Calendario

Gennaio 2020


27 lug

Tourneè

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28 lug

Tourneè


29 lug

Tourneè

immagine di copertina rassegna La cupa

Strade Maestre // teatroTeatro

Chi ha resistito,
gli è fiorito il cuore

2019/2020

Mimmo Borrelli / Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale/SPETTACOLO RINVIATO

La cupa

foto La cupa

La cupa è “uno spettacolo che racconta una deriva” spiega Borrelli e apre la Trinità della Terra, “pianeta che viene risucchiato nel vuoto delle coscienze e della memoria del nostro tempo”.

La parola che da il titolo all’opera,  cupa, va intesa nella doppia accezione, di sentiero stretto che s’apre nelle cave e di buio metaforico, perché affondata nelle tenebre è la rappresentazione della violenta faida che vede contrapposte due famiglie di scavatori: quella di Giosafatte ‘Nzamamorte, malato terminale di tumore e del terribile Tommaso Scippasalute. La cava contesa nasconde attività illecite di smaltimento di rifiuti tossici e cadaveri di bambini per il mercato degli organi, ma nasconde soprattutto il passato dei personaggi che la abitano. Ognuno ha il suo orrore inconfessabile, un inferno di colpe e delitti, tra omicidi, pedofilia, infanticidi e stupri destinati a un eterno ritorno, proprio come la paternità negata di Giosafatte.

Lo spettacolo ha vinto il Premio Le Maschere del teatro italiano 2018: Migliore autore di novità italiana (Mimmo Borrelli), Migliore autore di musiche (Antonio Della Ragione) e Migliore scenografia (Luigi Ferrigno); il Premio Lo Straniero 2018; il Premio Ubu 2018 Migliore regia e Miglior testo italiano; il Premio San Gennaro Day per lo spettacolo dell’anno; il Premio Alfonso Gatto poesia e il Premio della Critica Teatrale ANCT miglior spettacolo dell’anno.


versi, canti, drammaturgia e regia Mimmo Borrelli con Maurizio Azzurro, Dario Barbato, Mimmo Borrelli, Gaetano Colella, Veronica D’Elia, Renato De Simone, Gennaro Di Colandrea, Paolo Fabozzo, Marianna Fontana, Enzo Gaito, Geremia Longobardo, Stefano Miglio, Roberta Misticone scene Luigi Ferrigno costumi Enzo Pirozzi musiche, ambientazioni sonore composte ed eseguite dal vivo da Antonio Della Ragione disegno luci Cesare Accetta produzione Teatro Stabile di Napoli – Teatro Nazionale


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immagine di copertina rassegna La ragione del terrore

Strade Maestre // teatroTeatro

Chi ha resistito,
gli è fiorito il cuore

2019/2020

Teatro Koreja /SPETTACOLO RINVIATO

La ragione del terrore

foto La ragione del terrore

All’inizio di tutto c’è un uomo che ha bisogno di farsi perdonare qualcosa. E chi non è in una condizione simile?

Ma lui ha bisogno di farsi perdonare un fatto grave, qualcosa che lei, la donna, proprio non riesce a dimenticare. Per farlo, ha bisogno di raccontare quel che è successo ad un pubblico affinché ciascuno, tra i presenti, comprenda la ragione del terrore. Sembra un destino connaturato all’uomo: si reagisce al male subìto con il male, in una spirale che appare essere senza soluzione. Lo spettacolo prova a ragionare su questo tema, per capire se esiste una ragione al terrore provocato, al dolore, alla violenza. E se c’è, è condivisibile? Uno spettacolo che, partendo dal male come pulsione intrinseca degli esseri umani, vuole scardinare l’apparente ineluttabilità delle sue conseguenze.

Questo è un racconto accaduto in Italia pochi decenni fa; una storia di questa terra, delle sue grotte, dei suoi poveri; una favola nera radicata nella cultura del sud, che stravolge e interroga contemporaneamente aspirazioni politiche, sociali e artistiche. Un racconto su un fatto di cronaca che,  per la sua peculiarità, non può essere raccontato con i nomi di chi lo ha vissuto. Un “fatto non fatto”:

non una memoria persa, ma cancellata con criterio.


