruito i parchi nazionali, come rimedio della rottura tra città e campagna e forse, abbiamo esagerato, costruendo i boschi verticali sui palazzi delle grandi città, convinti di vincere, con la tecnica, il torto fatto alla Terra. Ci siamo dimenticati che il capo degli Dei, Giove, punì il ribelle Prometeo perché volle dare all’uomo la tecnica per esercitare il suo dominio sulla Terra. La poetessa, Mariangela Gualtieri in una sua poesia “9 Marzo 2020” ci ricorda la necessità di fermarci prima dell’esagerare contro la Terra.  Koreja è un teatro sensibile e aperto alla Terra, ai popoli, alle loro lingue, alle loro tradizioni. Il teatro è l’Agorà dei continenti, dove sentire e vedere. Parlare della Terra vuol dire vivere un modello sociale senza confini. Nel foyer di Koreja, appese alle pareti, ci sono le carte geografiche dei continenti proprio per dare forza al teatro come luogo di rappresentazione della geografia sociale e culturale di tutti noi che abitiamo la Terra e che oggi, dalla finestra, guardiamo con gli occhi senza parole.

prossimi Appuntamenti

17, 18 lug

TTB - Accademia delle Forme Sceniche, Accademia Arte Diversità-Teatro La Ribalta Antonio Viganò e Teatro Koreja

Il suono della caduta

18 lug

Martina Natuzzi e Christian Greco

Dalla Luna alla Terra

19 lug

Teatro Koreja in collaborazione con Potenziali Evocati Multimediali

X di Xylella, Bibbia e alberi sacri

Koreja in tournée

immagine di copertina Ricordo di Gianni Rodari

Ricordo di Gianni Rodari

Visioni
di Gigi Mangia

Il 14 Aprile di 40 anni fa moriva Gianni Rodari in ospedale, l’intellettuale che insegnò a vivere con le parole e a scoprire la vita con la fantasia. Oggi abbiamo un grande bisogno della filosofia di Gianni Rodari. Ci sentiamo chiusi in casa e viviamo male il nostro tempo. Subiamo la siepe ansiogena: “che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”. La fragilità del nostro Io non regge il pericolo invisibile e va in frantumi; come un cristallo finisce in pezzi la nostra identità. L’Io perde la sua centralità e non è più “la misura di tutte le cose”. È il tramonto dell’identità liberare teorizzata dal filosofo John Locke alla fine del 1600 nel saggio sull’ intelletto. Nel 1960, Gianni Rodari completava la sua teoria sulla grammatica dell’immaginazione e indicava un mondo costruito sul punto di vista dei bambini. La sua favola “Il palazzo di gelato” in piazza Maggiore, nella città di Bologna, è una festa di gioia sociale con il coinvolgimento di tutti i bambini per la realizzazione ed in particolare per la vecchia invalida, che nella sua sedia a rotelle di gelato lecca felice i braccioli, disinvolta e piena di vita. La favola di Rodari indica la fiducia nell’ Italia che trovava la forza della rinascita nella liberazione e nell’ architettura sociale che progettava la città per tutti. E fu ancora in Emilia, che Gianni Rodari, in compagnia del suo amico Loris Malaguzzi che volle progettare il modello di scuole di Reggio e Modena, per educare i bambini sin dall’ inizio al sapere e a usare la conoscenza. Gianni Rodari, ricco di valori sociali, sapeva bene che la cultura è il cibo della mente e che la scuola è il posto migliore dove imparare a mangiare e a crescere. Il punto di vista dei bambini ci salverà; le loro parole, semplici e sincere, ci porteranno al porto della serenità, lontani dalla paura. È proprio vero, oggi più che mai, che nelle Favole c’è il mondo migliore.

prossimi Appuntamenti

17, 18 lug

TTB - Accademia delle Forme Sceniche, Accademia Arte Diversità-Teatro La Ribalta Antonio Viganò e Teatro Koreja

