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Gennaio 2025

Non sono previsti spettacoli per il mese selezionato.

immagine di copertina Nella settima arte: la fotografia, l’orecchio e la mano, il tema dell’accessibilità.IN MOSTRA LA FOTOGRAFIA ACCESSIBILE “WORLD UNSEEN”.

Nella settima arte: la fotografia, l’orecchio e la mano, il tema dell’accessibilità.IN MOSTRA LA FOTOGRAFIA ACCESSIBILE “WORLD UNSEEN”.

Visioni
di Gigi Mangia

Chi fotografa racconta la sua visione del mondo. Inquadratura, luminosità, esposizione sono le qualità che affermano quello che il fotografo vuole far vedere. È attraverso gli occhi del fotografo che noi guardiamo le immagini ed è quindi in un rimando di sguardi, che l’arte della fotografia trasmette da chi fotografa verso chi riceve.

Un’arte, quella della fotografia peró che sempre preclude le immagini sia ai ciechi sia agli ipovedenti. Con la mostra fotografica “World unseen”, la fotografia diventa accessibile. Per la prima volta in Italia, dopo aver esordito a Londra, la mostra è stata presentata alla camera dei deputati nella biblioteca Nilde Iotti, nel mese di dicembre del 2024.

Questa mostra internazionale di dieci fotografi, nasce da un’idea di Canon, la famosa azienda giapponese, la cui strategia di ricerca è ispirata al raggiungimento del bene comune, per un modello culturale accessibile senza barriere.

La Canon infatti è riuscita a rendere accessibile ed inclusive le opere realizzate con una tecnologia straordinaria, le stampe tattili e ancora affiancate da descrizioni audio. Più ancora, proprio per favorire un’esperienza condivisa da tutti, alcune opere inserite nella mostra sono parzialmente oscurate per simulare l’esperienza delle difficoltà dei disturbi visivi. Così chiunque puó fare l’esperienza per rendersi conto di come una persona con disturbi visivi oppure cieco totale visita una mostra fotografica. Canon forte nella sua filosofia porta avanti un messaggio nel quale l’arte diventa portatrice di valori di inclusione e superamento delle barriere.

L’obiettivo principale della mostra è quello di sensibilizzare il pubblico sull’importante tema di osservare il mondo da nuove angolazioni e di apprezzare i dettagli che spesso sfuggono alla nostra attenzione. Viviamo il tempo delle immagini, del vedere sempre con gli occhi e trascuriamo l’importante vedere con la mente, la quale vede quello che l’occhio non riesce a vedere. Usare l’orecchio e la mano si scopre quello che l’occhio non sempre riesce a vedere. Il corrpo unisce, disegna conoscenza del tempo e dello spazio diventando vita di relazioni.

Tutta l’arte è sempre scoperta ed è ricerca di conoscenza ed ha lo scopo di promuovere nell’uomo il desiderio di essere futuro : è il grande compito della cultura quello di fargli fare il difficile passaggio dall’inferno della vita alla visione della felicità di avere il rispetto del diverso e il desiderio di condividere il rispetto

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immagine di copertina Liberare Cecilia

Liberare Cecilia

Visioni
di Gigi Mangia

Liberare Cecilia Sala dalla dalla barbarica prigione a Teheran in Iran e farla ritornare libera nel suo paese.
Cecilia Sala non ha commesso nessun reato per essere rinchiusa in un carcere di sicurezza a Teheran nella prigione di “Adin” nel reparto “209”, dove sono rinchiuse le donne che si sono battute contro il regime Teocratico per rivendicare la loro libertà.

L’accusa contro la giovane giornalista è stata quella di aver mancato di rispettare le leggi islamiche: accuse infondate e generiche.

Il suo viaggio in Iran infatti preventivamente, e con accortezza, la giornalista aveva concordato la lista delle persone da intervistare con i rispettivi nomi e cognomi, le domande da fare e le finalità del suo progetto culturale di informazione dei movimenti iraniani. La polizia “morale” ha sequestrato Cecilia Sala solo per fare un uso politico di ricatto verso l’Italia al fine di tutelare l’ingegnere Mohammad Abedini esperto di tecnologia militare, di costruzione di droni, ora in carcere a Milano, a cui sono stati negati gli arresti domiciliari.