testo di Michele Santeramo regia Salvatore Tramacere con Michele Cipriani e Maria Rosaria Ponzetta assistente alla regia Giulia Falzea scene e luci Bruno Soriato sonorizzazione Giorgio Distante realizzazione scene Mario Daniele tecnici Alessandro Cardinale e Mario Daniele

immagine di copertina rassegna Dire fare baciare lettera testamento

Strade Maestre 2020 // teatroTeatro

Non posso continuare,
continuerò

2020

Teatro Koreja / Babilonia Teatri

Dire fare baciare lettera testamento

Dire fare baciare lettera testamento è un’ode al bambino. È un canto alla sua bellezza, alle potenzialità che ogni bambino racchiude dentro di sé, all’infinita gamma di possibilità che ognuno di noi ha davanti quando nasce. Dire fare baciare lettera testamento è il nostro personale manifesto dei diritti del bambino. Attraverso diversi quadri che si susseguono con ritmo travolgente, lo spettacolo è una proposta di gioco rivolta ai bambini, ai loro genitori, maestri e agli adulti in genere. È un invito a scoprire le possibilità del fare, del fare da soli, del fare insieme. Lo spettacolo non racconta una storia, ne racconta tante.  Racconta di come il gioco per un bambino sia importante e necessario quanto l’aria che respira. Racconta dei mondi che il gioco contiene e dischiude, di come il gioco sia spazio in cui crescere e confrontarsi, conoscere e conoscersi.

Si gioca perché giocare è il lavoro dei bambini. Per giocare però servono delle condizioni che lo permettano e queste condizioni non sono i bambini a doverle creare, sono i grandi. Per giocare servono i bambini non i giochi. Un bambino appena nato conosce il mondo intero, da lassù, dal mondo dei bambini, ha visto tutto. Più di ogni altra cosa un bambino appena nato sa quali sono i suoi diritti.


di Valeria Raimondi e Enrico Castellani cura Valeria Raimondi parole Enrico Castellani con Giorgia Cocozza, Carlo Durante, Anđelka Vulić assistente alla creazione Maria Rosaria Ponzetta tecnici Alessandro Cardinale e Mario Daniele una produzione Teatro Koreja  foto di Daniele Coricciati

immagine di copertina rassegna La gatta cenerentola

Teatro in Tasca // teatroTeatro

Spettacoli domenicali
per grandi e piccini

2019/2020

Oltreilponte Teatro

La gatta cenerentola

foto La gatta cenerentola

Tutti conoscono la storia di Cenerentola, ma pochi sanno che ne esiste una versione più antica, italiana, che ha come protagonista una bambina di nome Zezolla.

1° PREMIO DELLA GIURIA – MIGLIOR SPETTACOLO FESTIVAL ‘GIOCATEATRO’ TORINO – APRILE 2012

Zezolla ha due matrigne, sei sorellastre e non è una bambina perfetta: anche a lei, come a tutti, capita di sbagliare. Anche Zezolla, come Cenerentola, cade in disgrazia e viene segregata e disprezzata all’interno della sua stessa famiglia. Così poco a poco Zezolla, il cui soprannome è Gatta Cenerentola per il suo andarsene sola e randagia per le cucine col volto sporco di cenere, da fanciulla diventerà ragazza e poi adulta. Grazie al sostegno delle fate dell’isola di Sardegna riuscirà nel difficile compito di affrontare il mondo fuori dall’angusto contesto familiare e a capire che anche se la sua vita non può essere una fiaba, sarà pur sempre una bella vita da vivere.

L’appuntamento rientra in GERMOGLI ovvero “come seminare cultura nel cemento” – Progetto Periferie al Centro – Intervento di Inclusione culturale e sociale della Regione Puglia


uno spettacolo di Beppe Rizzo drammaturgia Valentina Diana, Beppe Rizzo pupazzi e costumi Cristiana Daneo con Anna Montalenti, Beppe Rizzo fonti Lo cunto de li cunti ovvero Lo trattenemiento de peccerille di Giambattista Basile, 1634

immagine di copertina rassegna Mario e Saleh

Strade Maestre // teatroTeatro

Chi ha resistito,
gli è fiorito il cuore

2019/2020

Scena Verticale / Saverio La Ruina

Mario e Saleh

foto Mario e Saleh

All’indomani del terremoto dell’Aquila, in una delle tende allestite nei luoghi del sisma, si ritrovano Mario, un occidentale cristiano, e Saleh, un arabo musulmano.