Il suono della caduta

18 lug

Martina Natuzzi e Christian Greco

Dalla Luna alla Terra

19 lug

Teatro Koreja in collaborazione con Potenziali Evocati Multimediali

X di Xylella, Bibbia e alberi sacri

Koreja in tournée

immagine di copertina Una canzone per me

Una canzone per me

Parole scelte del Liceo "Virgilio -Redi" di Lecce

Visioni
di Giulia Falzea

La voce è corpo senza braccia e senza gambe. La sua pelle è fatta di sfumature personali, è un mondo di accenti e di espressioni familiari. A volte la voce tradisce il pensiero e restituisce parole che non si volevano dire. Irene, Marina, Alessia, Martina, Aurora, Irene e Gloria le ritrovo per la quarta volta su una piattaforma di comunicazione in cui la voce si spezza e diventa acidula, si elettrifica, va veloce o rallenta. Ma ritrovo le loro voci, quelle che ho lasciato in una palestra del Virgilio Redi di Lecce, e cerco di farmi regalare un po’ di meraviglia. Per prima cosa respirano forte, l’aria passa dal naso e va alla bocca, poi emettono un suono, tutte le vocali che storpiano benevolmente il volto in modo diverso: AEIOU, lo ripetono per farsi coraggio e poi interrogano le erre e lo sfregamento sordo delle corde vocali. Sono pronte. Le ragazze hanno scelto pezzi di canzoni che da una parte ricordano loro il senso del _nostos_, inteso come nostalgia e come il ritorno nel viaggio di Ulisse, dall’ altra sono canzoni che descrivono il loro “stare”, il loro vivere e lasciarsi vivere da un tempo fermo. Le ascoltiamo: c’è De Andrè, anche se hai sedici anni nel 2020, e ci sono canzoni turche e parole d’amore in spiaggia e aeroporti solo immaginati. Poi le cantano, come se fosse una canzone sola, e la voce prende il corpo dei loro volti bellissimi mentre si regalano una canzone per sé stesse, una canzone per me.

prossimi Appuntamenti

17, 18 lug

TTB - Accademia delle Forme Sceniche, Accademia Arte Diversità-Teatro La Ribalta Antonio Viganò e Teatro Koreja

Il suono della caduta

18 lug

Martina Natuzzi e Christian Greco

Dalla Luna alla Terra

19 lug

Teatro Koreja in collaborazione con Potenziali Evocati Multimediali

X di Xylella, Bibbia e alberi sacri

Koreja in tournée

immagine di copertina Il cuore di primavera

Il cuore di primavera

Visioni
di Gigi Mangia

Il cuore di primavera, il colore dei fiori e dei profumi
sono gli auguri di Koreja, per tutti, di una Pasqua felice.

Rinasce la fiducia e noi torneremo. Il teatro aprirà le
sue porte; strade maestre, poetiche e creative, riprenderanno il cammino dei
semi del pensiero, del lavoro, del nostro essere teatro.

Finirà il tempo sospeso: torneremo, come prima, più di
prima, preparati per il futuro.

prossimi Appuntamenti

17, 18 lug

TTB - Accademia delle Forme Sceniche, Accademia Arte Diversità-Teatro La Ribalta Antonio Viganò e Teatro Koreja