Cecilia Sala è rinchiusa barbaramente in una piccola cella stretta e fredda, con due sole coperte, una per coprirsi e l’altra come materasso senza cuscino. La cella è chiusa, senza finestre, illuminata 24 ore con una luce bianca nota come tortura bianca per impedire il sonno. A Cecilia sono stati tolti anche gli occhiali da vista e il cibo le viene fatto passare dalla fessura della porta per impedire di vedere le persone. La giovane cecilia è una povera donna sepolta viva da usare come riscatto politico verso il governo Italiano e in disprezzo del diritto internazionale. Cecilia Sala fa e preferisce il giornalismo social, è molto brava nel realizzare Podcast, quel giornalismo che interroga e fa parlare le persone. Dalla loro voce infatti conosciamo la storia, le abitudini, gli usi e i costumi dei luoghi soprattutto le relazioni dei corpi e la vita di comunità. Il sequestro della giovane giornalista Cecilia, vuole essere la guerra la guerra Islamica contro quella forma di giornalismo di inchiesta che usa la voce, fa parlare i corpi, illustra i comportamenti di liberazione dai pregiudizi della religione e soprattutto l’avversione alla dittatura di liberare che individua nelle donne il nemico da sopprimere e da annullare. Cecilia sala con il suo sequestro dimostra il disprezzo del diritto internazionale di tutte le dittature che con la violenza della guerra pensano di governare e avere il dominio dei loro paesi. Tutti dobbiamo sentirci impegnati per liberare Cecilia Sala e soprattutto per non subire la barbaria e la prepotenza della repubblica Islamica di Teheran e liberare le donne alle quali viene legato il diritto di studiare, di leggere il corano ad alta voce, di cantare.

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immagine di copertina Gli abissi del male

Gli abissi del male

Visioni
di Gigi Mangia

Nella notte di Natale, nella Striscia di Gaza, è morta di freddo, una bambina di neanche 10 mesi. La sua morte ci porta agli abissi del male, dove l’odio toglie, sospende la capacità di amare e di rispettare la vita, di non uccidere i bambini, senza nessuna colpa, innocenti e far perdere all’umanita il futuro. La città di Betlemme, vuota al buio, senza persone, nella notte delle tenebre nega all’uomo la luce necessaria per attraversare gli abissi del male e raggiungere il bene come la nascita del bambino dava inizio al Natale, cioè alla salvezza dell’uomo.
Non ci può essere una festa del Natale con le guerre che uccidono i bambini!
Perdiamo tutti perché non siamo capaci di vincere glia abissi del male, tradendo il Natale: sono troppe 52 le guerre nel mondo per festeggiare il Natale.

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immagine di copertina Un presepe francescano nella Basilica Minore di Santa Caterina nella città di Galatina

Un presepe francescano nella Basilica Minore di Santa Caterina nella città di Galatina

Visioni
di Gigi Mangia

Santa Caterina è una chiesa particolare, unica per le immagini, per la forza del messaggio del Vangelo in cui l’immagine degli affreschi accendono la fede e orientano il pensiero.

È la chiesa degli angeli musicanti, i quali in coro cantano la gloria a Dio. Un luogo di parole, una comunità che cammina nella fede verso Betlemme, la città della Luce, il cammino dei Pellegrini della speranza. Il presepe dei frati Francescani ha la forza di rappresentare l’inquietudine del presente, la paura del diverso, la difficoltà di essere fratello.
San Francesco non ebbe paura di fare la strada verso oriente per incontrare le terre mussulmane ed invitare i mussulmani a rinunciare alla violenza della spada in favore della forza della parola come pane per la mente e come voce del cuore. Il presepe dei francescani è un forte invito di incontro, di libertà contro il pregiudizio della pelle, il dialogo delle religioni ebraica ed araba, di guardare il povero con lo sguardo della solidarietà sincera. La figura più significativa è quella della donna vestita di bianco con una corda nelle mani legata all’ancora la quale vuole indicare la salvezza e il ruolo della donna sempre disponibile a offrirsi per la salvezza dell’uomo.
È un presepe che rappresenta la storia, il tempo dell’uomo che non rinuncia al passato ma ha il grande merito di parlare del presente invocando accoglienza e convivialità delle differenze come nella storia è stato sempre il cammino dei pellegrini verso la speranza.
È un presepe di pace per un Natale felice per tutti.