La relazione ravvicinata tra i due si evolve tra differenze e agnizioni. Eventi esterni e fatti concreti ribaltano le percezioni che hanno l’uno dell’altro. Le certezze che sembrano farsi strada si ridefiniscono continuamente alla luce di quanto accade tra di loro, sorprendendo loro per primi.

Più che addentrarsi in dispute religiose, lo spettacolo si concentra su fatti del quotidiano attraverso i quali misurare possibili conciliazioni e opposizioni. Oltre alle inevitabili differenze, che possono trovare pacificazione, irrompono avvenimenti dall’esterno che vanno a spezzare gli equilibri tra i due, ridefinendo via via le loro acquisizioni, in uno spiazzamento continuo delle loro certezze.

Incontrare musulmani, migranti e non, è stato come trovarsi di fronte a mondi dentro un mondo più grande, dove tanti islam si inseguono, si differenziano e anche si oppongono fra di loro.

Un argomento che richiede un approccio delicato, dato che scalda gli animi con una virulenza che lascia interdetti e a volte impotenti.


scritto e diretto da Saverio La Ruina con Saverio La Ruina e Chadli Aloui collaborazione alla regia Cecilia Foti musiche originali Gianfranco De Franco scene e costumi Mela Dell’Erba disegno luci Michele Ambrose audio e luci Mario Giordano organizzazione generale Settimio Pisano amministrazione Tiziana Covello promozione Rosy Chiaravalle produzione Scena Verticale con il sostegno di MIBACT, Regione Calabria in collaborazione con TMO – Teatro Mediterraneo Occupato di Palermo

immagine di copertina rassegna Scintille

Strade Maestre // teatroTeatro

Chi ha resistito,
gli è fiorito il cuore

2019/2020

Teatro Stabile di Catania / Laura Curino

Scintille

New York, sabato 25 marzo 1911, ore 16.40: manca un quarto d’ora alla chiusura della fabbrica Triangle Waistshirt Company, produttrice di camicette. Sono al lavoro circa 600 persone, per lo più donne giovanissime.

La maggior parte sa a malapena l’inglese: sono immigrate italiane o dall’Europa dell’Est. Una scintilla. In un attimo, all’ottavo piano del grattacielo che ospita la fabbrica, prendono fuoco le camicette appese sopra le teste delle lavoratrici, gli avanzi di tessuto ammucchiati in enormi cumuli negli stanzoni, i rocchetti di filo. Non esiste un’adeguata protezione antincendio. Le porte sono sbarrate: le hanno chiuse i proprietari della fabbrica, per impedire che le lavoratrici escano prima dell’orario stabilito. La tragedia si svolge in 18 minuti: 146 morti, quasi tutte ragazze.

Laura Curino rievoca questa giornata dal punto di vista di tre lavoratrici, una madre e due figlie, emigrate dall’Italia in cerca di fortuna. Negli anni precedenti le operaie avevano tentato inutilmente di ottenere migliori condizioni di lavoro e di sicurezza. Seguiranno una serie di processi, da cui i proprietari della fabbrica usciranno praticamente impuniti. Ma la scintilla della protesta si è sprigionata da questa terribile vicenda, che diventerà uno dei precedenti storici per la Festa della Donna.

Guarda il video


con Laura Curino scritto e diretto da Laura Sicignano ricerca storica Silvia Suriano musiche originali Edmondo Romano scene di Laura Benzi costumi di Maria Grazia Bisio disegno luci Tiziano Scali tecnico luci e suono Federico Canibus si ringrazia il professor Nando Fasce

immagine di copertina rassegna Al presente

Strade Maestre // teatroTeatro

Chi ha resistito,
gli è fiorito il cuore

2019/2020

Danio Manfredini

Al presente

foto Al presente

Quando tengo in mano la vita dei modelli per qualche centinaio di minuti di posa, sento il loro spirito che vagabonda. Certo, non glielo posso impedire;  non ci penso neppure; non posso coglierli che nella loro fuga. Eccoli percorrere le strade, le piazze, la campagna, superare le frontiere, gli oceani.