Il suono della caduta

18 lug

Martina Natuzzi e Christian Greco

Dalla Luna alla Terra

19 lug

Teatro Koreja in collaborazione con Potenziali Evocati Multimediali

X di Xylella, Bibbia e alberi sacri

Koreja in tournée

immagine di copertina Note ai margini di un laboratorio teatrale

Note ai margini di un laboratorio teatrale

Andare a fondo

Visioni
di Emanuela Pisicchio

A dicembre ho cominciato un laboratorio teatrale con un gruppo di ragazzi e ragazze del Liceo Linguistico Virgilio-Redi di Lecce. Nella palestra del liceo ci sono Martina, Cristina, Beatrice, Simone, Giulio, Gaia e Claudia. Camminiamo insieme, come facciamo sempre all’inizio di un nuovo lavoro. La luce nella stanza è fredda. E il freddo si sente anche sulla punta delle dita. Ma camminiamo, guardandoci con un piccolo sorriso obliquo. Con gli occhi arresi e curiosi. E il passo svelto, vivo. Camminiamo e in un attimo siamo un corpo solo, un respiro unico, un’unica coscienza fatta di sguardi diversi. Qualcosa è accaduto. Possiamo cominciare.Il tema del nostro lavoro è “Il Nostos di Ulisse” e le due parole che guideranno il nostro viaggio sono nostos e oikos. Sono suoni aspri eppure carichi di immensa dolcezza. Il ritorno e la casa. Il tornare a casa. Abitando il tema dell’attesa del ritorno, ho chiesto loro di scrivere la propria attesa attraverso gli occhi di Penelope e di Ulisse. Quelle che seguono sono le parole della Penelope di Cristina.

Non ho nulla da aspettare.

All’inizio pensavo di sì. Pensavo che avrei dovuto aspettare a lungo la prossima passeggiata, il prossimo incontro con la persona a cui tengo. Mi sentivo in gabbia, in quest’attesa. Ho sempre goduto di ogni istante, apprezzato profondamente ogni piccola cosa, ogni incontro, ogni passo, ogni giornata. E mi manca poter apprezzare tutto questo vivendolo ancora. Ma a volte le pause sono necessarie e allora non c’è nulla da aspettare. Erano queste pause ad aspettarci. Anche se apprezziamo sempre ogni istante e diamo valore alla nostra vita, anche se siamo abituati ad andare dentro di noi e vedere tutto ciò che non va bene ed anche quello che va bene nella nostra vita, ci sono sempre momenti in cui si può andare ancora più a fondo. E chi non l’ha mai fatto forse si renderà conto di questo ed inizierà a farlo. È uno di quei momenti che chiedono di andare a fondo, ancora più a fondo. Ed è meraviglioso vedere come cose che già erano chiare, diventano ancora più limpide e la vita inizia a diventare trasparente. Non c’è nulla da aspettare. Se aspettiamo qualcosa siamo insoddisfatti. E invece dobbiamo imparare a non avere bisogno di aspettare per ottenere qualcosa più tardi, ma dovremmo vivere intensamente questo momento che è quello che conta. Anche se siamo soli in una stanza. L’amore, se c’è, resterà. Cristina

In foto: The family – Egon Schiele

prossimi Appuntamenti

17, 18 lug

TTB - Accademia delle Forme Sceniche, Accademia Arte Diversità-Teatro La Ribalta Antonio Viganò e Teatro Koreja