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immagine di copertina Dietro le sbarre

Dietro le sbarre

Visioni
di Gigi Mangia

Dietro le sbarre del carcere non c’è il riscatto sociale, la rieducazione degli esclusi perché perdiamo tutti davanti al fallimento della pena intesa come recupero del delinquente. I

l 2024 è stato un fallimento sociale, quello del carcere, perchè sono stati 84 suicidi di detenuti che non hanno retto la violenza del carcere: non hanno creduto e hanno preferito la morte. Per combattere il disagio, per contenre la paura, per fermare la violenza, lo stato risponde costruendo più carceri, dando la risposta meno adatta al disagio sociale alla cultura dell’illegalità.

Il carcere è percepito come un contenitore dei disagiati, dei malati, dei poveri, dei tossici, dei delinquenti che non riescono a curare perchè il carcere non è un luogo dove esercitare la cura, dove educare l’uomo ad essere capace di vivere e di avere comportamenti rispettosi delle norme sociali. La libertà non è una virtù, ma un processo lungo e faticoso che si realizza nell’accettazione dei valori della socialità. Il carcere è il tempo della tristezza sociale, il buio dell’educazione: la fine della pena infatti, per il condannato, è senza futuro.

La vita dei condannati nel carcere è quella de essere ancora più soli, più disperati, più cattivi, perchè si sentono sconfitti e non si sentono recuperati. Il carcere distrugge i corpi, annulla i sentimenti e rende torbida la memoria. Il carcere infatti non aiuta a trovare la via per superare e vincere il male; continua ad essere l’inferno sociale dietro le sbarre dei perdenti, gli esclusi della società. Dietro le sbarre fallisce l’educazione, forse per questo il carcere va ripensato.

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immagine di copertina Un femminicidio di massa quello delle donne afgane nell’indifferenza del mondo

Un femminicidio di massa quello delle donne afgane nell’indifferenza del mondo

Visioni
di Gigi Mangia

Sono parole, come chiodi, che fanno veramente tanto male e paralizzano il pensiero, quelle che vietano alle donne Afgane il diritto allo studio come infermiere, ostetriche e medicina.
È l’ultimo decreto del governo talebano che impedendo e vietando lo studio di fatto negano alle donne di poter curare il corpo e la loro salute. L’effetto del divieto allo studio di fatto costringe le donne a rischiare la vita. Secondo il ministero del decoro e della morale le donne non possono essere curate da uomini salvo che non ci sia l’autorizzazione del tutore.

L’Afganistan è l’unico paese al mondo in cui è negato il diritto allo studio alle donne. Le donne Afgane sono senza diritti: non possono parlare e neanche cantare perché con la loro voce macchiano la morale. Il modello politico dei talebani al potere, contro l’occidente e contro la corruzione, ha come obiettivo quello di emarginare le donne escludendole dalla società cancellando i loro diritti. Le più penalizzate sono le donne povere, le quali non hanno nessuna possibilità di potersi curare anche perché mancano gli ospedali e i pochi che ci sono per poterli raggiungere devono fare lunghe giornate di cammino. L’umanità che nega la donna, la combatte e la uccide è una umanità persa senza valori, senza un Dio a cui credere perché è la fine dell’uomo. L’umanità che uccide i bambini e uccide le donne è un’umanità senza futuro.
Mi stupisce e mi crea tanto stupore e sconforto il silenzio dell’ONU che avanti a tanta oscura violenza contro le donne non reagisce, non dice una parola mentre è un femminicidio di massa che vale come un crimine contro l’umanità.
La crisi del nuovo millennio è causata dal tramonto del diritto.