Alberto Giacometti

Al presente è uno spaccato sulla mente, la sua dimensione indefinita, oscura e inafferrabile. In scena un uomo e il suo doppio: una parte è immobile, assorta, riflessiva, un’altra è invece inquieta come i fantasmi che popolano la sua interiorità e la sua anima. Un flusso ininterrotto di ricordi e associazioni lo conducono in luoghi e tempi diversi e lontani della sua vita, ma anche in pensieri e dialoghi interiori che non gli danno tregua. Sono inquietudini che emergono dalla memoria, dalle persone care, da un tempo remoto indefinito, eppure sempre presente, che si va ad intersecare con il mondo contemporaneo. Danio Manfredini si rifà alle patologie psichiatriche e a quelle forme e atteggiamenti fisici che evidenziano ed esprimono nervosismi, amplificandoli e portandoli all’estremo, fino a far emergere le pulsioni più recondite, provando a dare un equilibrio al vortice che agita la sua mente, e gli dà corpo e anima con un’interpretazione che gli valse, nel 1999, il Premio Ubu come migliore attore.


di e con Danio Manfredini collaborazione al riallestimento Vincenzo Del Prete assistente regia e luci Lucia Manghi produzione riallestimento La Corte Ospitale

Produzioni

Per fare un teatro di mani, pensieri, piedi e parole, di cuori, di occhi e di sogni

Uno spettacolo di Koreja

Paladini di Francia

Spada avete voi, spada avete io!

Francesco Niccolini Giochi di bambini. Giochi di guerra. Marionette. Pupi .Roba vecchia e bellissima. Da spaccare in due a colpi di spada. Sotto: corpi, metallo, amore e guerra. Sopra: fili, voci tonanti e un destino tragico. Carlo Magno e i suoi paladini. Da ragazzo li odiavo quei personaggi, prototipi di conquistatori. Invece amavo con tenerezza e batticuore le loro raffigurazioni morte, quelle marionette fatte a pezzi, legate a un cielo di carta strappato. Vent’anni dopo, quando vedo uomini e/o marionette morire sui campi di battaglia, ho capito che tutti meritano compassione e i loro corpi vanno rispettati. La storia comica e tragica dei paladini di Carlo Magno – dall’arrivo a corte della bella Angelica al massacro di Roncisvalle – racconta la bellezza e la crudeltà della vita. E se da più di cinquecento anni grandi poeti e oscuri teatranti continuano a provare un piacere immenso a raccontarla, un motivo ci deve essere. Mi pare di essere nel teatrino delle marionette dove Pasolini fa raccontare a Totò, Ninetto Davoli, Franco e Ciccio, la triste storia di Otello, Iago e Desdemona. Con quelle stesse marionette vorrei raccontare di Rinaldo, Astolfo, Angelica, Bradamante, Fiordiligi, Orlando e, da ultimo, il massacro di Roncisvalle, quella discarica assurda e insanguinata dove tutti quei corpi morirono e furono abbandonati, occhi al cielo, a domandarsi che cosa sono le nuvole. PALADINI DI FRANCIA ha ottenuto:

Premio EOLO AWARDS come Miglior Spettacolo
Premio Associazione Nazionale Critici del Teatro
Premio speciale della Giuria come Miglior Performance per il sostegno e lo sviluppo delle tradizioni 
The Great Petrushka, International Puppet Festival 2014_Ekaterinburg-Russia 
Premio come miglior regista Harmony Word puppet Carnival 2014 – Bangkok-Thailand
Premio Internazionale “Il Teatro Nudo” di Teresa Pomodoro – Milano, Novembre 2016 

Segnali 2009 – ventesima edizione
premio

EOLO AWARDS
per il miglior spettacolo di Teatro Ragazzi
a PALADINI DI FRANCIA

Per essere riuscito a rendere credibile ed attuale una storia senza tempo attraverso il gioco del teatro nel teatro.
I personaggi dell’Ariosto a mo di pupi ritornano in vita ognuno diverso dall’altro, raccontando le conseguenze della guerra e dell’amore, il destino e la ricerca quotidiana della propria dignità narrando la loro storia ma in definitiva, come accade in Pasolini, la storia di tutti noi, immersi in un mondo meraviglioso di cui possiamo solo sfiorare la bellezza.
Uno spettacolo con la regia di Enzo Toma che risulta essere una sorta di miracolo scenico dove tutto funziona benissimo dagli attori, alla drammaturgia, alla resa visiva di grande ed accattivante meraviglia.