Il suono della caduta

18 lug

Martina Natuzzi e Christian Greco

Dalla Luna alla Terra

19 lug

Teatro Koreja in collaborazione con Potenziali Evocati Multimediali

X di Xylella, Bibbia e alberi sacri

Koreja in tournée

immagine di copertina Le parole ci cambiano

Le parole ci cambiano

Diario di un laboratorio-settimana quattro *

Visioni
di Giorgia Cocozza e e Anđelka Vulić

Come un’altalena i sentimenti, in questi giorni, si alternano e contraddicono. Viviamo nella costante ricerca di un equilibrio. Non si parla d’altro alla televisione e probabilmente anche a tavola: la drammatica pandemia e tutte le conseguenze che ne verranno. Può aiutare a sentirsi meglio il concedersi alla lettura di un libro, alla visione di un film, a giochi da tavola, alla musica, ascoltandola o magari approfondendo lo studio di uno strumento approfittando del tempo a disposizione. Tutto questo aiuta a distrarsi, a distogliere un po’ l’attenzione dall’ invadente Presente dell’ultimo periodo. In verità, il Presente dovrebbe sempre esserlo. Invadente. Dovremmo sempre occuparcene molto. Ma, invece, troppo spesso, tergiversiamo nei ricordi o ci culliamo riponendo troppa fiducia nel domani. Come non mai, probabilmente, oggi siamo presenti nel presente. E forse, dopotutto, è una sensazione positiva quella di sentire di esserci veramente nel tempo in cui si è. Quello ci tocca. Il tempo che c’è adesso. Rimpiangere tempi andati e aspirare a quelli che verranno, ci contraddistingue da sempre. Ma cerchiamo di sentirci vivi ora. Anche tappati in casa. Tempi migliori verranno. Ma viviamo pienamente anche il dubbio, l’attesa, il sacrificio, la tristezza, la malinconia. Guardiamo fuori dalle finestre, lasciamo che la luce primaverile avvolga lo sguardo e guardiamoci sempre dentro. In questo tempo sospeso e in qualsiasi tempo verrà dopo, cerchiamo di esserci, di sentirci vivi, pieni, spontanei, onesti, solidali. Condividiamo i pensieri e le domande.

DISTRAZIONE, 1 aprile 2020

In questo periodo si
sente molto il bisogno di “uscire” per distrarsi dai problemi dovuti al
Coronavirus. Ma l’unico modo che abbiamo è quello di portare almeno le nostre
menti fuori da questo incubo. Ludovica

Molte volte quando
parliamo di distrazione pensiamo a qualcosa di sbagliato ma in realtà è
semplicemente un modo per avere una pausa da ciò che facciamo. Valerio

Per me equivale al
cellulare. Un oggetto tramite cui potrei imparare ogni cosa, ma con cui finisco
solo per sprecare tempo. Giulia C.

Certe volte la
distrazione pone attenzione. Giovanna

In questo momento per me una distrazione fondamentale è lo studio grazie alla didattica a distanza. Chiara S.

Un
sentimento che può provocare piacere e può provocare disgrazie. Tutti vorremmo
distrarci da qualcosa che ci provoca emozioni negative ma non sempre distrarci
da qualcosa è la soluzione. Antonio

ALTALENA, 2 aprile 2020

Quando mi capita di
salire su un’altalena ritorno bambina perché ricordo la sensazione di volare
che provavo quando papà con una semplice spinta mi faceva andare in alto.
Ludovica

Sin da piccola ho sempre amato l’altalena, il lasciarsi dondolare con il vento che ti accarezza il viso quando vai in alto e il cuore in gola quando torni giù. È bellissimo andare su e giù, su e giù, anche se ad un certo punto desideri tornare con i piedi per terra. Chiara S.

Trovo
che l’altalena sia la migliore metafora della vita, la spinta verso il futuro è
il brivido di tornare indietro. Valerio

CONDIVISIONE, 3 aprile 2020

La cosa più bella
che noi facciamo a teatro. Condividiamo sogni, emozioni, pensieri, esperienze.
Condividiamo noi stessi. Giulia C.

Condividere
sentimenti, emozioni, oggetti, qualsiasi cosa. Significa voler far sentire a
qualcuno ciò che proviamo noi. Condividere. Giulia M.

Per
me la condivisione è un momento meraviglioso durante il quale una persona,
relazionandosi con un’altra, trova piacere nel dividere insieme un momento di
vita. Ludovica

DOMANDA, 4 aprile 2020

Qualcosa che spesso
noi esitiamo a fare. Anche se probabilmente nessuno ci giudicherebbe per averla
fatta, noi spesso preferiamo tenerci dentro i nostri dubbi per paura di
risultare ridicoli agli occhi degli altri. È anche per questo che viviamo con
molti dubbi intorno che vogliamo o pensiamo di poter risolvere da soli. Giulia C.

In questo periodo
buio ci poniamo sempre delle domande alle quali purtroppo non sappiamo darci
una risposta ben precisa. Non sappiamo se e quando vedremo un bagliore di luce
in fondo al tunnel. Ci chiediamo: “Quando terminerà questo incubo? Riusciremo
in qualche modo a riprendere i ritmi di quella vita frenetica che un tempo
conducevamo?”. Ludovica.