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Ricordare Adele Corradi

Visioni
di Gigi Mangia

Il 23 novembre, all’etá di novant’anni, é morta Adele Corradi, l’unica insegnante di lettere che Don Lorenzo Milani accolse nella sua scuola di Barbiana come docente. Il ruolo e la figura di Adele Corradi, nella scuola di Barbiana, é importante perché aiuta a capire e a comprendere meglio la pedagogia del maestro Don Milani.

A tale proposito , importante é l’opera: “Lettera ad una Professoressa” é il volume in cui troviamo la raccolta di 22 lettere. Don Milani era cresciuto in una famiglia colta ben inserita nella cultura del suo tempo. Il disegno di scuola, del prete ribelle, contro la chiesa perció non é semplice aspirazione spirituale ma vera pedagogia sociale che si fa carico di aiutare e guidare la crescita umana ed intellettuale della persona attraverso la fatica dello studio, per quel tempo una vera rivoluzione sociale.

La scuola di Barbiana non era scuola di parrocchia ma scuola vera, severa, ordinata , rigorosa nel metodo di studio. Gli anni della scuola a Barbiana, di Don Milani, furono molto difficili a causa del suo isolamento. Per arrivare a Barbiana infatti era ed é ancora difficile oggi.

Don Milani peró non fu emarginato, furono infatti molti gli intellettuali e gli studiosi che passarono e parteciparono agli incontri di studio organizzati dal prete ribelle nella sua scuola. Il ruolo e la presenza di Adele Corradi, é la più significativa perché con la sua presenza a scuola per tutta la sua vita professionale riuscì a portare ed arricchire il progetto pedagogico della scuola di Barbiana apportando la sensibilità e il punto di vista femminile, il quale arricchì ancora di più la scuola di Barbiana osteggiata dalla chiesa.

In conclusione la scuola di Barbiana é e si é affermata come scuola laica libera aperta al sociale da restare ancora come grande modello per recuperare alla cultura attraverso lo studio gli esclusi, i poveri, gli emarginati.

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immagine di copertina Un grande museo

Un grande museo

Visioni
di Gigi Mangia

Al G7 sul turismo a Napoli, l’imprenditore Flavio Briatore, ha avuto la stravagante idea di proporre, anche in Italia, un progetto di un museo nazionale in cui esporre le grandi ed esclusive opere d’arte come avviene in Francia con il museo del Louvre, in Spagna con il museo di Prado.
Per l’imprenditore Briatore la sua idea serve per fare soldi: straordinari incassi. Il dottor Flavio Briatore è un esperto imprenditore di successo nel turismo balneare. Sono famosi infatti i suoi villaggi per vacanze di lusso, ma la cultura, i musei, le opere d’arte non sono ombrelloni e comode sdraio per stare comodamente al sole. Il museo è il cuore delle città, che le anima e le rende vive. I

l museo non è un luogo di esposizione di opere da guardare passeggiando, come avviene con le merci esposte nei supermercati. Il museo è la memoria, la storia, l’orgoglio, l’identità della città in cui vivere e conoscere gli anni, i volti dei luoghi. L’Italia è il paese dei campanili, delle chiese, dei teatri, i comuni per difenderli hanno fatto lotte memorabili a partire dalla storia medievale. Il museo non è fatto solamente da sale di esposizione organizzate semplicemente per guardare, al contrario è fatto per far conoscere i tempi, le sfide, i sacrifici le lotte vissute dalle comunità che si sono affermate nella e con la forza e la creatività. Il museo ha la forza di resistere allo spopolamento sia delle piccole città sia dei borghi storici perchè attira turisti da tutto il mondo.

La forza turistica dell’italia è quella di avere i musei più importanti nelle città ed anche di essere il paese dei festival culturali con i quali tutte le arti incontrano raccontando il mondo.