Guarda il video


dedicato a Che cosa sono le nuvole? di Pier Paolo Pasolini di Francesco Niccolini  regia Enzo Toma  con Letizia Cartolaro , Carlo Durante, Emanuela Pisicchio, Enrico Stefanelli   assistente alla regia Valentina Impiglia  ideazione scene Iole Cilento  realizzazione scene Porziana Catalano, Iole Cilento  musiche originali Pasquale Loperfido  voce di Carlo Magno Fabrizio Saccomanno  disegno luci Angelo Piccinni riallestimento 2024 a cura di Carlo Durante, Silvia Ricciardelli, tecnici di compagniaAlessandro Cardinale, Mario Daniele   

Produzioni

Per fare un teatro di mani, pensieri, piedi e parole, di cuori, di occhi e di sogni

Uno spettacolo di Koreja

La ragione del terrore (2018)

C’è un uomo che ha bisogno di farsi perdonare qualcosa.
E chi non è in una condizione simile?
Lui ha bisogno di farsi perdonare un fatto grave, qualcosa che lei, la donna, proprio non riesce a dimenticare.

Per farlo, ha bisogno di raccontare quel che è successo a un pubblico, perché ciascuno tra i presenti comprenda la ragione del terrore.
Sembra un destino connaturato all’uomo: si reagisce al male subito con il male, in una spirale che appare essere senza soluzione.
Se hanno distrutto la città in cui vivevi, se hanno ammazzato i tuoi, se ti hanno costretto a lasciare tutto e scappare, come vuoi reagire?
Come ti aspetti che reagisca uno in questa condizione?
Tutto, secondo Vittorini, è profondamente nell’uomo. Il male non esisterebbe se non fosse nell’uomo, nel singolo uomo. E allora, se è così, anche la soluzione al male deve essere nell’uomo.
Lo spettacolo prova a ragionare su questi temi, per capire se esiste una ragione al terrore provocato, al dolore, alla violenza. C’è una ragione? E se sì, è condivisibile?
Un racconto sull’apparente inevitabilità di certe conseguenze, perché ci sono storie che nella loro linearità sembrano semplici. E poi non bisogna stupirsi quando deflagrano, perché era prevedibile.
Questo è un racconto accaduto in Italia pochi decenni fa; un paesaggio fatto di grotte abitate da persone ma non è ambientato nella preistoria. In posti come questo i sogni devono essere veri. Che poi, i sogni, se non fossero vita vera, perché ci farebbero sudare e palpitare ed emozionare? E qui, sono rimasti solo i sogni a dare speranza alle giornate.
Riflettendo intorno a questi temi, abbiamo scoperto che c’è una soluzione umana, profondamente umana: forse si chiama stanchezza, forse codardia, forse solo necessità di sottrarsi, di farsi da parte; c’è, forse, una maniera per scardinare ogni ragione del terrore.


Testo di Michele Santeramo Regia Salvatore Tramacere Con Michele Cipriani e Maria Rosaria Ponzetta Assistente alla regia Giulia Falzea Scene e luci Bruno Soriato Sonorizzazione Giorgio Distante Realizzazione scene Mario Daniele Tecnici Alessandro Cardinale e Mario Daniele Organizzazione e tournee Laura Scorrano e Georgia Tramacere Ufficio stampa Paola Pepe Segreteria Gabriella Vinsper Amministrazione Fabiola Centonze Anna Petrachi foto di Daniele Coricciati

Produzioni

Per fare un teatro di mani, pensieri, piedi e parole, di cuori, di occhi e di sogni

L’abito della Festa (2019)

Quattro racconti cuciti a voce e musica dal vivo

L’armadio dei vestiti è un tesoro che nasconde segreti e storie di vita.

Un’anticamera della propria memoria che si riaccende ogni volta che indossiamo un abito particolare o legato alla nostra esperienza. Così, L’abito della festa, racconta segreti e memorie delle feste patronali. Quattro quadri accompagnati dalla musica, che compongono una partitura che va dalla sacralità del rito alla sua potente espressione popolare: Polvere tra i bottoniPassamanerieLa divisa della bandaPippi la Festa, descrivono quel particolare e unico momento in cui un abito diventa una vita. Sullo sfondo la festa patronale, quel luogo allo stesso tempo reale e immaginario, parte del vissuto di chi ha ancora un’anima da vestire a festa.


in collaborazione con Pugliarmonica scritto da Giulia Maria Falzea regia Salvatore Tramacere con Carlo Durante musiche dal vivo Giovanni ChiricoGiorgio Distante  realizzazione costumi Lilian Indraccolo  un ringraziamento speciale a Porziana Catalano