A volte non vogliamo
porci o porre domande per paura delle possibili conseguenze. In questo periodo
preferisco evitare di fare domande perché sono consapevole che le risposte non
saranno delle migliori. Aspetteremo tutti finché un giorno, alla domanda “è
finito?” si risponderà “Sì”. Lucrezia

La curiosità e la voglia di conoscere porta a fare tante domande. Ora la mia domanda è: quando ritorneremo alla vita? Chiara S.

Un
dubbio su qualcosa che non conosciamo e che ci fa paura e di conseguenza
vogliamo capire ciò che è. Valerio

TAVOLA, 5 aprile 2020

Penso a quei momenti
felici e spensierati passati in compagnia dei miei parenti. Il bello di
radunarsi la domenica a casa di mia zia per consumare il pranzo, il bello di
ridere e raccontare le tue giornate a scuola e giocare con i cugini. Purtroppo
a causa di questa pandemia da Coronavirus nessuno è mai venuto a trovarci. Mi
mancano un sacco quei momenti felici passati in compagnia. Tuttavia spero che
un giorno potrò rivedere tutti i miei amici e parenti. Ludovica.

Un luogo in cui ci
si riunisce per ritrovare un legame che durante la giornata si allenta. Valerio

Che bello mettersi a tavola! Non è solo un momento per mangiare, ma anche per rilassarsi e per parlare. Chiara S.

EQUILIBRIO, 6 aprile 2020

È quello di
mantenere stabile un rapporto tra due persone o più sulla corda tesa della
vita. Ludovica

Una volta raggiunto un certo equilibrio si riescono ad affrontare anche le situazioni più difficili. L’equilibrio consente la sopravvivenza. Chiara S.

PRIMA, 7 aprile 2020

Prima che arrivasse
la quarantena conducevo una vita serena fatta di impegni. Ora come ora, i
giorni sembrano essere infiniti. E prima che accadesse tutto questo, le cose
che sembravano scontate, ora hanno assunto dei valori inestimabili. Ludovica

Oggi pensando al
prima è impossibile non capire quanto fossero importanti alcune cose e non farsi
venire da piangere riguardandole. Valerio

Il prima di un mese fa era una quotidianità scontata e sicuramente poco apprezzata. Ora quel prima rappresenta un ritorno ad una quotidianità tanto aspettata e desiderata. Chiara S.

*Pratica in Cerca di Teoria under 17 – esperimento di laboratorio a distanza per la costruzione di pensiero.

prossimi Appuntamenti

17, 18 lug

TTB - Accademia delle Forme Sceniche, Accademia Arte Diversità-Teatro La Ribalta Antonio Viganò e Teatro Koreja

Il suono della caduta

18 lug

Martina Natuzzi e Christian Greco

Dalla Luna alla Terra

19 lug

Teatro Koreja in collaborazione con Potenziali Evocati Multimediali

X di Xylella, Bibbia e alberi sacri

Koreja in tournée

immagine di copertina Noi siamo oggetti familiari

Noi siamo oggetti familiari

Parole scelte del Liceo "Virgilio - Redi " di Lecce

Visioni
di Giulia Falzea

Sono esistenze quotidiane che si ripetono sempre uguali. svegliarsi, forse non togliersi neppure il pigiama, dedicare la maggior parte del tempo alle videolezioni e alle serie su Netflix. Gloria, Alessia, Irene, Martina, Benedetta e Marina mi concedono un’ora a settimana del loro tempo scandito a piccole porzione di vita. Che a sedici anni dovrebbe essere fuori di casa. E invece, “Bisogna resistere”, come mi dice Irene, che è più adulta dell’età che ha. E bisogna circondarsi di oggetti che sono familiari e rassicurano e non spaventano e significano il dentro e il fuori, il prima e il dopo. E bisogna farsi oggetti, per essere rassicurati e non spaventarsi. Per questo terzo incontro via MEET con le ragazze del “Virgilio Redi” di Lecce ho scelto una poesia di Amelia Rosselli, poetessa ed etnomusicologa Italiana, _C’è come un dolore nella stanza da “Documento” (1966-1973)._ Ho chiesto alle ragazze di sceglierne un verso, farlo proprio, poi scegliere un oggetto quotidiano e a partire dal verso scrivere cosa significa l’oggetto per loro. Infine usare il corpo, il volto, per farsi oggetto. Per appartenersi, per ricordarsi di essere vive, come le loro voci, che secche, senza artefatti si rileggono e si guardano.