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immagine di copertina Il museo dei diritti umani delle persone

Il museo dei diritti umani delle persone

Visioni
di Gigi Mangia

All’università di Padova nascerà il “museo dei diritti umani delle persone” con la collaborazione della regione Veneto e del comune di Padova.
Le istituzioni culturali: il teatro, il cinema, la musica, la fotografia, la letteratura e i musei si sono impegnati, da sempre, nella lotta contro la violenza, per la difesa dei diritti documentando anche sul campo la violenza, i morti innocenti, i bombardamenti degli ospedali, delle scuole, dei teatri, delle biblioteche, distruggendo i libri.
Lo stupro delle donne è stato usato come arma, il loro corpo come campo di guerra. Prigionieri di guerra sono stati usati per scoprire depositi di armi esplosive, nascoste nei rifugi. Le donne in lotta per la loro libertà in Iran sono innocenti in carcere e rischiano di essere condannate alla pena di morte. Il mito della frontiera, a fondamento della nuova destra mondiale, è diventato il luogo dove muore il diritto, dove finisce l’accoglienza del diverso. Il mar mediterraneo, il mare di morti, dove muore anche il diritto alla sepoltura che mai è stato negato nella storia dei popoli.
Il museo dei diritti nasce con lo scopo di erogare per informare, per diffondere la conoscenza e per avere memoria documentata della perdita dei diritti umani delle persone. È un museo preattivo organizzato proprio per invitare e stimolare la rifglessione attraverso la partecipazione consapevole e attiva. Le università non stanno ferme, si muovono e sono impegnate nella difesa dei diritti attraverso lo studio, la conoscenza della storia documentata. Anche l’univeraità La Sapienza di Roma, quest’anno ha attivato un dottorato proprio sui diritti umani delle persone. Iniziative queste importanti e fondamentali per affrontare la grande crisi e la perdita dei diritti. La guerra uccide: porta odio e fame; la cultura invece, porta rispetto e insegna a vivere!…

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immagine di copertina Quando il corpo delle donne diventa simbolo di lotta per la libertà

Quando il corpo delle donne diventa simbolo di lotta per la libertà

Visioni
di Gigi Mangia

È una forma nuova, straordinaria, efficace ed incomparabile: quella delle donne quando usano il loro corpo per lotta di liberazione, per la loro libertà contro il potere autoritario, repressivo ed autocratico del governo iraniano. Sono le giovani donne, lo fanno senza avere paura, consapevoli di finire in carcere, dove subire la violenza e sfidare la condanna a morte. La guerra delle donne non è come quella degli eserciti i quali usano carrarmati, missili, bombe intelligenti, tutti per uccidere, per distruggere intere città; al contrario le donne affermano col proprio corpo il diritto di essere libere, di amare e di studiare, di essere fondamentalmente “donna, vita, libertà”.
Una giovane studentessa è stata fermata dalla polizia ed è stata rimproverata perchè non portava correttamente lo hijab. La risposta della giovane donna è stata quella di liberarsi dei vestiti mantendo solo quelli intimi. La giovane donna ha avuto la forza di resistere per poi entrare nell’università, farsi notare dagli studenti e i professori, manifestando davanti a loro la sua grande protesta di un grande coraggio e di convinta resistenza contro il potere repressivo di tutte le libertà delle donne di Teheran. La giovane studentessa è stata arrestata dalla polizia, dalla quale è stata dichiarata una malata di mente. In Iran la lotta di liberazione delle donne sin dall’inizio è stata giudicata come un movimento di donne malate di mente proprio per emarginarle e in particolare per screditare e quindi per reprimere la loro opposizione al potere teocratico che governa l’Iran dal 1979. Prima le donne iraniane infatti erano libere.
Le guerre fatte dall’uomo uccidono, portano morte e distruzione : avvelenano l’aria e distruggono la terra. La lotta fatta dalle donne invece libera la società e accende il futuro, per questo la loro lotta è il nostro avvenire.

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