I volti:

Il testo:

Èd è superato in parte perché mi sento libera È superato
in parte:

Ma vince il peso degli oggetti,

Il loro significare e

Aggrappata – non più al collo –

Riscalda solo gli altri cappotti,

La mia sciarpa.

Il loro significare peso e perdita,

come le violette che mi raccoglieva sempre il nonno.

Il loro significare peso e perdita,

come la grande giacca grigia di mamma che mi abbraccia
prima di dormire Comprato in luoghi che non voglio ricordare e ogni volta che
lo guardo, lui mi guarda, sbattendomi in faccia tutta la verità Come nulla
posso sapere della tua fame pigiamino mi ricorda la mia cameretta d’inverno
Come nulla posso sapere della tua fame queste foto mi ricordano il mio passato
i miei genitori e la mia casa Può ben situarsi un rovescio di un destino, cuore
rosa scrigno dei miei segreti, la mia acqua dalle mille fragranze che profuma
di libertà Di uomini separati per obliquo rumore è come se li toccassi con mano
mi fa percepire la loro presenza mi ricorda che sono più vicini di quanto io
possa pensare

Le voci: https://soundcloud.com/koreja/noi-siamo-oggetti-familiari

prossimi Appuntamenti

17, 18 lug

TTB - Accademia delle Forme Sceniche, Accademia Arte Diversità-Teatro La Ribalta Antonio Viganò e Teatro Koreja

Il suono della caduta

18 lug

Martina Natuzzi e Christian Greco

Dalla Luna alla Terra

19 lug

Teatro Koreja in collaborazione con Potenziali Evocati Multimediali

X di Xylella, Bibbia e alberi sacri

Koreja in tournée

immagine di copertina La crisi può essere una opportunità

La crisi può essere una opportunità

Visioni
di Gigi Mangia

Il tema è: come uscire dalla crisi del nostro tempo e quale uso fare del passato.

Ci lega la musica e il teatro e ci accomuna il pensiero. Ci unisce la creatività dell’arte, che ci motiva e ci orienta a scoprire le parole da usare come le chiavi per aprire la porta dove trovare le risposte al nostro come.  Per superare la crisi bisogna ripensare, più ancora, di costruire i pilasti del sistema: il clima e la salute, il lavoro e la distribuzione della ricchezza; promuovere il passaggio dall’ Io individuale consumatore, a quello sociale educato all’ ascolto dell’altro. Bisogna uscire dai principi secondo cui si produce dove costa di meno, per favorire un modello ecosostenibile come risposta allo spreco di risorse. Il coronavirus non è solo una pandemia, perché è una rivoluzione che cambierà la globalizzazione. Nella poesia vive la memoria del futuro, nei borghi antichi vive e resiste la cultura del passato. I volti e i luoghi della terra, propositivi, mantengono vive le tradizioni. La terra umida, nel suo colore marrone, fa sentire i suoi profumi. I gerani sui balconi e sulle terrazze invitano a guardare “la luna coi capelli corti ghiotta d’anguria” del poeta Vittorio Bodini. Il paesaggio del pensiero scopre la meraviglia dei 5 sensi in quella mappa emotiva, che il camminare lento porta a scoprire la terra e ad amare la natura. Per vincere la guerra contro il virus bisogna tornare ai borghi e trovare la bellezza che abbiamo trascurato. Caro Papa Francesco, tu hai ragione a dire che dopo l’epidemia non sarà tutto come prima, proprio per questo dobbiamo dire quale futuro vogliamo frequentare.

prossimi Appuntamenti

17, 18 lug

TTB - Accademia delle Forme Sceniche, Accademia Arte Diversità-Teatro La Ribalta Antonio Viganò e Teatro Koreja

Il suono della caduta

18 lug

Martina Natuzzi e Christian Greco

Dalla Luna alla Terra

19 lug

Teatro Koreja in collaborazione con Potenziali Evocati Multimediali

X di Xylella, Bibbia e alberi sacri

Koreja in tournée

immagine di copertina Note ai margini di un laboratorio teatrale

Note ai margini di un laboratorio teatrale

Il ritorno a casa

Visioni
di Emanuela Pisicchio

A dicembre ho cominciato un laboratorio teatrale con un gruppo di ragazzi e ragazze del Liceo Linguistico Virgilio-Redi di Lecce.Nella palestra del liceo ci sono Martina, Cristina, Beatrice, Simone, Giulio, Gaia e Claudia. Camminiamo insieme, come facciamo sempre all’inizio di un nuovo lavoro. La luce nella stanza è fredda. E il freddo si sente anche sulla punta delle dita. Ma camminiamo, guardandoci con un piccolo sorriso obliquo. Con gli occhi arresi e curiosi. E il passo svelto, vivo. Camminiamo e in un attimo siamo un corpo solo, un respiro unico, un’unica coscienza fatta di sguardi diversi. Qualcosa è accaduto. Possiamo cominciare.Il tema del nostro lavoro è “Il Nostos di Ulisse” e le due parole che guideranno il nostro viaggio sono nostos e oikos. Sono suoni aspri eppure carichi di immensa dolcezza. Il ritorno e la casa. Il tornare a casa. Ci incontriamo ogni lunedì. E la prima isola che conquistiamo è la nostra casa. La costruiamo pezzo per pezzo, ognuno con le sue parole, ma a occhi chiusi. Quella che segue è la casa costruita da Martina, Cristina, Beatrice, Simone, Giulio, Gaia e Claudia.

La mia casa è calore e saggezza. Fine della nostalgia.

Espansione, mancanza. Mi batte forte il cuore, penso al mio
paese. Apro le braccia e il petto. Ma a me non viene in mente casa mia.

Penso alla mia casa e sento mancanza. E serenità.

Ricordo:

il cane sul letto che dorme,

il sole del tramonto sulle case abbandonate, l’erba secca,

una televisione accesa, mia madre che beve il caffè,

un libro di matematica sul tavolo,

il sentiero del boschetto vicino al lago,

le ombre dei pullman sul muretto,

delle figure sul balcone di casa,

un camino acceso,

luce, spiragli, aperture,

il tè alla cannella sul tavolo, appena uscito dal microonde,

mia madre, il profumo dalla cucina del minestrone,

la luce bianca che attraversa la tenda mentre studio
matematica,

gli alberi di fronte alla panchina, accanto all’hotel dove
qualcuno fa colazione,

il mio cane che sbatte la coda e fa un rumore preciso. Quel
rumore lì.

il libro di Aghata Christie,

mia nonna che bastona il mio cane per aver dormito sul letto,
mentre lei guardava la televisione.

mia madre che scrive un nuovo racconto.

Apro le braccia e il petto.

prossimi Appuntamenti

17, 18 lug

TTB - Accademia delle Forme Sceniche, Accademia Arte Diversità-Teatro La Ribalta Antonio Viganò e Teatro Koreja

Il suono della caduta

18 lug

Martina Natuzzi e Christian Greco

Dalla Luna alla Terra

19 lug

Teatro Koreja in collaborazione con Potenziali Evocati Multimediali

X di Xylella, Bibbia e alberi sacri

Koreja in tournée